alchimia
Vocabolo di origine araba, col quale nel Medioevo si designava l'arte di tramutare i metalli ignobili in oro. Ricorre due volte nella Commedia, nell'episodio dei falsari dei metalli, prima in bocca a Griffolino (If XXIX 119 me per l'alchìmia che nel mondo usai / dannò Minòs), e poi in bocca a Capocchio (XXIX 137 io son l'ombra di Capocchio, / che falsai li metalli con l'alchìmia). In Chiaro Pallamidesse amico 9 il vocabolo si trova, come qui, in rima con simia.