CASTELLANI, Aldo Luigi Mario
Nacque a Firenze l'8 sett. 1874 da Ettore e Violante Giuliani. Sposò nel 1910 l'inglese Josephine Ambler Stead, da cui nel 1916 ebbe un'unica figlia, moglie dell'attuale lord Killearn. Dotato di ingegno vivacissimo, di intuizione pronta, dell'arguzia e dello spirito tipico dei fiorentini, ebbe una vita intensa e ricca di successi per le sue brillanti doti di studioso e di ricercatore. Vivamente attratto fin da ragazzo dagli studi medici, nel 1899, alla scuola di Pietro Grocco - per il quale sempre conservò un'ammirazione ed una gratitudine infinite -, conseguì la laurea in medicina e chirurgia all'università di Firenze: in tale occasione poté dare un primo chiaro segno del proprio intuito geniale discutendo una tesi apprezzatissima, nella quale indicava la necessità, per la corretta esecuzione dell'emocoltura, che il sangue fosse fortemente diluito nel brodo di coltura, tecnica questa oggi universalmente adottata (metodo della diluizione di Castellani).
Dopo la laurea rimase ancora per breve tempo all'istituto del prof. Grocco, ove aveva avuto modo di apprendere le tecniche di semeiotica clinica; poi, desideroso di approfondire e perfezionare gli studi di batteriologia, assecondando una particolare inclinazione, si recò all'università di Bonn, presso il laboratorio del celebre batteriologo W. Kruse: qui, nel 1902, introdusse il test dell'assorbimento delle aggiutinine (oggi noto come test di Castellani) e comunemente impiegato nella diagnostica di laboratorio per la differenziazione di germi simili. Intanto era andato maturando in lui l'antico desiderio di conoscere i paesi tropicali, dei quali sempre aveva subito il fascino; iscrittosi alla scuola di medicina tropicale di Londra, riuscì a ottenere una presentazione per il famoso tropicalista sir Patrick Manson, alla cui scuola iniziò quegli studi, poi proseguiti sotto la guida di Ronald Ross, che furono alla base della sua fortunata carriera.
Nell'aprile 1902 la Royal Society di Londra decise di inviare una commissione scientifica in Africa equatoriale ed in Uganda per lo studio di una grave epidemia di malattia del sonno che aveva colpito le popolazioni indigene. Poiché occorreva la partecipazione di un batteriologo, fu prescelto il Castellani. Giunto ad Entebbe, in Uganda, l'11 luglio 1902, si dedicò immediatamente allo studio dei malati, e il 12 novembre individuò la presenza di un tripanosoma nel liquido cerebro-spinale di un ragazzo affetto dalla malattia. Alla prima sorprendente osservazione seguirono presto molte altre: il C. ebbe immediatamente la percezione di aver trovato il vero agente etiologico della malattia, che chiamò Trypanosoma ugandense (T. gambiense), e il 5 aprile dell'anno successivo, prima di partire da Entebbe, dette comunicazione della scoperta alla Royal Society (On the discovery of a species of Trypanosoma in the cerebrospinal fluid of cases of sleeping sickness., in Proc. Roy. Soc., LXXI [1903], pp. 501-08). Fu questa la prima fondamentale tappa di ulteriori ricerche, che consentirono poi a D. N. Nabarro e a D. Bruce di dimostrare che, come già del resto aveva intuito il C., l'agente vettore del parassita, la mosca tse-tse o Glossina palpalis (Reports of the Sleeping sickness commission of the Royal Society, London 1903-19), e che resero successivamente possibile attuare una profilassi ed una terapia efficaci. Il merito della scoperta dell'agente etiologico della malattia del sonno è ancora oggi da alcuni attribuito a D. Bruce: questi, in realtà, aveva invece scoperto nel 1894 che il nagana, una malattia neurologica che colpisce il bestiame domestico nello Zululand, è provocata da un tripanosoma trasmesso da una mosca tse-tse, la Glossina morsitans, tripanosoma che fu quindi denominato T. brucei (D. Bruce, Preliminary report of the tsetsé flydisease or nagana, in Zululand, Durban 1895).
Tornato a Londra, dopo pochi mesi trascorsi presso l'istituto Lister e la scuola di medicina tropicale, il C. accolse l'invito del Colonial Office e si recò a Ceylon; qui fu professore di medicina tropicale e di patologia ed insegnante di dermatologia al collegio medico, direttore dell'istituto batteriologico governativo per tutta l'isola, direttore della clinica Colombo per le malattie tropicali e medico della corsia marinai dell'ospedale generale di Colombo.
Durante la sua permanenza a Ceylon, che si protrasse fino al 1915 e che costituì il periodo più fecondo della sua attività scientifica per la scoperta dell'etiologia di vari morbi, per l'isolamento e la descrizione di numerosi germi e per la dimostrazione dell'origine micotica di molte malattie della pelle, studiò a fondo una malattia allora molto diffusa nell'isola ed in special modo in alcune regioni dell'interno: la framboesia o pian, frequente sia negli adulti sia nei bambini, sicuramente non venerea come già aveva intuito A. Breda dieci anni prima pur senza essere riuscito a dimostrarne l'agente etiologico (v. Breda, Achille, in Diz. biogr. d. Ital., XIV, p. 95), che mieteva molte vittime ogni anno. Nel 1905 il C. riuscì a dimostrare che la malattia è provocata da una spirocheta, che egli isolò e descrisse nelle lesioni cutanee dei malati e che chiamò Spirocheta pertenuis o Treponema Pertenue (On the presence of Spirochaetes in two cases of ulcerated parangi [yaws], in Brit. med. Journ., II[1905], pp. 1280, 1330 s., 1430).
Tale spirocheta, che è molto simile a Treponema pallidum (agente etiologico della sifilide), determina una sindrome clinica che ha molta affinità con quella luetica, tanto che da molti ancora si discute se debbano considerarsi o no due entità nosologiche distinte. Oltre all'etiologia il C. poté dimostrare la modalità di trasmissione della malattia, costituita dal contagio diretto o dal trasporto a mezzo di insetti (mosche). Al tempo stesso, con l'uso dei preparati iodici (e poi, dal 1911, con quello del Salvarsan, elettivo medicamento antiluetico) risolse il problema terapeutico contemporaneamente a Richard Strong, che indagava sugli stessi problemi nelle Filippine, dimostrando che per il pian sono efficaci le stesse cure impiegate per ogni altra malattia da spirocheta. Fu per tali importanti e fondamentali scoperte che nel 1905 ottenne dall'università di Napoli la libera docenza ad honorem in patologia tropicale.
In quello stesso anno il C. conseguì un altro notevole successo isolando dalle feci di un soggetto affetto da una malattia tifòsimile un genne non conosciuto che chiamò Bacillus columbensis:la scoperta di questo germe gli consentì di dimostrare che anche altri microorganismi intestinali possono essere responsabili di sintomatologie tifose, e inoltre che alcuni batteri possono presentare in maniera saltuaria nelle colture una modificazione della proprietà fermentativa degli zuccheri (fenomeno della fermentazione ricorrente del lattosio). Sempre a Ceylon isolò un gruppo di germi intestinali con le caratteristiche biologiche dei bacilli dissenterici, ma con proprietà patogene molto attenuate, che chiamò bacilli metadissenterici: B. ceylonensis A. B. ceylonensis B (1907), B. madampensis (1911). Egli descrisse inoltre una nuova entità morbosa, la broncospirochetosi, che andava sempre confusa con la tubercolosi, della quale isolò l'agente etiologico che chiamò Spirocheta bronchialis:le lunghe e accurate ricerche sull'argomento furono da lui pubblicate alcuni anni dopo (Note sur la "broncho-spirochétose" et les "bronchites mycosiques". Affections simulant quelquefois la tuberculose pulmonaire, in Presse méd., XXV [1917], pp. 377-80). Studiò i singoli agenti patogeni di numerose micosi cutance ed inteme, tra cui Trichophyton rubrum, T. batanrougei, T. balcaneum; Gladosporium mansoni, agente etiologico della tinea nigra; Acladium castellanii, agente della acladiosi; Geotrichum rugosum, G. matalense; Monilia tropicalis, M. Krusei, M. pseudotropicalis, M. guillermondi, M. zeylanoides, M. macedonensis; Sporotrichum anglicum, agente di una broncomicosi primaria.
Nel 1910 il C., in collaborazione con A. J. Chalmers, pubblicò a Londra il Manual of tropical medicine. Nel 1913 a Ceylon negli strisci di milza di un soggetto deceduto in seguito ad una forma. morbosa decorrente con febbre elevata mtermittente e splenomegalia, riscontrò un protozoo a cui diede il nome di Toxoplasma pyrogenes (Note on certain protozoalike bodies in a case of protracted jever with splenomegaly, in Journ. of trop. med., XVII[1914], pp. 113 s.).
Durante la prima guerra mondiale prestò servizio come ufficiale medico della marina militare italiana, ed ebbe modo di esplicare con grande successo la sua opera di organizzatore ed impareggiabile clinico e batteriologo in Italia. Macedonia, Francia e Inghilterra. Dopo la guerra venne chiamato da Ross a Londra come docente di medicina tropicale e dermatologia al Ross Institute e come primo medico al Ross Hospital for tropical diseases.
Nel 1919 ottenne la cattedra di clinica tropicale alla università di Tulane (New Orleans), dove fondò la scuola di medicina tropicale. Fu docente di medicina tropicale alla Louisiana State University (New Orleans) e direttore di micologia alla scuola di igiene e medicina tropicale di Londra. Il 24 apr. 1921 gli fu conferita con r. decreto la medaglia d'argento al merito della Sanità pubblica. Nel 1928 il re d'Inghilterra lo creò cavaliere (knight)e nel 1929 venne nominato senatore a vita, accademico dei Lincei e presidente della Società di medicina coloniale italiana. È di questo periodo l'isolamento di Micrococcus myceticus, agente patogeno di una pseudomicosi, e la pubblicazione di una monografia dal titolo Fungi and fungous diseases (Chicago 1928).
Nel 1931 fu nominato direttore della cattedra di malattie tropicali e subtropicali per lui istituita all'università di Roma, titolo che mantenne fino al 1948. Nel 1932 pubblicò a Londra la monografia Climate and acclimatization. Nel 1933 identificò in Micrococcusmetamyceticus l'agente etiologico di una forma morbosa decorrente con febbre, chiazze erisipelatoidi ed a volte elefantiasi.
Durante la guerra di Etiopia, per le sue qualità di organizzatore e di profondo conoscitore dei problemi tropicali fu di grande aiuto, particolarmente adottando un abile profilassi antimalarica e misure protettive contro la puntura degli insetti e tutte le insidie del clima e dell'alimentazione impropria. Molta cura mise nella preparazione di tutto il personale sanitario, con corsi, lezioni ed esercitazioni pratiche. Per gli alti meriti che gli furono riconosciuti fu insignito del titolo ereditario di conte di Chisimaio, dal nome della località dove egli riuscì ad isolare e dominare rapidamente un focolaio di grave epidemia di amebiasi manifestatosi fra le truppe.
Nel 1937 pubblicò a Torino, in collaborazione con I. Jacono, un Manuale di clinica tropicale.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale colse il C. in Inghilterra: egli ha scritto nella sua pregevole autobiografia Microbes, men and monarchs - A doctor's life in many lands (London 1960), alla quale si rimanda chiunque voglia notizia di fatti ed episodi vissuti in ambienti molto diversi, in un arco di tempo in cui fatti storici di enorme portata si sono rapidamente susseguiti, che quello fu il giomo più tragico della sua vita, certamente quello in cui gli si chiese la prova più grande della sua dedizione alla patria. Egli, che non aveva mai voluto cambiare la sua nazionalità, volle tomare in Italia, portò con sé le bozze di un trattato che era sul punto di essere dato alle stampe, per il quale aveva speso tante energie ed in cui aveva riposto tutte le sue osservazioni ed esperienze nel campo della patologia e della clinica tropicale. Quel trattato gli costò poi notevoli amarezze, perché ad onta di tutti gli sforzi fatti per realizzamela traduzione italiana e tenerlo costantemente aggiornato, nonostante le difficoltà imposte dai tempi, e malgrado il dispendio di denaro e fatiche, non poté mai vedere la luce.
Egli partecipò a tutta la guerra, prima presso l'alto comando delle forze sanitarie dislocate in Africa, e poi presso il comando supremo: conosciuto ed amato dai soldati per le sue qualità di dedizione e di umanità, ottenne alti riconoscimenti, tra cui una medaglia d'argento e due di bronzo al valor militare. Nel periodo dal 1940 al 1942, malgrado la guerra in corso, egli proseguì nelle sue ricerche: in Tripolitania e in Cirenaica poté osservare una forma ulcerativa delle gambe, molto contagiosa, dalla quale erano affetti numerosi militari e civili. Il C. intuì che si trattava di una entità distinta dell'ulcera tropicale, o ulcus tropicum, e dall'ulcera di Veldt, o ulcera difterica, e volle chiamarla ulcera tropicaloide, o ulcera micetoide del deserto; di questa affezione egli riuscì anche a isolare l'agente etiologico, che denominò Micrococcus mycetoides.
La caduta del fascismo e l'annistizio lo trovarono a Roma; si dedicò allora al lavoro nella clinica universitaria e ritornò ai malati, alle lezioni, alle ricerche mai abbandonate.
Con la fine della guerra, il C. pote tornare ad una vita più libera e serena e allacciare nuovamente rapporti col mondo esterno, ma ebbe anche una grande amarezza per il procedimento di inchiesta, cui fu sottoposto da una commissione di epurazione, per le sue attività politiche svolte in qualità di senatore durante il regime fascista; egli, comunque, uscì dall'inchiesta ampiamente prosciolto.
Medico curante di note personalità, tra cui Pio XII, Mussolini, Marconi, l'ex imperatrice di Francia Eugenia, fu anche medico di casa Savoia. Dopo essersi molto adoperato a favore della monarchia durante il referendum, nel 1946 seguì la famiglia reale in esilio. Quando Umberto di Savoia stabilì la sua dimora a Cascais, il C. rimase ospite della villa reale fino alla fine dei suoi giorni, concedendosi brevi viaggi nelle varie parti del mondo anche in Italia.
Nel 1946 descrisse un'entità morbosa, la febbre entero-reumatica, indicandone l'etiologia e mettendo a punto una reazione agglutinante per facilitame la diagnosi. Nel 1947pubblicò a Roma un manuale pratico dal titolo Malattie dell'Africa, Nello stesso anno fu nominato professore honoris causa dell'istituto di medicina tropicale Funqueira di Lisbona, e gli fu assegnato un laboratorio nel quale poté continuare i suoi studi di medicina e dermatologia tropicali, di batteriologia e micologia, e ricostruire la grande collezione dei germi che aveva isolato e descritto. Nel 1948 descrisse per primo una grave affezione ulcerativa, il morbus haemorragicus bulbo-ulcerativus, malattia che si manifesta inizialmente con febbre e malessere generale ed evolve successivamente con la comparsa di vescicole di colore nerastro sulle gambe e sul resto del corpo: da tali manifestazioni cutanee riuscì a isolare un germe bacilliforme, cui diede il nome di Pseudomonas haemorrulcogenes. Ricerche importanti aveva gia effettuato, inoltre, in altre forme ulcerose come l'ulcera tropicale, l'ulcera interdigitale dei piedi e l'ulcera piogena. Identificò inoltre numerose sindromi cliniche, come la funicolite endemica, le febbri intestinali da B. asiaticus e B. parentericus, la quartana non malarica, le febbricole tropicali, la lipodistrofia albumosurica, e tante altre. Come frutto delle numerose osservazioni e ricerche personali, pubblicò l'ampia monografia sulle malattie tropicali minori, Little known tropical diseases (Lisbona 1949). Nel 1950 isolò e descrisse B. albolisbonensis e B. flavolisbonensis, entrambi non patogeni. Nel 1952 pubblicò la monografia Tropical and subtropical dermatology.
La sua attività scientifica fu intensa e vastissima, numerosissimi furono i suoi lavori scientifici pubblicati in giornali e riviste mediche di tutto il mondo. Nel campo del sinergismo batterico e delle simbiosi ha svolto per decenni un instancabile lavoro, giungendo alla scoperta del fenomeno della fermentazione gassosa simbiotica, noto come "Castellani's symbiotic or synergetic gas-fermentation phenomenon": egli poté infatti dimostrare che la fermentazione gassosa di certi zuccheri avviene quando specie diverse di batteri o funghi vivono in simbiosi naturale o artificiale, mentre non avviene quando gli stessi germi o funghi vengono esaminati separatamente. Descrisse alcune affezioni di origine simbiotica, come la Trichomycosis axillaris nigra sostenuta da Actinomyces tenuis e Micrococcus nigrescens, e la stomatite criptococcobacillare sostenuta da Cryptococcus graciloides e Bacillus vermiculoides. Le sue scoperte spaziano in tutti i campi della medicina, dalla batteriologia alla micologia, dalla parassitologia alla biochimica, dalla profilassi alla terapia. Mise a punto alcuni metodi microbiologici e micologici per la identificazione e la determinazione di alcuni zuccheri ed altre sostanze (lattosio, maltosio, galattosio, saccarosio, arabinosio, inulina); riuscì per primo a coltivare il fungo del Tokelau o Tinea imbricata;descrisse l'agente etiologico della dermatite da copra, identificandolo in Tyroglypus longior (T. longior var. castellanii Hirst). Descrisse una varietà di ameba, Amoeba o Hartmanella castellanii, che si sviluppa su colture di funghi e batteri. Introdusse l'amoeba test per la differenziazione di alcuni batteri, basato sulla capacità di tale ameba di fagocitame alcuni, come ad esempio il batterio tifico, e non altri, quale il batterio di Morgan. Preparò un terreno di coltura per la differenziazione di Yersinia pestis da Y. pseudotubercolosis rodentium. Ideò la reazione dell'acido fenico per la ricerca del chinino nelle urine e la prova del ramnosio o arabinosio utile nella diagnosi di sprue. Nel campo della profilassi fu il primo a preparare e ad introdurre nella pratica i vaccini polivalenti tifo-paratifi (T.A.B.) e tifo-paratifo-colera (T.A.B.C.), dimostrando come l'iniezione di due o più vaccini associati provochi la formazione di anticorpi specifici in tassi uguali o superiori a quelli che si sarebbero prodotti se i singoli vaccini fossero stati iniettati separatamente (legge di Castellani).
Per primo notò che nella dengue si può riscontrare una microadenite generalizzata e che nella febbre da pappataci si determina un eritema facciale persistente che si protrae per due o tre settimane. I tre segni di Castellani (punto doloroso subensiforme, striscia di ottusità alla base destra, aumento del limite superiore di ottusità epatica sulla linea medioascellare) sono utili per la diagnosi clinica di epatite amebica, riscontrandosi isolatamente od associati in circa il 30% dei casi di amebiasi cronica latente. In campo terapeutico, usò per primo il tartaro emetico nel trattamento del Kala-azar indiano e lo iodoformio in quello dell'amebiasi. La Castellani's Fuchsin paint (Rosso Castellani) è usata in Estremo Oriente e nelle isole del Pacifico per la cura della tinea imbricata o tokelau. Una mistura a base di iodici (Castellani's yaws mixture) fu usata a Ceylon e nelle Filippine durante la seconda guerra mondiale in luogo dei preparati organici di arsenico, data l'impossibilità di reperire facilmente questi ultimi.
Il 31 maggio 1968 a Lisbona, con solenne cerimonia, fu nominato socio onorario della Società delle scienze mediche, ed ottenne altissime onorificenze dal governo portoghese. Fu socio di numerose società e accademie italiane e straniere, tra le quali l'Accademia dei Lincei, quella dei Quaranta, quella Pontificia delle scienze, la New York Academy of Sciences, la Societé française de dermatologie et des syphilographie, il Royal College of physicians di Londra.
Fu più volte decorato, sia per la sua attività scientifica svolta in ogni parte del mondo, sia per il valore, il coraggio, l'abnegazione dimostrati come ufficiale superiore medico durante le numerose campagne di guerra cui partecipò; ebbe numerosi riconoscimenti e fu insignito di varie onorificenze in Italia e all'estero.
Morì a Lisbona il 3 ott. 1971.
Bibl.: Annuario gen. d. Accad. naz. d. XL, Roma 1954, pp. 85-93; M. Girolami, Incontro con A.C., estr. dalla Rassegna italiana di gastroenterologia, giugno 1961; L. Lazzarini, A.C. e la scoperta dell'agente patogeno della "tripanosi africana" o "malattia del sonno", in Fatebenefratelli, XXVI (1961), pp. 480 ss.; G. Montalenti, Storia della biologia e della medicina, I, Torino 1962, p. 532; P. Introzzi, Trattato italiano di medicina interna, IV, Bologna 1964, pp. 86, 1164; W. D. Foster, A History of Parasitology, Edinburgh-London 1965, pp. 125-28; P. Franceschini, Sir A.C. 1874-1971, in Physis, XIX (1973), pp. 433-438; Encicl. med. ital., II, coll. 487-90 (s. v. broncospirochetosi); IV, coll. 1458-63 (s. v. framboesia); VII, col. 1537 (s. v. piede dell'atleta); VIII, coll. 1821 s. (s. v. sierodiagnostica); IX, coll. 872-82 (s. v. tripanosomiasi); J. Fischer, Biograph. Lexikon der hervorragenden Ärzte..., I, pp. 226 s.; Enc. Ital., IX, p. 352; Append. I, p. 385.