ALDERICO da Carimate
Appare per la prima volta nell'autunno del 1101, quando il nuovo arcivescovo di Milano, Grosolano, lo inviò a Roma insieme con il sacerdote Giovanni da Pioltello per ottenere dal pontefice il palio, mentre il prete patarmno Liprando inviava alla Santa Sede due suoi messi per protestqre contro quella elezione. Tornò a Milano insieme con il legato pontificio, cardinale Bernardo, abate di Vallombrosa, e in vista delle mura cittadine sventolò il palio in segno di vittoria (1102).
A. fu anche uno dei maggiori fautori dell'elezione del vicedomino Olrico, sebbene laico, alla dignità di arciprete (aprile 1110) e gli consigliò di costruire la casa canonica. Partito l'arcivescovo per la Terrasanta, nel giugno A. consigliò l'eletto arciprete Olrico e altri quattro chierici del cardine milanese di recarsi a Genova per ricevere gli ordini sacri dal vescovo di quella città, Arialdo. Non è ben chiaro perché le ordinazioni non fossero fatte dal vescovo di Lodi, Arderico, che, nell'assenza di Grosolano, era il vicario arcivescovile in Milano. Certo, il contemporaneo e bene informato cronista Landolfo di San Paolo riteneva che i nuovi cinque ordinari della Chiesa milanese fossero avversari di Grosolano, pur essendo stati consigliati a recarsi presso Arialdo dallo stesso A., fautore di Grosolano in quel momento.
L'anno seguente (1111) A., l'arciprete Olrico e altri ordinari richiamarono in Milano Giordano da Clivio, che studiava nella Francia meridionale, e nel settembre lo fecero ordinare sacerdote dal vescovo di Genova. Ben presto si venne rafforzando in città un partito contrario a Grosolano, della cui elezione si cositestava la legittimità. Alla fine, il partito ostile all'arcivescovo ottenne che si insediasse una commissione paritetica, composta di sedici chierici e di due laici, nove favorevoli e nove ostili a Grosolano, i quali, il primo gennaio del 1112, dovevano pronunciare una sentenza circa la legittimità o meno dell'elezione arciepiscopale ed eventualmente, nel secondo caso, designare un nuovo arcivescovo. Il primo nome tra i fautori di Grosolano era quello di A.; ma bisogna notare che veniva fatto dagli avversari dell'arcivescovo. E probabilmente A. era già - più o meno scopertamente - divenuto ostile a Grosolano. A. esercitò un'azione decisiva in questi avvenimenti. Per primo diede l'esempio, giurando di rispettare le decisioni della commissione. Nelle riunioni della commissione stessa, A. consentì a dichiarare l'illegittimità dell'elezione di Grosolano, a condizione che al suo posto fosse eletto Giordano da Clivio. Vano riuscì un passo, a favore di Grosolano, fatto da Landolfo di San Paolo per conto del primicerio dei decumani. Mentre A. abbandonava l'arcivescovo Grosolano per cui aveva parteggiato, gli ambienti vicini al patarino Liprando cercavano di impedire che venisse deposto l'arcivescovo la cui elezione avevano a suo tempo combattuta. Non si sa nemmeno se la presa di posizione del primicerio rispecchiasse l'atteggiamento della maggior parte del clero decumano. Il 15 gennaio 1112 lo stesso A. annunciava al popolo milanese che, salva la reverenza dovuta al papa, Grosolano non poteva ritenersi arcivescovo legittimo secondo i canoni e che il sacerdote Giordano da Clivio era eletto al suo posto.
Prima che Grosolano tornasse dalla Terrasanta (agosto 1113), A. lasciò Milano e si recò in transmarina Zoca,dove fu preso e ucciso dai Turchi.
Fonti e Bibl.: Landulphi iunioris sive de sancto Paulo Historia Mediolanensi, ab anno MXCV usque ad annum MCXXXVII,in Rer. Italic. Script.,2 ediz., Bologna 1942, a cura di C. Castiglioni, Capp. 8, 25, 29, 30, 31, 39; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e della campagna di Milano ne' secoli bassi,2 ediz., II, Milano 1854, pp. 717 ss.; A. Bosisio, Origini del Comune di Milano,Messina-Milano, m.d., pp. 163 ss.; A. Visconti, Storia di Milano,2 ediz., Milano 1952, pp. 189 ss.; Storia di Milano,III, Milano 1954, pp. 290 ss.