MORI, Alberto
MORI, Alberto. − Nacque a Como il 5 luglio 1909, figlio di un importante geografo, Assunto (1872-1956), e di Alida Arrighetti.
La sua infanzia si svolse in Maremma, la terra natia della sua famiglia, nel territorio di Giuncarico, e i suoi primissimi studi furono proprio dedicati ai suoi luoghi di origine: la provincia di Grosseto (Ricerche sui laghi dell’Orbetellano e del Capalbiese, 1932; L’evoluzione della costa grossetana dal Pliocene ai giorni nostri, 1935). Si laureò a Roma, prima in scienze naturali e poi nell’allora nuovo corso di laurea in geografia. Il padre gli aveva trasmesso la passione e l’amore per la disciplina senza tuttavia aiutarlo e agevolarlo nella carriera, che anzi fu all’inizio piuttosto tormentata e tortuosa. Uomo instancabile, Mori fu costretto ad anni di gavetta insegnando scienze naturali e geografia nei licei a partire da Zara, la più disagiata delle sedi dell’Italia di allora, mentre conduceva le sue ricerche e pubblicava i primi risultati.
La sua prima passione scientifica fu per la geografia fisica, più vicina alla sua formazione naturalistica. Maturò già nei primissimi anni la convinzione, che lo accompagnò per tutta la sua vita di accademico e di studioso, che la vera geografia è solo quella che nasce da una visione integrata tra uomo e natura, una convinzione aderente ai paradigmi vidaliani. Tra gli altri, i suoi primi temi di interesse furono la pesca e le dimore rurali. A Zara cominciò a occuparsi anche di industrie, primo argomento di quella geografia economica che poi diventò un altro filone di studi molto proficuo (Le industrie di Zara, nel volume La localizzazione delle industrie in Italia, 1937). Sempre come titolare di insegnamento nei licei da Zara tornò a Grosseto e di lì si trasferì a Roma, dove nel 1932 sposò Aida Perris.
A trent’anni, con 15 pubblicazioni, conseguì la libera docenza. Il titolo gli permise di ottenere un incarico all’Università di Urbino che rappresentò l’occasione di studiare il territorio delle Marche, le industrie, l’insediamento, le case rurali (La casa rurale nelle Marche settentrionali, 1946; Pesaro, 1979). Videro la luce in quegli anni le prime importanti pubblicazioni. Sono del 1940-41 una monografia sulla Dalmazia, uno studio esaustivo sulla pesca in Italia e soprattutto il volume Il mare nei suoi aspetti economici prima elaborazione di un tema che costituì una costante della sua carriera e che approdò, nel 1962, alla pubblicazione dell’opera L’uomo e il mare. Alla fine della seconda guerra mondiale era uno dei giovani geografi italiani più brillanti. Vincitore del concorso a cattedra venne chiamato all’Università di Cagliari nel 1947 e, con tutta la famiglia, si trasferì in Sardegna, regione di cui si appassionò e di cui si occupò sempre. Le tante pubblicazioni prodotte sull’isola (Le saline della Sardegna, 1951; I porti della Sardegna, in collab. con B. Spano, 1952; Sardegna, 1966) – la prima risale al 1949 e l’ultima al 1983 – hanno fatto sì che fosse considerato il geografo della Sardegna del XX secolo.
La collocazione stabile nell’università non esaurì il suo interesse per l’insegnamento della geografia nella scuola, cui dedicò ancora attenzione attraverso la pubblicazione di importanti libri di testo tra cui un atlante per le scuole medie superiori (1960) e un testo per gli istituti tecnici commerciali in cinque volumi (1970 e segg.).
Nel 1950 venne chiamato dall’Università di Pisa e il ritorno in Toscana si rivelò definitivo, nonostante gli fosse offerta la cattedra che era stata di suo padre al Magistero di Roma. L’ateneo pisano costituì, dunque, un traguardo fondamentale e il coronamento di un sogno per Mori, che rimase in questa sede universitaria per 34 anni, fino alla conclusione della sua vita. Il suo pensionamento, nel 1984, in occasione del quale fu pubblicato il volume Scritti geografici in suo onore, non significò la fine dei rapporti con l’università nella quale continuò a essere presente con la qualifica di professore emerito.
I temi delle sue pubblicazioni degli anni Cinquanta furono ancora legati alla Sardegna, regione cui più tardi dedicò due lavori fondamentali: la monografia per la collana Le Regioni d’Italia (1966) e quella per le Memorie illustrative della Carta dell’utilizzazione del suolo d’Italia (1972). Negli stessi anni Mori si interessò anche di climatologia lavorando assiduamente con il suo allievo Mario Pinna; nel 1957 scrisse un saggio indimenticato sul clima d’Italia per l’Italia fisica del Touring Club. Nel 1956, in compagnia di Aldo Sestini, si imbarcò alla volta del Brasile per partecipare al XVIII Congresso geografico internazionale. Nelle numerose occasioni di viaggio al di fuori dell’Europa ebbe l’opportunità di conoscere il Messico, cui dedicò approfondite ricerche. Nel 1959, con le Osservazioni preliminari sulla struttura sociale delle città italiane, inaugurò il tema della geografia sociale urbana, assolutamente nuovo per la ricerca geografica italiana. Nel 1961 scrisse le Osservazioni sull’emigrazione vitalizia nell’Italia meridionale e le Osservazioni sulla geografia dei salari in Italia. Nel 1965 scrisse il saggio Il limite della zona di intervento della cassa del Mezzogiorno come fattore di attrazione e localizzazione industriale. Con Il valore della finalità in Geografia umana (1967) anticipò di qualche anno le ipotesi di Adalberto Vallega. La prematura scomparsa di Umberto Toschi (1966), suo caro amico e maestro della geografia urbana, lo indusse ad affrontare lo studio e l’analisi della città. Nel 1968 nacque così la scuola di geografia urbana pisana, importante testimonianza della capacità di Mori di favorire il lavoro di gruppo. Altra significativa esperienza si realizzò con gli studi sull’Abruzzo. Sempre il 1968 è da ricordare per la pubblicazione del volume Lineamenti di demografia economica, forse il più noto dei tanti manuali prodotti dallo studioso per l’università che dimostra, ancora, la sua attitudine, la sua dedizione e il suo impegno per l’insegnamento. Negli anni Settanta la sua produzione scientifica rallentò senza tuttavia che non fosse pubblicato qualche altro pregevole contributo. Nei primi anni Ottanta, libero da ogni impegno didattico, lavorò a una edizione aggiornata e perfezionata del libro dedicato ai rapporti tra l’uomo e il mare ma il graduale peggioramento delle sue condizioni di salute non gli consentì di portare a termine questa impresa, che avrebbe rappresentato, non contando recensioni e brevi note, la sua centocinquantesima pubblicazione.
Nella sua copiosa produzione Mori è stato un geografo a tutto tondo, ha affrontato gli aspetti economici, antropici e applicativi della geografia, frutto di una visione e di una concezione ampia e integrale della disciplina; si è interessato degli aspetti fisici e naturali, con i problemi dell’erosione dei litorali e dei suoli e gli studi sul clima, di geografia ed economia del mare, con i lavori sulla pesca e sulle saline, di energia nucleare e localizzazione delle industrie; è approdato alla geografia umana con i lavori sull’emigrazione e sui generi di vita in Italia, sul popolamento, sulle dimore rurali e sulla struttura sociale delle città italiane; non ha trascurato la geografia regionale dando alla luce interessanti monografie sulla Dalmazia, la Sardegna, la Toscana, le Marche e l’Abruzzo; non si può non menzionare, infine, il suo interesse e la sua produzione sulla cartografia. Il chiaro e completo corso di cartografia Le carte geografiche, pubblicato per la prima volta nel 1965, è stato un testo di riferimento usato a lungo. Nel corso di mezzo secolo di vita, di docente, studioso, ricercatore e di accademico, Mori è stato anche titolare di cariche direttive in seno alla comunità scientifica dei geografi italiani. Fece parte della Società geografica italiana dal 1933; nel 1961 entrò nel Consiglio direttivo e, dal 1983 al 1987, anno in cui gli venne conferita la nomina di socio d’onore, ricoprì l’incarico di vicepresidente. Il Bollettino e le Memorie della Società hanno accolto, a partire dal 1933, almeno una ventina di suoi scritti significativi. Dal 1953 fu consigliere della Società di studi geografici di Firenze e, dal 1967 al 1971, presidente del Comitato dei geografi italiani. Nel 1987 fu nominato accademico dei Lincei. Durante la sua lunga attività accademica è stato presidente di numerosi comitati tecnici, direttore dell’Osservatorio meteorologico Alessandro Serpieri dell’Università di Urbino e ha partecipato e contribuito alla creazione di nuove facoltà di Lettere o Magistero, in università di nuova istituzione: quella di Lecce prima, quelle di Chieti e Viterbo, poi.
Morì a Pisa il 20 gennaio 1993.
Opere: un elenco delle opere di Mori si trova in Scritti geografici, a cura di M. Pinna e B. Cori, Pisa 1984. In aggiunta a quelle citate nel testo ricordiamo ancora: Atlante di geografia politica ed economica (in collaborazione con Assunto Mori), Torino 1938; Geografia astronomica e cartografia, Pisa, Goliardica, 1958; Nuovo Atlante geografico, Torino 1960; Carta dei regimi pluviometrici d’Italia, scala 1:500.000 (in collaborazione con B. Cori), Roma, CNR.
Fonti e Bibl.: B. Cori, A. M., in Bollettino della Società geografica Italiana, Roma, s. 11, vol. 10, 1993, pp. 177-184; L. Candida, I maestri della geografia italiana: A. M., in La Geografia nelle scuole, Novara 1971, pp. 137-142.