PIAZZA, Alberto
PIAZZA, Alberto (Albertino). – Figlio di Gian Giacomo e fratello minore di Martino (v. voce in questo Dizionario), nacque, presumibilmente a Lodi, intorno al 1490.
Tale data si desume secondo la critica (Sciolla, in I Piazza, 1989b, p. 393) da un atto redatto a Milano il 20 marzo 1520, giorno nel quale Alberto dichiarava di aver vissuto dall’età di tredici anni per un periodo di diciassette anni con Bernardina Ferrari di Novara (Marubbi, in I Piazza, 1989, p. 352, doc. 18; ulteriori precisazioni in Moro, 1997, p. 121 n. 124); in seguito a tale attestazione sarebbe stato concesso a Piazza di contrarre matrimonio ritenendo non legittimo il precedente legame con la Ferrari. Il 17 aprile dello stesso anno «magister Albertus de la Platea dictus de Tochagnis», a seguito di una minaccia di scomunica da parte del vicario del vescovo di Lodi, inoltrò all’arcivescovo di Milano una richiesta relativa alla medesima causa matrimoniale, che si concluse in via definitiva il successivo 26 aprile con la dichiarazione di nullità (Marubbi, in I Piazza, 1989, p. 352, docc. 19-20).
L’attività del pittore è documentata dal dicembre del 1514, quando «i fratelli della Piazza appellati Toccagni», ovvero Alberto e il fratello maggiore Martino, risultano coinvolti in un intervento all’interno della chiesa dell’Incoronata di Lodi (Ferrari, 1917, p. 157; Marubbi, in Piazza, 1989, p. 350, doc. 5), segnalazione messa in relazione dalla critica con la decorazione della cappella di Giovanni Antonio Berinzaghi, dedicata a S. Antonio, da cui provengono i quattro episodi della Vita dei ss. Antonio Abate e Paolo Eremita (Lodi, Museo civico), strappati nel 1914, nei quali è stato individuato l’intervento congiunto dei due fratelli con una datazione agli anni 1513-14 (Moro, 1988, p. 801; I Piazza, 1989, pp. 118-120, cat. 5-8, con bibl. prec.; Moro, 1997, pp. 91-93; Marubbi, 2007, pp. 215 s.; Sciolla, 2012, p. 430; per ulteriori considerazioni: Marubbi, 2012, p. 45).
All’inizio del secondo decennio del Cinquecento viene ascritta ad Alberto l’esecuzione di un polittico, smembrato, raffigurante la Madonna con il Bambino e due angeli tra i ss. Bassiano, Giovanni Battista, Pietro e un diacono, ricordato nella raccolta Bassano Martani di Lodi e poi suddiviso in varie collezioni (I Piazza, 1989, pp. 116 s., cat. 4; Moro, 1997, pp. 93 s.; Marubbi, 2007, p. 215, lo ricorda come «opera più antica» rispetto alla datazione comunemente assegnata) mentre vengono inseriti in un momento anteriore del percorso figurativo del pittore una frammentaria Crocifissione ad affresco (Lodi, Duomo) e le Storie della vita della Vergine (Rivolta d’Adda, chiesa dell’Immacolata Concezione), nelle quali compare la data 1506; un’ipotesi che consentirebbe quindi di disporre di un’opera precoce di Alberto, coadiuvato nell’intervento da Martino (Moro, 1997, pp. 94 s., con bibl. prec.; Sciolla, 2012, p. 430).
In una fase successiva dell’esperienza del maestro lodigiano (1514) è stato collocato l’affresco con la Crocifissione della chiesa di S. Ilarione di Barbuzzera di Dovera (Marubbi, 2007, p. 217; Id., 2012, pp. 41-49, con l’ipotesi di una formazione ligure del pittore; per un’ulteriore lettura di questo cantiere v. Sciolla, 2012, pp. 429 s., il quale pensa invece a un apprendistato a fianco di Martino). Sono gli anni in cui dalla sua bottega uscirono anche alcuni polittici che documentano efficacemente i non superficiali rapporti instaurati dal maestro lombardo con l’ambiente culturale ligure, come nel caso del S. Gerolamo tra i ss. Pietro e Paolo (Lodi, collezione della Banca popolare di Lodi), datato tra il 1512 circa (I Piazza, 1989, pp. 121 s., cat. 9) e il 1516-17 (Marubbi, 2012, p. 45). A questo nucleo appartiene anche la pala con S. Nicola di Bari in trono tra s. Giovanni Battista, s. Erasmo, s. Chiara, l’arcangelo Raffaele e Tobiolo (Lodi, collezione della Banca popolare di Lodi), proveniente in origine dalla Liguria (I Piazza, 1989, pp. 122 s., cat. 10; Natale, in I Piazza, 1989, p. 103; Marubbi, 2012, p. 46), territorio dove Piazza effettuò verosimilmente più soggiorni, come sembrano dimostrare anche le più giovanili tavole con S. Pietro e S. Giacomo (entrambe in collezione privata) risalenti all’inizio del secondo decennio del XVI secolo «per la totale dipendenza dai moduli linguistici del Maestro dell’Annunciazione del Louvre, del Barbagelata, di Lorenzo Fasolo e di Ludovico Brea» (Marubbi, 2012, p. 45, con bibl. prec.) e il polittico acquistato dalla Provincia di Lodi (Marubbi, 2007, p. 217; Sciolla, 2012, pp. 428-431). Il 26 marzo 1517 «magister Obertus de Laude pictor» è infatti attestato a Savona, dove su incarico dei massari dell’antica cattedrale di S. Maria di Castello accettò di realizzare per il capitolo una serie di dodici ritratti di vescovi, «duabus pro tondo», per un compenso pari a diciassette scudi (Alizeri, 1874, p. 223). Federigo Alizeri segnalava inoltre l’esistenza di «sei note di pagamento», oltre a quella risalente al 26 marzo, attraverso le quali l’erudito era in grado di documentare la presenza del pittore in città sino all’8 agosto (ibid.). Ciò è confermato da un ulteriore documento con il quale il 23 gennaio 1518 veniva affidato a Piazza l’incarico di realizzare per Vincenzo Ferrero una pala d’altare raffigurante negli scomparti principali l’Assunzione della Vergine tra s. Giovanni Battista e s. Francesco, destinata alla sua cappella ubicata all’interno della chiesa savonese di S. Giacomo. Nell’atto si stabiliva che il maestro, menzionato come «civis Lodi, pictor et habitator civitatis Mediolani» (Zanelli, 2000, p. 47), dovesse fare riferimento, dal punto di vista qualitativo, alle figure eseguite da egli stesso nella Maestà realizzata in precedenza per Raffaele de Signorio e destinata al medesimo complesso religioso (pp. 47 s., 53 s.).
Piazza risulta ancora presente nello stesso centro il 17 agosto 1518, giorno in cui accettò di eseguire per Jacopo di Fossano, guardiano della locale chiesa di S. Francesco, una pala dal costo di cinquanta scudi, la quale doveva eguagliare quelle realizzate dallo stesso maestro esposte nella chiesa di S. Giacomo e commissionate da Salvagina De Signorio e da Vincenzo Ferrero (Ciciliot, 1997-1998, p. 207; Bartoletti, 1999; per una panoramica critica aggiornata sui soggiorni savonesi di Alberto, anche relativa alla fornitura di cartoni per le tarsie lignee della cattedrale, cfr. Moro, 1997, pp. 107 s.; sulla contrastata proposta di una sua identificazione con il cosiddetto Maestro della Visitazione di Wiesbaden cfr. Marubbi, 2012, pp. 45-49, con bibl. prec.).
Nel corso del secondo decennio del Cinquecento l’attività di Alberto sembra pertanto dislocarsi tra il territorio natio e la costa ligure; intorno al 1515 si colloca la consegna da parte del pittore del polittico raffigurante la Madonna con Bambino e santi, oggi smembrato, proveniente da Turano (I Piazza, 1989, pp. 124 s., cat. 12); allo stesso periodo risale l’ancona Berinzaghi con al centro la Madonna con il Bambino incoronata da due angeli, nella quale è stato individuato un successivo intervento di Callisto Piazza (Lodi, chiesa dell’Incoronata, 1516 circa; I Piazza, 1989, pp. 126-129, cat. 13; secondo Sciolla eseguita nel 1514 subito dopo la conclusione dei citati affreschi; Id., 2012, p. 430).
Il 27 febbraio 1519 Piazza era attivo a Lodi, come risulta da un documento in cui i deputati della chiesa dell’Incoronata destinavano ad «Alberto de Tochagnis» un acconto di venti lire per la realizzazione di un gonfalone (Marubbi, in I Piazza, 1989, pp. 351 s., doc. 15), opera identificata nell’Incoronazione della Vergine (Lodi, chiesa dell’Incoronata), forse richiesta in origine ai due fratelli ma poi realizzata dal solo Alberto (I Piazza, 1989, pp. 138 s., cat. 17; Moro, 1997, p. 102). La maturità raggiunta in quel periodo dal maestro è documentata dal Polittico dell’Assunzione della Vergine (smembrato: Lodi, cattedrale; Lodi, Seminario vescovile; collezione privata; I Piazza, 1989, pp. 132-138, cat. 16, con una datazione al 1518-19), dal polittico eseguito per Nicola Galliani (Lodi, chiesa di S. Agnese) concluso nel 1520 (I Piazza, 1989, pp. 140-145, cat. 18), e dall’ancona commissionatagli da Cristoforo Pallavicino (Castiglione d’Adda, chiesa di S. Maria Immacolata) e terminata nei primi anni Venti del XVI secolo (1522-23). Quest’ultima testimonianza sembra aprire «il capitolo della tarda attività di Alberto» (I Piazza, 1989, pp. 146-149, cat. 19), nel quale viene inserita anche la pala con la Visitazione del palazzo vescovile di Crema (Marubbi, 2012, p. 49, con altre proposte per il catalogo del pittore; per il dipinto di Crema si veda inoltre Pavesi, 2012).
Il nome di Piazza compare in un documento risalente al 13 novembre 1520, giorno in cui Francesco Cadamosto dichiarava di aver ricevuto da Alberto quindici lire per un affitto (Marubbi, in I Piazza, 1989, p. 353, doc. 22), e ancora in un documento del 2 aprile 1526 in cui si fa riferimento a vari interventi eseguiti dal maestro nella chiesa dell’Incoronata di Lodi (p. 353, doc. 26; Sciolla, ibid., 1989b, p. 393).
Morì, presumibilmente a Lodi, prima del 20 agosto 1529.
A tale data i nipoti Callisto, Cesare e Scipione risultano coinvolti nell’esecuzione di una pala per la Confraternita di S. Lucia e S. Bovo a Lodi, avviata in precedenza dallo zio Alberto (Marubbi, in I Piazza, 1989, pp. 354 s., doc. 13; Sciolla, ibid., 1989b, p. 393), il quale «haveva ingissata dicta anchona et imbornito le parte d’essa anchona che andavano deaurate, et facto parte del quadro de mezo dove va la Madona con sancta Maria Magdalena et sancta Lucia» (Marubbi, in I Piazza, 1989, p. 355).
Fonti e Bibl.: F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, III, Genova 1874, pp. 222-225; E. Ferrari, Albertino e Martino Piazza da Lodi, in L’Arte, XX (1917), pp. 140-158; A. Novasconi, I Piazza, Lodi 1971; F. Moro, Pittura a Lodi. 1487 e oltre, in Pittura tra Adda e Serio. Lodi, Treviglio, Caravaggio, Crema, a cura di M. Gregori, Milano 1987, pp. 21-30, 100-114; F. Moro, P. Albertino, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, II, Milano 1988, pp. 801-802 (con bibl. prec.); I Piazza da Lodi. Una tradizione di pittori nel Cinquecento (catal., Lodi), a cura di G.C. Sciolla, Milano 1989, pp. 116 s., cat. 4 (F. Moro), pp. 118-120, cat. 5-8 (G.C. Sciolla), pp. 121 s., cat. 9 (F. Moro), pp. 122 s., cat. 10 (G.C. Sciolla), pp. 124 s., cat. 12 (F. Moro), pp. 126-129, cat. 13 (F. Moro), pp. 132-138, cat. 16, e pp. 138-139, cat. 17 (M. Marubbi), pp. 140-146, cat. 18, e pp. 146-149, cat. 19 (M. Marubbi), (in partic. M. Marubbi, Documenti per i Piazza, pp. 349-355; M. Natale, A. e Martino Piazza: problemi aperti, pp. 99-107; G.C. Sciolla, Itinerario di Martino e A. Piazza, 1989a, pp. 87-95; Id., A. P., 1989b, pp. 393 s.); P.C. Marani, Traccia per Albertino P. nel Varesotto, in Studi di storia dell’arte in onore di Mina Gregori, a cura di M. Boskovits, Cinisello Balsamo 1994, pp. 87-91; F. Moro, Due fratelli, due differenti percorsi: Martino e A. Piazza, in Studi di storia dell’arte, VIII (1997), pp. 69-125 (in partic. pp. 91-109); F. Ciciliot, Pittori rinascimentali a Savona e nel Ponente, in Rivista ingauna e intemelia, n.s., LII-LIII (1997-98), pp. 200 s., 207; M. Bartoletti, P., A., in La pittura in Liguria. Il Cinquecento, a cura di E. Parma, Genova 1999, pp. 406 s.; G. Zanelli, Nuove ipotesi e precisazioni sull’attività savonese di A. P. da Lodi, in Arte lombarda, n.s., 2000, n. 128, pp. 47 s., 53 s.; L. De Fanti, La Madonna in trono e Santi del Maestro della Visitazione di Wiesbaden, in Un’isola di devozione a Savona. Il complesso monumentale della Cattedrale dell’Assunta. Duomo, cappella Sistina, palazzo vescovile, oratorio di N.S. di Castello, a cura di G. Rotondi Terminiello, Savona 2002, pp. 255-258; M. Tanzi, Girovaghi, eccentrici, ponentini. Francesco Casella, Cremona 1517, in Brera mai vista. Girovaghi, eccentrici, ponentini. Francesco Casella, Cremona, 1517 (catal.), Milano 2004, p. 38; M. Caldera, in Napoleone e il Piemonte. Capolavori ritrovati (catal., Alba), a cura di B. Ciliento, Savigliano 2005, p. 219, cat. 35; M. Tanzi, Tre spunti per ‘Calisto de la Piaza’, in Prospettiva, 2005, nn. 119-120, pp. 112-117; M. Marubbi, I pittori di S. Maria Immacolata a Rivolta, in La chiesa dell’Immacolata. Tracce di Leonardo a Rivolta d’Adda, a cura di M.C. Bonazzoli, Milano 2007, pp. 212-219; G. Zanelli, Maestri lombardi per i cartoni delle tarsie savonesi, proposte, conferme e ipotesi, in Il coro ligneo della cattedrale di Savona, a cura di M. Bartoletti, Cinisello Balsamo 2008, pp. 150-154; M. Marubbi, Una Crocifissione per A. P., in R. Cioffi - O. Scognamiglio, Mosaico. Temi e metodi d’arte e critica per Gianni Carlo Sciolla, I, Napoli 2012, pp. 41-52; M. Pavesi, La Visitazione e l’Annunciazione del palazzo vescovile di Crema: qualche ipotesi per A. P., in La cattedrale di Crema. Assetti originari e opere disperse, a cura di G. Cavallini - M. Facchi, Milano 2012, pp. 167-180; G.C. Sciolla, Un’aggiunta al catalogo di A. P. da Lodi, in Le due Muse. Scritti d’arte, collezionismo e letteratura in onore di Ranieri Varese, a cura di F. Cappelletti - A. Cerboni Baiardi - V. Curzi, Ancona 2012, pp. 428-433.