MORTARA, Alberto
– Nacque a Venezia il 25 aprile 1909 da Vittorio e da Emilia Pincherle De Angeli.
Completò gli studi a Milano, frequentando prima il liceo Parini e poi la facoltà di giurisprudenza.
Dopo una breve interruzione dei corsi dovuta ad alcune esperienze lavorative presso la Banca d’America d’Italia e la Banque italo-française di Tunisi, necessarie per mantenersi agli studi, si laureò nel 1931, relatore Giorgio Mortara, discutendo una tesi di storia economica, pubblicata nella Nuova rivista storica pochi mesi prima dell’emanazione delle leggi razziali (Un tentativo di colonizzazione agraria in Maremma al tempo della Reggenza lorenese, XXII [1938], pp. 40-63 e 338-394).
Con il beneplacito dei cugini Carlo e Nello Rosselli (del ramo della famiglia materna al quale Mortara si era particolarmente legato all’indomani della precoce scomparsa della madre nel 1918), nel 1932 accettò l’impiego offertogli dalla Confederazione generale dei lavoratori del commercio, prima a Imperia e poi a Roma, per dirigere il costituendo Ufficio statistica. L’incarico gli consentì di arricchire la sua esperienza nella ricerca economica e, nel contempo, di intervenire in maniera diretta sugli effetti negativi della politica deflazionistica adottata dal governo fascista a seguito della grande depressione.
Si deve probabilmente alle ricerche condotte dall’Ufficio (sui panettieri, sui portieri, sugli addetti ai macelli, sui dipendenti dei grandi magazzini, sul personale domestico) il fatto che la Confederazione sia stata il primo sindacato italiano ad affrontare il problema della revisione dei salari e della loro regolamentazione. Oltre a coordinare queste importanti ricerche, negli anni di direzione dell’Ufficio statistica Mortara diede alle stampe anche alcuni lavori, considerati a tutt’oggi fonti preziose per la conoscenza dell’economia del periodo (per esempio Le caratteristiche economiche dei magazzini a prezzo unico, in Giornale degli economisti, dicembre 1937, pp. 853-885; ed è sulla documentazione allora raccolta che avrebbe scritto poi Osservazioni sulla politica dei «tagli salariali» nel decennio 1927-1936, in Industria e banca nella grande crisi 1929-1934, a cura di G. Toniolo, Milano 1978, pp. 65-71).
Congedato dall’impiego nel 1938, a seguito dell’emanazione della legislazione antiebraica (esperienza sulla quale verterà molti anni dopo In attesa di miracoli. Gli ebrei in Italia dal 1938 al 1940, in Rassegna mensile d’Israel, LIV [1988], pp. 37-47), fino alla dichiarazione di guerra diresse una filiale italiana del grande magazzino a prezzo unico inglese British Home Store, mentre per buona parte del 1943 fu alla testa di una raffineria di oli esausti. Risale a questo periodo il matrimonio (dicembre 1942) con l’ebrea viennese Alice (Lisa) Feldstein, da cui nacquero tre figli (Elèna, Carlo Andrea, Paola).
L’entrata in guerra dell’Italia fu per Mortara una sorta di palingenesi dalla condizione di discriminazione sofferta a partire dal 1938 e di riscatto dall’oppressione fascista, poiché offriva l’occasione (il ‘miracolo’ tanto atteso) di scendere nella lotta, puntando «sull’alleanza di tutte le diversità minoritarie, non solo politiche, ma anche di classe, di razza o di religione» (In attesa di miracoli ..., p. 47).
Al fianco di molti amici conosciuti fin dal liceo (Ernesto Rogers, Gianluigi Banfi, Dino Luzzatto, Franco Formiggini), Mortara, con il nome di battaglia Pepe, entrò nella Resistenza nelle fila del Partito d’azione, prima a Milano, poi a Firenze, poi di nuovo a Milano, svolgendo attività di collegamento e collaborando alla stampa clandestina. Arrestato presso lo studio di Mario Paggi nel luglio 1943, riuscì a fuggire e a partecipare nell’agosto dello stesso anno al congresso costitutivo del Movimento federalista europeo, alle cui posizioni si era avvicinato fin dalla diffusione del Manifesto di Ventotene che – grazie all’amicizia con i suoi estensori Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni – aveva potuto leggere tra i primi.
Riparato in Svizzera con la famiglia a fine maggio 1944, pagando ai contrabbandieri una somma pari all’intera liquidazione, collaborò con Rossi al bisettimanale ticinese Avanguardia; poi, nel campo universitario di internamento militare istituito dall’Università di Ginevra per profughi e rifugiati italiani, diede vita – insieme ad Ariberto Mignoli, Giandomenico Sertoli, Gilberto Rossa, Vittorio Paretti e ai ricordati Formiggini e Rogers – al giornale Giovane Italia, apparso in forma ciclostilata tra febbraio e aprile 1945. Risale all’esilio svizzero anche la stesura dell’opuscolo La nuova economia sociale, fatto stampare clandestinamente a Firenze nel 1944 dal Partito d’azione con lo pseudonimo Roberto L. Tamara, e ristampato l’anno seguente a proprio nome.
In questo scritto, preceduto da un fitto carteggio con Spinelli, Mortara proponeva una traduzione del liberalsocialismo sul piano economico, perorando la proprietà pubblica dei mezzi di produzione, ma lasciando la gestione dei beni socializzati al libero imprenditore, in modo da integrare interesse collettivo e libertà individuale
Tornato definitivamente a Milano nell’aprile 1945, s’impegnò nel Partito d’azione, divenendo membro del comitato economico del partito e consigliere economico della società Montecatini, a fianco di Mario Alberto Rollier, nominato commissario. Allo scioglimento del partito abbandonò temporaneamente la politica attiva, rinunciando alla possibilità di un inserimento all’interno della Montecatini e riprendendo l’attività produttiva e commerciale presso la società di produzione di oli minerali di cui era stato dirigente prima della guerra, ora riconvertita alla fabbricazione di profumi e prodotti derivati dal petrolio.
Nel 1953, mentre era direttore commerciale di un’importante conceria milanese, l’Ilpac, fu tra i firmatari del manifesto programmatico del Movimento Comunità, fondato da Adriano Olivetti. Entrato nel comitato direttivo, fu capolista nelle elezioni dello stesso anno per la circoscrizione elettorale di Milano. Ma l’impegno all’interno del Movimento Comunità si estrinsecò per Mortara soprattutto nella gestione dell’IRUR, Istituto per il rinnovamento urbano e rurale del Canavese, fondato nel 1954 insieme a Olivetti e a un gruppo di intellettuali legati al Movimento. L’IRUR, del quale Mortara fu vicepresidente dal 1958 al 1960, era nato dall’esigenza di rimediare agli squilibri prodotti sul territorio dalla stessa crescita dell’impresa Olivetti e operava su base comunale e intercomunale, sia creando i presupposti strutturali di una piccola e media impresa, complementare all’Olivetti, sia stimolando la partecipazione dei produttori agricoli a cooperative e consorzi volti alla realizzazione di servizi comuni e alla specializzazione delle colture.
Le molte iniziative portate allora a termine (il laboratorio di valigette di Vidracco in Val Chiuselle, la manifattura di Sparone, il laboratorio Olyvia Revel, la Distilleria Bairo, l’Icas e la Baltea motori di Ivrea, la Cooperativa agricola di Montalenghe) non «si proponevano di essere solo unità produttive che offrivano possibilità occupazionali […] e risultati di bilancio soddisfacenti […], ma dovevano essere concepite come comunità di lavoro in cui la capacità tecnica e organizzativa si fondesse con lo spirito di democrazia e giustizia dei lavoratori» (Adriano Olivetti, in I protagonisti dell’intervento pubblico, a cura di A. Mortara, Milano 1984, p. 674).
Chiusa l’esperienza IRUR all’indomani della morte di Olivetti, nel febbraio 1960 Mortara, come già accaduto con la Montecatini, scelse di non entrare nell’azienda, continuando invece a presiedere una società del gruppo, la SADA (Società per azioni Duplicazioni e Affini) fino al suo assorbimento nel 1966 nella stessa Olivetti.
In quegli stessi anni fondò insieme a Guido Rollier una società cinematografica, la Romor Film, nata per la produzione di un documentario sui problemi del lavoro all’Ilpac, ma che a partire dal 1954 s’impose nel panorama cinematografico per lo spessore culturale dei documentari. La Romor, anche grazie al sostegno di Olivetti, avrebbe prodotto la maggior parte dei documentari artistici ideati da Carlo Ludovico Ragghianti in stretto collegamento con la rivista SeleArte, vòlti a sperimentare una nuova critica d’arte realizzata attraverso il mezzo cinematografico anziché il linguaggio (i cosiddetti critofilm). Tra i molti altri lavori cinematografici prodotti da Mortara con la Romor Film vanno ricordati il documentario Un lume di luce (1956), diretto da Nelo Risi con disegni di Nino Maccari, e i film Storie sulla sabbia (1963) diretto da Riccardo Fellini e Andremo in città (1966) diretto da Nelo Risi. Inoltre, dal 1956 al 1975, Mortara partecipò all’attività della Compagnia finanziaria cinematografica, che operava nel settore del finanziamento e della distribuzione.
Sempre nel 1956 divenne vicepresidente e segretario generale della sezione italiana del CIRIEC (Centre international de recherches et d’information sur l’économie collective), da lui stesso fondata in quell’anno a Milano insieme a Roberto Tremelloni, che ne assunse la presidenza.
Il CIRIEC, istituito a Ginevra nel 1947 dall’economista Edgard Milhaud per rafforzare l’opera svolta dalla rivista Les Annales de l’économie collective, si proponeva di costituire, attraverso le proprie sezioni nazionali, centri documentali e di ricerca sull’economia pubblica dei singoli paesi in cui operava. Sotto la guida ininterrotta di Mortara, durata dal 1956 al 1990, il CIRIEC italiano, in principio denominato Centro italiano di ricerca e d’informazione sulle imprese pubbliche e di pubblico interesse, fu indubbiamente uno dei centri di ricerca più vitali del panorama culturale italiano. Affiancando alla raccolta della documentazione economica e giuridica relativa all’intervento pubblico nell’economia (Gli enti pubblici italiani, 1972; Le fondazioni italiane, 1973; Il settore pubblico dell’economia. Dati e notizie 1970-1974, 1976; I modelli organizzatori degli enti pubblici, 1977; Le associazioni italiane, 1985), una vivace attività scientifica (che al 1990 poteva vantare la pubblicazione di circa 130 volumi e del mensile Economia pubblica del quale Mortara era direttore responsabile), si impose come punto di riferimento indispensabile per la ricerca accademica e per gli operatori pubblici.
Nel suo ultimo periodo di direzione, il CIRIEC estese la propria attenzione anche all’indagine storica, sia pubblicando nel 1984 il volume I protagonisti dell’intervento pubblico in Italia (una delle prime ricerche prosopografiche sui grandi commis d’état apparse nel nostro paese), sia inaugurando qualche anno dopo una nuova collana dedicata alla storia delle imprese pubbliche. Nella sua qualità di vicepresidente del CIRIEC internazionale Mortara contribuì inoltre a istituire nuovi centri in diversi paesi (come in Israele e in Argentina). L’impegno profuso in questa intensa organizzazione della ricerca gli valse, nel giugno 1972, il conferimento della laurea honoris causa in economia da parte della Sir George Williams University (oggi Concordia University) di Montreal.
Negli ultimi anni di vita si impegnò anche nella conservazione dei luoghi della sua prima infanzia, assumendo la presidenza del Comitato per il centro storico ebraico di Venezia e facendosi promotore del recupero della sinagoga Scola Grande Tedesca e del restauro dell’antico cimitero ebraico.
Morì a Milano il 17 febbraio 1990.
Fonti e Bibl.: Non esiste una bibliografia degli scritti di Mortara e il suo archivio, comprensivo dell’inventario della filmografia, è conservato dagli eredi. Si veda anche Torino, Archivio Fondazione Rosselli, Archivio della famiglia Rosselli, C 5355, M 1305, S 197, 263, 356, 746, 788, C 3766; Firenze, Archivi storici della Comunità europea, Fondo Ernesto Rossi, b. 23; Padova, Dipartimento di scienze economiche dell’Università, Fondo Marco Fanno, b. C1 n. 57; Phoenix, Arizona State University, Robert S. Lopez Collection, box 39, F-5; Scritti in onore di A. M., a cura di G. Bognetti - G. Muraro - M. Pinchera, I, Milano 1990 (con contributi di L. Valiani, Una testimonianza, pp. 1-4, e M. Pinchera, A. M.: profilo biografico e intellettuale, pp. 5-23); Hommage à A. M., in Annals of public and cooperative economics, LXI (1990), pp. 3-5; C. Rognoni Vercelli, Mario Alberto Rollier, un valdese federalista, Milano 1991, pp. 89, 107; A. Spinelli, Machiavelli nel secolo XX. Scritti del confino e della clandestinità 1941-1944, a cura di P. Graglia, Bologna 1993, pp. 399-422; R. Broggini, Terra d’asilo. I rifugiati italiani in Svizzera, 1943-1945, Bologna 1993, pp. 109, 554; E. Sinigaglia, Ricordo di A. M., in La Comunità ebraica di Venezia e il suo antico cimitero, opera promossa da A. M. e con sua introduzione, uscita postuma a cura di A. Luzzatto, 2 voll., Milano 2000, pp. 853-857.