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ALTDORFER, Albrecht

di Martin Weinberger - Enciclopedia Italiana (1929)
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ALTDORFER, Albrecht

Martin Weinberger

Pittore, incisore, disegnatore per xilografie, nato nel 1480 o poco prima, morto nel 1538 a Ratisbona fra il 12 febbraio e il 29 marzo, è probabilmente figlio del pittore Ulrich Altdorfer, che acquistò nel 1478 la cittadinanza di Ratisbona. Suo fratello Erhard, incisore, disegnatore ed architetto, fu notoriamente pittore di corte del duca di Schwerin dal 1512 al 1561. Nel 1499 il padre, caduto in bassa fortuna, dovette lasciare Ratisbona, rinunciando alla cittadinanza; e nel 1505 il nostro pittore lasciò Amberg per stabilirsi ancora a Ratisbona dove acquistò la cittadinanza, riuscendo presto a farsi nome e fortuna, tanto che nel 1509 il Consiglio erogava 10 fiorini (una forte somma per quei tempi) per un quadro di lui da collocare nel coro della chiesa di S. Pietro. Nel 1513 l'A. acquistò una casa, e nel 1519, quale membro del Consiglio esterno, annunciò il bando dalla città alla comunità israelitica; e la sinagoga, che venne poco dopo distrutta, gli servì di modello per due belle acqueforti. Al posto della sinagoga fu eretta la chiesa della miracolosa Bella Madonna di Ratisbona, al culto della quale il nostro artista diede vivo impulso con varie figurazioni su legno e su rame. Dal 1526 fino alla morte l'A. fu membro del Consiglio ed architetto del comune, e nel 1528 fu anche proposto per sindaco.

Gli esordî dell'A. dimostrano in lui una spiccata tendenza pittorica, sebbene si sia dedicato di preferenza ad incisioni e disegni di piccolissime dimensioni; ma da ciò non possiamo arguire in modo assoluto che egli provenisse da una bottega di miniatori. Lo stile del suo disegno fu preparato tecnicamente dal pittore Mair di Landshut, che pur prediligeva bizzarre figurine bianche rilevate su fondo scuro; e il primo impulso per le incisioni gli venne dai nielli italiani, i cui soggetti e motivi egli tradusse in stile e forme prettamente bavaresi. Così pure, se nel S. Francesco e nel S. Gerolamo, nella Famiglia di satiri [Museo di Berlino) e nella Natività (Museo di Brema), tutti quadretti del 1507 circa, il nostro pittore si ispira a motivi del Dürer, non ne risente però lo stile; tanto più che le figure hanno in questi quadri un'importanza secondaria in confronto del paesaggio, che è di assoluta originalità. Negli anni 1509-11 due tele di dimensioni insolitamente grandi e drammatiche (Cristo crocefisso nella Galleria di Cassel e I due S. Giovanni nell'Ospedale di S. Caterina a Stadt-am-Hof, in Baviera) rivelano la commozione che la conoscenza delle prime opere del Cranach produsse sull'animo dell'A. Questi circa il 1811 sembra aver intrapreso un viaggio lungo il Danubio, come risulta da varî disegni di paesaggi: viaggio che fu causa di un radicale cambiamento del suo stile. La rappresentazione diventò più appassionata, la composizione più unita. A questo tempo rimontano anche la Sacra Famiglia alla fonte (1510) e la Natività di Gesù (1512), ambedue ora a Berlino.

Dal 1512 e per molto tempo l'A. abbandona l'incisione in rame per dedicarsi a xilografie di disegno più ardito. Fu decisiva per l'arte sua la conoscenza dell'altare di M. Pacher a S. Volfango sul Mond See; e l'influsso di lui si rivela nella sicurezza con cui l'A. raggruppa le figure nella serie delle piccole xilografie della Caduta e redenzione del genere umano (anno 1514). Nell'anno seguente l'A. contribuisce con qualche foglio alla gigantesca xilografia dell'Arco di Trionfo, ordinata dall'imperatore Massimiliano, e per un po' di tempo trascura per la xilografia anche la pittura, finché nel 1518 dipinge il grande trittico della chiesa di S. Floriano sul Danubio, di più larghe e maestose forme e di più ricchi effetti pittorici. Della serie delle storie di S. Quirino, dipinta verso il 1520 e dispersa in diverse gallerie d'Europa, due tavole appartengono alla Galleria degli Uffizî di Firenze. Dopo il 1519 l'A. tentò anche l'acquaforte, e fu uno dei primi a far ciò dopo l'Hopfer e il Dürer, del quale subì l'influsso. Tra il 1520 e il 1525 incise nove acqueforti di paesaggio, che segnano l'inizio del suo terzo periodo, in cui la composizione è meglio inquadrata, le linee più dolci, le forme più naturali. senza le bizzarrie dei primi anni. A ciò forse contribuì l'influsso di Wolfgang Huber di Passau. Altrettanto caratteristiche in questa trasformazione dello stile dell'A. sono le xilografie di figure di soldati e soprattutto dell'immagine della Bella Madonna di Ratisbona (circa 1520). Son di questi anni numerosi dipinti, dei quali ricorderemo, per la plasticità della composizione, la Natività della Pinacoteca di Monaco; quale prova dell'evoluzione, che già si intuiva nelle precedenti acqueforti, la Crocifissione del Museo di Berlino; il gran quadro della Battaglia di Arbela, non più paesaggio di angusto spazio, ma larga e ideale visione della natura; infine, come esempio di plasticità nel rendere la figura umana, la Madonna della Galleria di Budapest (1530), la quale peraltro rivela anche l'influsso della scuola di Norimberga. Alla stessa epoca risale il paesaggio della Pinacoteca di Monaco, d'un taglio vigoroso con profondi scorci prospettici, senza figure: il primo vero paesaggio dell'arte europea. D'un anno dopo (1531) è l'ultimo dipinto dell'A.: un piccolo paesaggio con l'Allegoria della Superbia, ora nel Museo di Berlino. Della stessa epoca è la Madonna della Pinacoteca di Monaco. Da allora sembra che l'artista non abbia eseguito se non qualche acquaforte di boccali e di capitelli, di cui uno da un modello di Giovan Antonio da Brescia. Come architetto, l'attività dell'A. si limitò a qualche edificio di comune uso. V. tavv. CXXXV, CXXXVI.

Bibl.: M. Friedländer, in Thieme-Becker, künstler-Lexikon, I, Lipsia 1907; id., Ueber Kupferstische nach italienischen Vorlagen, in Jahrb. d. preuss. Kunstsamml., XIV (1893), p. 23 segg.; id., A. A.'s Landschaftsradierungen, Berlino 1907; H. Tietze, A. A., Lipsia 1907; H. Voss, Der Ursprung des Donaustils, Lipsia 1907; id., A. A. und W. Huber, in Meister der Graphik, III, Lipsia 1910; L. Baldass, A. A., Vienna 1923; E. Waldmann, A. A., in Masters of Engraving, Londra 1923.

Vedi anche
Giorgióne Nome con cui è noto il pittore Giorgio da Castelfranco (erroneo il casato Barbarelli; n. Castelfranco Veneto forse 1477 - m. 1510). Capofila della scuola veneta del Cinquecento, con la sua opera ebbe un impatto fortissimo sui più giovani Tiziano e Sebastiano del Piombo, provocando anche un deciso aggiornamento ... paesaggio Parte di territorio che si abbraccia con lo sguardo da un punto determinato. Il termine è usato in particolare con riferimento a panorami caratteristici per le loro bellezze naturali, o a località di interesse storico e artistico, ma anche, più in generale, a tutto il complesso dei beni naturali che ... Michael Pacher Pittore e intagliatore (n. forse Novacella, Bressanone, 1435 circa - m. Salisburgo 1498). La sua personalità artistica, derivante dalla tradizione locale della Pusteria, accolse dai centri dell'Italia settentrionale e specialmente da Padova, influenze che furono decisive per la grandiosità con la quale ... Adam Elsheimer Pittore e incisore (Francoforte sul Meno 1578 - Roma 1610). Alla fine del sec. 16º fu a Venezia, presso J. Rottenhammer; nel 1600 era già a Roma. Le sue opere - generalmente piccoli paesaggi con figure, condotti con tecnica sottilissima (Fuga in Egitto, Pinacoteca di Monaco) - per la grande originalità ...
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  • BATTAGLIA DI ARBELA
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    Pittore, incisore, architetto (n. forse Ratisbona 1480 circa - m. Ratisbona 1538). Tra i maggiori artisti della Germania del Cinquecento, la sua pittura è caratterizzata da una costante presenza del fantastico, espresso soprattutto nella descrizione del paesaggio, come nel suo S. Giorgio nel bosco, ...
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