GALLI, Aldo
Nacque a Como il 10 nov. 1906 da Attilio, impiegato municipale, e da Angela Castelletti.
Nel 1917 si iscrisse al ginnasio presso il collegio Gallio e contemporaneamente intraprese lo studio del violino. Espulso dalla scuola per aver lanciato un calamaio all'insegnante di matematica che lo aveva sorpreso a disegnare caricature, il G. frequentò lo studio del pittore L. Binaghi dove si esercitò nella pittura, nel disegno e nella litografia. Nei successivi dieci anni perfezionò la conoscenza delle tecniche artistiche e, per vivere, praticò il mestiere di decoratore o lavorò come formatore e modellatore per altri artisti. Dal 1921 al 1923 fu impiegato presso la ditta Mazzi di Como, specializzata in decorazioni in cemento e stucco. Negli stessi anni frequentò i corsi serali della scuola d'arti e mestieri G. Castellini.
Nel 1923 si trasferì a Milano dove lavorò come decoratore nella ditta Ferradini, seguì i corsi serali di disegno dell'Accademia di belle arti di Brera e quelli di plastica alla Scuola superiore d'arte applicata presso il Castello Sforzesco. Nel 1926 giunse a Roma per frequentare la facoltà di architettura, ma dovette subito rinunciarvi per l'improvvisa morte del padre (la madre era morta nel 1918). Trasferitosi a Torino, investì un piccolo capitale nella ditta di stuccatori Riva e Mesturino che si rivelò fallimentare; tornò quindi a Milano dove realizzò decorazioni in stucco per appartamenti privati e collaborò all'esecuzione dei fregi in cemento della nuova stazione ferroviaria Centrale.
Rientrato a Como nel 1932, ritrovò l'amico di infanzia, il pittore M. Rho, e aderì all'Unione professionisti e artisti di Como. Nel 1933 partecipò per la prima volta all'annuale mostra del Sindacato provinciale fascista di belle arti, esponendo un busto dello stesso Rho e un bassorilievo di soggetto mitologico (Bortone, 1963). Oltre che alla scultura si dedicò alla pittura realizzando dipinti nei quali "la riproduzione veristica di paesaggi era contraddetta dagli squillanti colori da laboratorio chimico" (A. Longatti, in Omaggio a A. G., 1983, p. 20; ripr. p. 21).
È questione da definire il peso che ebbe la presenza del G. nella Como degli anni Trenta. La città fu in quel periodo teatro di un eccezionale fermento culturale dovuto alla presenza degli architetti razionalisti G. Terragni, P. Lingeri, C. Cattaneo e A. Sartoris (residente in Svizzera, ma in stretto contatto con gli altri) e all'attività di una compagine di artisti astrattisti, nota come Gruppo Como, di cui fecero parte i capifila Rho e M. Radice, le pittrici Carla Badiali e Carla Prina, oltre allo stesso Galli.
Non si trattò di un vero e proprio gruppo; inesistenti in tal senso furono le attività e le dichiarazioni collettive, seppure gli artisti ebbero legami di sodalizio e condivisero un ambito di ricerca comune che si riscontra soprattutto nel rapporto tra pittura non figurativa e architettura. La presenza del G. fu inizialmente appartata: non si conoscono i motivi che gli impedirono di esporre nella sezione dedicata all'astrattismo nella Mostra di pittura moderna italiana promossa nel 1936 da Rho, Radice e Sartoris, di aderire nel 1938 al movimento promosso da F. Ciliberti e M. Bontempelli, insieme con Radice, che diede vita al primo e unico quaderno di Valori primordiali, di sottoscrivere nel 1940 il manifesto del "Gruppo primordiali futuristi Sant'Elia", presentato da F.T. Marinetti e firmato, tra gli altri, da Badiali, Prina, Radice e Rho.
Senz'altro estranei al sentire del G. furono il romanticismo del Ciliberti e l'enfasi interventista del Marinetti. Vanno tenute presenti, al riguardo, le sue idee socialiste e il fatto che non fu mai iscritto al partito fascista. Controversi furono, inoltre, i suoi rapporti con Rho, che si rivelano conflittuali nelle pagine di un breve diario tenuto dal G. intorno al 1933, tutt'ora inedite e conservate, manoscritte, dalla sorella Francesca a Chiasso. Una spiegazione va anche ricercata nel carattere modesto e schivo del G. che "non sapeva presentarsi, stava sempre col suo sigaro in bocca, col suo basco" (Sartoris, 1989, p. 175). Contribuirono a determinare il suo isolamento anche le difficoltà economiche per superare le quali disegnò tessuti prima nell'atelier della Badiali, poi avviando una produzione con l'amico Algo Sala (1934); aiutò anche "nelle ore libere Rho a formare in gesso bassorilievi e sculture" (Radice, 1972), e insegnò disegno nel ginnasio di Erba prima della guerra; nel dopoguerra impiantò un laboratorio di restauro di dipinti, disegni e incisioni. Tra i lavori che il G. eseguì per Rho è accertata la sua collaborazione tecnica nella realizzazione del gesso Composizione del 1935 (L. Caramel, Rho.Catalogo generale, Milano 1990, p. 84).
Sono datati 1936 i primi lavori astratti del G. che si conservano: si tratta di una serie di disegni per rilievi che si trova presso la Pinacoteca civica di Como (inv. nn. 669-671) e di un Bozzetto in creta in collezione privata, sempre a Como (Fossati, 1976, ill. n. 1).
Quanti hanno seguito, a partire dagli anni Sessanta, il lavoro del G., testimoniano tuttavia l'esistenza di alcune opere risalenti agli esordi (modellini in creta e gesso) disperse o distrutte in seguito dallo stesso artista (Bortone, 1963; Longatti, 1969). Degli anni tra il 1938 e il 1943 si conoscono studi preparatori per sculture e alcuni studi plastici rimasti, probabilmente, allo stadio di bozzetti. La maggior parte sono in legno imbiancato, raramente in legno naturale o colorato; il ferro è impiegato solamente in una scultura del 1939 (Torino, Galleria d'arte moderna). Si tratta prevalentemente di rilievi nei quali la composizione è governata da uno schema ortogonale oppure da una complessa articolazione di forme condotta secondo l'andatura di linee rette o curve, come avviene per esempio nei tre lavori del 1938 presenti nel catalogo di Longatti (1969, nn. 2-4). L'immagine, ricca di contrasti chiaroscurali, si configura sempre nello scarto di piani diversi e appare spesso incorniciata da elementi che delimitano il perimetro quadrato o rettangolare del piano. Appartengono a questo periodo anche alcune sculture tridimensionali, strutturate secondo una logica visiva bifrontale, quali la Scultura del 1938 e quella del 1942 presso la Pinacoteca civica di Como.
Si conosce un olio su tavola del 1939 (Fossati, 1976, ripr. n. 32) che segnò l'inizio di un lungo periodo durante il quale il G. si dedicò prevalentemente alla pittura (non si conoscono sculture del G. realizzate tra il 1943 e il 1953, anni in cui l'artista ottenne i primi riconoscimenti legati, anche, alla sua produzione plastica). Nei dipinti la scansione dei piani già evidente nei rilievi è esaltata in composizioni prospettiche eseguite a tempera o a olio, negli acquarelli e nei pastelli. In alcuni lavori le forme astratte sono organizzate secondo una logica architettonica la cui definizione spaziale evoca immagini di piazze e di edifici metafisici.
Nel 1943 il G. fu invitato per la prima volta a una mostra collettiva: espose insieme con Badiali, Radice e Rho alla galleria Borromini di Como, fondata da Ciliberti. Nel 1946 partecipò alla collettiva promossa dalla galleria Ciliberti di Milano, dove espose Scultura del 1940 e Scultura del 1943 (Longatti, 1969, nn. 8-10). L'anno seguente, al Salon des réalités nouvelles di Parigi, in occasione della sua prima importante affermazione internazionale, il G. ripropose Scultura del 1940; mentre, all'edizione del 1950, partecipò con alcuni dipinti. Alberto Sartoris lo inserì nella Encyclopédie de l'architecture nouvelle. Ordre et climat méditerranéens edita da Hoepli (Milano 1948, p. 31) e nella terza edizione "rifusa e integrata" dell'Introduzione alla architettura moderna, pubblicata l'anno seguente dallo stesso editore. Nel 1955 fu invitato alla mostra "Le mouvement dans l'art contemporain" al Musée cantonal des beaux-arts di Losanna. Quattro anni dopo M. Seuphor gli dedicò una voce nel suo dizionario La sculpture de ce siécle (Neuchâtel 1959, p. 267).
Segnarono il ritorno del G. all'attività scultorea i bozzetti del 1953 per tre rilievi policromi, che si sarebbero dovuti realizzare sulla facciata di un edificio industriale (Longatti, 1969, nn. 11-13). Inoltre, a partire dal dopoguerra, il G. dedicò un'intensa attività all'incisione.
Il catalogo della sua opera grafica conta 86 stampe realizzate tra il 1948 e il 1980 con tecniche diverse (acquatinta, acquaforte, linoleum, litografia, mezzatinta, puntasecca, xilografia) e 49 ex libris datati tra il 1939 e il 1979 (M. Di Salvo, in Omaggio a A. G., 1983, p. 43; P.L. Gerosa, ibid., p. 95). Nel 1948 partecipò alla Mostra del bianco e nero, al Circolo della stampa di Como. A quel periodo risale l'incontro che segnò il principio di un lungo sodalizio con Gianni Mantero, fondatore a Como della Società bianco e nero ex libris, che promuoveva edizioni, esposizioni e convegni, tutte iniziative dedicate alla divulgazione degli ex libris, fortemente improntate a un ideale spirito di scambi internazionali. Il G. ne ricoprì la carica di segretario e, in questa veste, contribuì alla realizzazione della mostra che si tenne a villa Olmo nel 1968 in occasione del XII Congresso internazionale della società.
Nei primi anni Sessanta crebbe l'interesse per la figura del Galli. Nel 1962 fu invitato alla Exposition internationale d'art constructiviste che si tenne al Musée d'art moderne di Céret, per il quale fu acquistato il suo dipinto Composizione (1962). Nel 1966 allestì la sua prima personale esponendo nei locali della Biblioteca comunale di Milano. L'anno seguente, presentato da L. Caramel, espose disegni e acquarelli nella galleria La Colonna (Como) e nel '69 tenne una personale alla Martano Due (Torino).
Risale inoltre alla fine degli anni Sessanta l'interesse storiografico rivolto all'astrattismo italiano del periodo tra le due guerre. Ne conseguirono numerose mostre dedicate all'argomento, alle quali il G. fu invitato a partecipare. Tra le principali: "Aspetti del primo astrattismo italiano", allestita nel 1966 nell'ambito della XXXIII Biennale di Venezia; "Esperienze dell'astrattismo italiano 1930-1940" (Torino, galleria Notizie, 1968); "Aspetti del primo astrattismo italiano 1930-1940", (Monza, Galleria civica, 1968); "Gli astrattisti del Gruppo Como" (Milano, galleria S. Fedele, 1972); "Situazione dell'arte non figurativa" (X Quadriennale di Roma, 1972).
Nel corso degli anni Sessanta e Settanta realizzò sculture caratterizzate da una maggiore complessità delle strutture, simili, in alcuni casi, agli elementi portanti di un'architettura (Scultura, 1962; Scultura, 1963: Longatti, 1969, nn. 14 s.). Nei dipinti, nei disegni e nelle incisioni di quello stesso periodo accentuò le complicazioni prospettiche ed esaltò le possibilità combinatorie della composizione. Tra gli altri, dipinse una serie di oli su tela o su tavola intitolati Officina, in cui le immagini evocano strutture architettoniche e macchinari industriali (Officina 1, 1969; Officina 3, 1973-74).
Il G. morì a Lugano il 6 marzo 1981.
Con un gruppo di opere in parte acquistate presso la sorella nel 1982, in parte da lei donate, la Pinacoteca civica di Como ha allestito una sala dedicata all'artista. Per la Biblioteca comunale di Como sono stati acquisiti i documenti e i libri provenienti dallo studio del G., tra i quali vanno menzionati testi esoterici, favole arcane, un libro diffuso tra i primi astrattisti come Le nombre d'or di Matila Ghyca e altri sulla mistica della matematica e della geometria.
Il valore riconosciuto al G. nell'ambito di coloro che per primi aderirono all'astrattismo in Italia deriva soprattutto dalla sua attività di scultore, segnata da "una profonda conoscenza delle materie da plasmare" (Longatti, 1969) e dalla sapienza tecnica con cui trattò il modellato. L'originalità del lavoro del G., inoltre, si profila nel contesto di un astrattismo tendenzialmente bidimensionale, per il fatto che le sue composizioni, in scultura come in pittura, furono le uniche nelle quali vennero costantemente ingaggiate la terza dimensione e l'uso della prospettiva finalizzati alla resa di uno spazio reale, capace, però, di evocare una dimensione ideale e metafisica.
Fonti e Bibl.: A. Bortone, A. G., Como s.d. (ma 1963); G. Ballo, La linea dell'arte italiana, II, Milano 1964, pp. 58, 60, 63, 392; A. Longatti, in A. G. (catal., galleria Martano Due), Torino 1969; P. Fossati, Galleria Martano: A. G., in NAC (Milano), n. 18, luglio 1969, pp. 25 s.; Id., L'immagine sospesa. Pittura e scultura astratte in Italia 1934-1940, Torino 1971, pp. 96-100, 223; Gli astrattisti del "Gruppo Como"…, a cura di A. Longatti - M. Radice, Milano 1972; P. Fossati, A. G., Milano 1976; C. Belli, Lettera sulla nascita dell'astrattismo in Italia, Milano 1978, pp. 13, 43; G. Anzani - L. Caramel, Scultura moderna in Lombardia 1900-1950, Milano 1981, pp. 214-217; Cataloghi di mostre di A. G. e altri studi, notizie, testimonianze, Como 1982; Omaggio a A. G., Como 1983; L. Caramel, Gli astratti, in Annitrenta. Arte e cultura in Italia (catal.), Milano 1982, pp. 155, 512; Un polo del razionalismo italiano. Architetti, pittori e scultori del Gruppo Como, a cura di M. Salvo, con una testimoninza di Alberto Sartoris, Como 1989, p. 175; I maestri dell'astrattismo comasco. Opere dei Musei civici di Como (catal.), a cura di G. Anzani, Como 1990, pp. 7, 13-15, 22-28, 66-70, 77 s.; G. Anzani - C. Pirovano, La pittura del primo Novecento in Lombardia (1900-1945), in Il Novecento/1, Milano 1991, I, pp. 221 s.; II, pp. 902 s.