CORSINI, Alceste Ermete Enea
Nacque a Firenze il 21 sett. 1855, da Ludovico e da Maria Calaverni.
Ludovico, nato a Firenze il 20 febbr. 1829, aveva cominciato la carriera teatrale come amoroso nella compagnia di Amato Ricci, passando poi a recitare nei panni di Stenterello sotto la guida di Zanobi Bartoli. Rimase sulla scena per circa cinquanta anni. Nella prima guerra d'indipendenza aveva partecipato ai combattimenti di Curtatone e Montanara; fu poi nominato cavaliere da Vittorio Emanuele II nel 1865.
Il C., iniziato alla recitazione dal padre, cominciò giovanissimo a calcare le scene con una sua compagnia; esordì a Piombino, e in seguito peregrinò per vari centri della Toscana, tra cui Cecina, Montecatini, Pontedera, Pistoia, spingendosi poi fino a Nizza. Le difficoltà, soprattutto economiche, che dovette superare agli inizi dell'attività teatrale, ne mettono in luce la costanza e il carattere. Quale attore interprete di Stenterello, si propose la trasformazione della maschera, quasi come una missione: in ciò "c'era un po' di vanità... ma c'era anche tanto culto per l'arte" (Rasi, I, p. 705).
In realtà il processo di trasformazione di Stenterello in personaggio era già in corso, autonomamente se pur lentamente, facilitato anche dall'essere stata l'ultima, per nascita, delle maschere, il che ne aveva impedito una fossilizzazione. Proprio per rappresentare un tipo dalla parola facile e pronta, dal carattere generoso, protettore dei deboli, incline alla giustizia, e in continuo contrasto con la difficoltà di poter affermare questi suoi principi, era venuta assumendo aspetti diversi secondo la personalità di coloro che se ne erano fatti interpreti, ora allargandosi in spunti e motivi politici, ora rimanendo nell'ambito più proprio di figura popolana con una comicità implicita nel suo carattere.
Il mutamento di Stenterello nel senso perseguito dal C. in personaggio popolare, legato ad un teatro più tipicamente popolare e fiorentino, era stato già tentato da Raffaello Landini. Il C., come talvolta aveva fatto il Landini, abbandonò il costume tipico della maschera, conservandone tuttavia il trucco del volto con i lineamenti emaciati e sfiniti, e trasformò il proprio ruolo da gestore di una maschera in quello di attore caratterista: primo attore di un personaggio popolare, ibrido e insieme reale, portò nella recitazione una nota più umana nel tentativo anche di assommare nel personaggio tutti gli aspetti della comicità e dei caratteri fiorentini.Con questi suoi orientamenti il C. partecipò anche alla vita del teatro popolare e piccolo borghese fiorentino diffuso dalle opere di Augusto Novelli, giovane autore che si proponeva un teatro in vernacolo, cui del resto il C. stesso non si mostrava contrario.
In tutto ciò fu molto apprezzato dal pubblico, potendo far valere sulle scene anche "una rara naturalezza di dizione e di gesto ed una spontaneità meravigliosa dell'arguzia" (Rasi, I, p. 706)."Fotografò il popolano fiorentino" con i suoi diversi caratteri, di burlone gioviale e di signore, come ricordava V. Andrei (p. 4), lodando l'abilità del C. in particolare nella recitazione del Medico delle donne e negli Inquilini, e la sua capacità di suscitare comicità con un solo gesto, una sola inflessione della voce o la semplice espressione del volto. Riusciva a far trasparire nei personaggi che interpretava le componenti più diverse del carattere senza mai mostrare forzature nella recitazione o tracce dello studio preliminare, ed era in grado nello stesso tempo di interpretare i tipi più diversi, dal grasso borghese degli Inquilini, al servo sciocco o ladro e ingenuo della Ginevra degli Almieri, o i personaggi delle vecchie opere create appositamente per la maschera di Stenterello.
Il successo e le capacità di recitazione portarono il C. ad abbandonare ben presto i teatri periferici della Toscana e a recitare in Firenze al teatro Alfieri durante la stagione invernale. In estate invece si trasferiva al teatro dell'Arena a Montecatini, dove si recava anche per salute. Qui, secondo il Rasi, poteva vantare alle sue rappresentazioni l'assidua presenza di G. Verdi, dal quale ricevette le lodi insieme a quelle di altri artisti teatrali, quali ad esempio la Ristori e il Salvini, di cui conservava gelosamente gli encomi.
Di salute malferma, morì improvvisamente a Firenze l'11 febbr. 1895.
Fonti e Bibl.: A. Marri Salimbeni-V. Andrei, Tributo di amicizia alla cara memoria dell'artistaA. C., Firenze 1895;L. Rasi, I comici ital., Firenze 1897, 1, pp. 705 s.; Jarro [G. Piccini], Laorigine della maschera di Stenterello, Firenze 1898, pp. 16, 121 s.; A. Manzi, La fortuna di Stenterello, in Scenario, IX (1932), pp. 19-26;N. Leonelli, Attori tragici attori comici, I, Milano 1940, p. 262;G. Dainelli, Vecchi teatri di Firenze, in Il Tempo, 2sett. 1957; Enc. d. Spett., III, coll. 1526 s. (ad vocem Corsini Ludovico); IX, col. 348 (ad vocem Stenterello).