PALAZZESCHI, Aldo (XXV, p. 952)
Poeta e romanziere, morto a Roma il 17 agosto 1974. Visse a Firenze fino al 1950, anno in cui si trasferì a Roma. Nel 1957 gli fu conferito dall'Accademia dei Lincei il premio internazionale Feltrinelli per la letteraturra; nel 1960 gli venne conferita dall'università di Padova la laurea in lettere honoris causa. Col titolo Allegoria di novembre aveva ristampato, in Romanzi straordinari del 1943, in una nuova redazione, Riflessi del 1908, frutto della crisi delle strutture narrative nate dal grande realismo ottocentesco e tentativo di risolverla in chiave di prosa lirico-evocativa. Nello stesso volume aveva ristampato anche Il codice di Perelà del 1911, riapparso poi nel 1954 col titolo Perelà uomo di fumo. L'impiego dell'autoironia in funzione distruttiva delle istituzioni letterarie tardo ottocentesche, trova un'applicazione originale e bizzarra anche in Lazzi, frizzi, schizzi, girigogoli e ghiribizzi stampato in Scherzi di gioventù, 1956, il volumetto ove P. raccoglie - come egli stesso avverte - "pensieri, divagazioni, osservazioni, fantasie, chiamatele come volete, edite e inedite, appartenenti alla prima gioventù". Qui e in Opere giovanili (1958) è ristampato - come L'antidolore - il manifesto giovanile Il controdolore del 1914. Con Stampe dell'Ottocento (1932; ristampato con l'aggiunta di cinque "stampe", 1957) P. iniziava quel recupero delle strutture narrative tradizionali che arriva fino alla ripresa della forma romanzesca con Sorelle Materassi (1934). Tuttavia più che l'intreccio, interessa allo scrittore la creazione di tipi umani e la descrizione di ambienti colti in una dimensione tra ironica e affettuosamente nostalgica che privilegia il genere bozzettistico. Di bozzetto si deve infatti parlare a proposito dei racconti raccolti in Il palio dei buffi (1937), rassegna di ritratti anomali e paradossali passati attraverso il consueto filtro dell'ironia, e bozzettistiche sono anche le aeree invenzioni di Bestie del'900 (1951). I Fratelli Cuccoli (1948) appaiono, proprio attraverso la ricerca della struttura romanzesca, più ipotecati dal rischio della frammentarietà non riscattata dall'intervento del bizzarro umorismo di Palazzeschi. Una certa dispersività e non di rado stanchezza inventiva caratterizzano, al di là della scelta di differenti cifre stilistiche, anche le opere successive: Il Doge (1967), Stefanino (1969), Storia di un'amicizia (1971), e le novelle Il buffo integrale (1966) sulle quali opere emerge il romanzo Roma del 1953. Contemporaneamente P. tornava alla poesia con Viaggio sentimentale (1955), Cuor mio (1968) e Via delle cento stelle (1972) in cui ancora una volta si manifesta l'incapacità per P. di un effettivo rinnovamento non limitato all'acquisizione di una saggezza esistenziale ma risolto in termini d'inventività espressiva. Tre imperi... mancati (1945) e Vita militare (1959) rappresentano, al di là della ripresa di un vecchio titolo, un episodico ritorno a modi cronachistici e diaristici.
Bibl.: G. Getto, Poeti, critici e cose varie del Novecento, Firenze 1953; A. Borlenghi, A. Palazzeschi, in I Contemporanei, I, Milano 1963; E. Falqui, in Novecento letterario italiano, III, Firenze 1970; G. Spagnoletti, Palazzeschi, Milano 1971; G. Debenedetti, Sagg. critici, serie II, ivi 1971; M. Miccinesi, Palazzeschi, Firenze 1972; A. Bocelli, in Letteratura del Novecento, Caltanissetta-Roma 1975; Palazzeschi oggi, Atti del convegno su A. P., Firenze 6-8 nov. 1976, a cura di L. Caretti, Milano 1978.