MAZZUCATO, Alberto
– Nacque a Udine il 28 luglio 1813 da Giovanni, professore di botanica presso il regio liceo di Udine, e da Elisabetta Rinoldi. Verso gli undici anni venne avviato dalla madre, colta nobildonna, allo studio del pianoforte e nel 1827 presentò già delle proprie Variazioni strumentate in un’accademia presso la Società filarmonico-drammatica udinese. Dopo il liceo, su impulso della famiglia, si iscrisse al corso di matematica dell’Università di Padova; contemporaneamente prese lezioni di composizione da P. Bresciani. Il 24 marzo 1834 fece rappresentare al teatro Novissimo di Padova La fidanzata di Lammermoor, dramma per musica in tre atti su libretto di P. Beltrame, precedendo di un anno la Lucia di Lammermoor di G. Donizetti. Ma la sua prima opera potrebbe essere La signora di Monza, mai citata negli studi dedicati al M., della quale sopravvivono l’ouverture (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, FF.2.6.7.17) e la romanza Se avverrà che l’idol mio, edita a Milano da Ricordi nel 1833 con dedica a Giuditta Pasta. Il titolo dell’opera sembra rimandare ai Promessi sposi manzoniani; ma il testo, genericamente amoroso, non chiarisce la natura di questo lavoro.
Il M. si volse quindi a Milano, dove il 26 apr. 1836 presentò al teatro della Canobbiana il suo Don Chisciotte, melodramma giocoso in due atti su libretto di I. Crescini; l’opera ebbe esito infelice. Un soggiorno a Parigi, fra il settembre del 1836 e l’aprile del 1837, al quale ne seguì un altro nel 1855, si rivelò decisivo per la sua formazione: assistette ai grand-opéra di E. Auber, G. Meyerbeer, J. Halévy e dell’ultimo G. Rossini e ascoltò le sinfonie di L. van Beethoven. Tornò sulle scene con Esmeralda, melodramma in tre atti su libretto di F. De Boni (tratto da Notre-Dame de Paris di V. Hugo), rappresentata al teatro Sociale di Mantova il 10 febbr. 1838 e poi in altri teatri con varia fortuna. Decisamente cattiva l’accoglienza riservata dal pubblico della Scala a I corsari, melodramma semiserio in due atti di F. Romani (15 febbr. 1840). Sempre a Milano riscosse un vero successo I due sergenti (teatro Re, 27 febbr. 1841), melodramma semiserio in due atti su un vecchio libretto di F. Romani scritto per Donizetti (Chiara e Serafina, 1822); benché rappresentata fino almeno al 1855, l’opera fu giudicata da G. Verdi «parto di mente traviata» e «delirio», e il suo autore meritevole del manicomio (lettera del 4 apr. 1841 a G. Demaldè, in Carteggi verdiani, IV, p. 78). I melodrammi successivi ebbero esito alterno. L’opera seria Luigi V re di Francia (Milano, teatro Re, 25 febbr. 1843), ancora su testo di Romani per Donizetti (Ugo conte di Parigi, 1832), discretamente accolta nel 1843, fu sottoposta nel 1852 ad ampia revisione, ma non ottenne che un momentaneo successo al teatro Regio di Parma e alla Scala. L’ultimo impegno fu Hernani (Genova, teatro Carlo Felice, 26 dic. 1843), su libretto di D. Bancalari tratto dal dramma di Hugo che ispirò Verdi. Quest’ultimo rappresentò il proprio Ernani a Venezia il 9 marzo 1844: l’opera del M. è dunque precedente; ma in seguito si asserì da più parti il contrario, fatto che amareggiò molto il M., che abbandonò quindi l’agone operistico. Incompiuta restò Fede ed errata è l’attribuzione al M. di un Alberico da Romano che sarebbe stato dato a Padova nel 1847 (in realtà, un’opera di F. Malipiero rappresentata nel 1848); sola eccezione sarebbe la collaborazione a La vergine di Kermo (Cremona, teatro della Concordia, 1870), melodramma romantico in tre atti di F. Guidi, in realtà un pasticcio con musiche di diversi autori (del M. è la prima scena dell’atto III). Per il resto, si conta un esiguo numero di pezzi vocali e strumentali da camera e un più consistente manipolo di brani sacri.
Nel 1839 il M. si era trasferito definitivamente a Milano. Entrò nel conservatorio come maestro di canto delle alunne, dopo quattro mesi di supplenza nella classe maschile. Occupò in seguito le cattedre di filosofia e storia musicale (dal 1850) e di composizione, armonia e strumentazione (dal 1851); dal 1872 fino alla morte ricoprì la carica di direttore. Dalle sue classi uscirono figure rilevanti quali A. Boito, F. Faccio, A. Galli, G. Ricordi, J. Foroni, C. Gomes, A. Fumagalli, G. Benedict, P. Remondi, la compositrice Carlotta Ferrari, le cantanti Marietta Gazzaniga e Teresa De Giuli Borsi. All’attività didattica si collegano la traduzione italiana di importanti trattati di canto (M. Garçia e H. Panofka), armonia (Fr.-J. Fétis), strumentazione (H. Berlioz) e la redazione di un Atlante della musica antica. Prima della morte il M. avrebbe affidato al figlio Gian Andrea il manoscritto di una Storia ed estetica della musica, mai pubblicato. Nel 1850 fu incaricato con alcuni colleghi di elaborare un progetto di riforma del conservatorio milanese, approvato nel 1855-56; fu membro della commissione per la riforma dell’insegnamento musicale in Italia, presieduta da Verdi. Quale critico musicale collaborò con vari periodici, principalmente con la Gazzetta musicale di Milano: oltre alle recensioni operistiche, affrontò temi di teoria, analisi, musica strumentale, senza sottrarsi al dibattito anche polemico. Alla Scala fu maestro concertatore al cembalo dal 1854 al 1867, nel 1867-68 concertatore e direttore d’orchestra: fu il primo direttore moderno della Scala, in piedi sul podio con la bacchetta, pratica inaugurata nel 1866 con l’allestimento dell’Africana di G. Meyerbeer. Si avvicinò a Verdi, del quale diresse alla Scala nel 1868 il Don Carlo; il compositore gli indirizzò importanti lettere sull’interpretazione dell’opera. Fu fra i fondatori della Società di S. Cecilia (1860-61) e della Società del quartetto (1864). In qualità di impresario gestì la Scala fra il settembre 1855 e il dicembre 1856. Occasionalmente scrisse qualche testo per musica.
Il M. morì a Milano il 31 dic. 1877.
Il M. fu un personaggio di rilievo nel panorama milanese e italiano del suo tempo soprattutto come intellettuale impegnato nella promozione e nel miglioramento della cultura musicale contemporanea. Grande interesse rivestono gli scritti giornalistici, che riflettono passaggi cruciali della storia musicale italiana: quello dal melodramma rossiniano a Verdi, l’influsso del grand-opéra, l’apparizione di R. Wagner. Nella polemica sul rinnovamento del melodramma italiano promossa dalla scapigliatura fu tra gli intellettuali che sostennero la necessità dell’apertura ai modelli francesi e tedeschi, ma in modo critico, propugnando cioè uno stile eclettico, nel quale il senso italiano della melodia si unisse all’evoluta tecnica compositiva transalpina. Espresse riserve su quasi tutte le opere del Verdi degli «anni di galera», specialmente sui libretti; mentre a partire da Luisa Miller si trovò sostanzialmente in linea con le scelte artistiche verdiane. Quantomeno pionieristico, in Italia, fu l’impegno musicologico espresso nell’Atlante, nel quale propose fra l’altro trascrizioni di monodie medievali. L’attenzione ai temi più attuali del mondo musicale si manifesta inoltre nella partecipazione al dibattito sulla riforma della musica sacra. Più controverso è il giudizio sul M. compositore: per alcuni suoi allievi, come Boito, fu un precursore non compreso; altri, come A. Bazzini, pur giudicando le sue opere interessanti, si ponevano in una posizione più prudente. Le recensioni dell’epoca concordemente rilevano ricercatezza di fattura, vocalità spezzata e tendente al declamato piuttosto che all’espansione melodica, frequentissime modulazioni, strumentazione densa e fragorosa, difficoltà esecutiva superiore alle possibilità medie delle orchestre italiane; lo stile suonava estraneo al pubblico. Una rilettura dei suoi spartiti conferma in parte questi giudizi. L’elaborazione armonica è evidente, così come lo sforzo di aderenza alle sfumature del testo. Nei Due sergenti, per esempio, accanto agli spettacolari virtuosismi canori del personaggio di Rossetta trovano spazio complessità ritmiche non comuni, cromatismi, soluzioni strutturali sperimentali, come la spazializzazione ottenuta nella scena iniziale del gioco d’azzardo anche grazie a un realistico uso del parlato. Una profonda elaborazione è evidente nel maturo Luigi V: l’orchestra entra sovente in dialogo col canto, quasi sempre strettamente sillabico, benché non manchino, soprattutto nella parte di Bianca, vocalizzazioni di notevole ampiezza e difficoltà; efficace è la Tempesta orchestrale che apre l’ultimo atto; e ammirevole la costruzione del finale. A onta dell’impegno tecnico, si ha però l’impressione che la melodia non riesca quasi mai a decollare e a trovare il colpo d’ala che spezzi un certo senso di monotonia. Recentemente sono state riproposte alcune opere sacre, tutte per sole voci virili, che, per fattura e qualità musicale, s’inseriscono degnamente nella miglior produzione da chiesa degli operisti italiani; parte di esse fu scritta nel 1842 per la festa patronale di S. Gaudenzio a Novara.
Oltre alle opere citate in precedenza, si segnalano i seguenti lavori (tutti editi a Milano, da Lucca o Ricordi, salvo diversa indicazione): musiche di scena: Coro dei penitenti per il dramma Parisina di A. Somma (Trieste 1838: perduto). Musica vocale profana: Aria. Il testamento del conte Erbondo a sua moglie Ginoclorosura (testo di I. Crescini: Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, b. 119); Arietta patetica per canto e pianoforte (Milano, Biblioteca del Conservatorio G. Verdi, s.s.); Suona la squilla al tempio, della Pollonia o figli, per coro e pianoforte (Ibid., A-55-220-36); Il mestier del corteggiare, aria comica per tenore e pianoforte (Firenze, Biblioteca del Conservatorio L. Cherubini, D.II.468); Quando il piè sulle venete sponde, inno in onore di Maria Malibran per voce e pianoforte (1835); Ella morì, romanza per soprano e pianoforte (C. Betteloni: 1837); I due amanti sentimentali, notturno per soprano, tenore e pianoforte (1837); Forse, ahi! più non ti vedrò, per basso e pianoforte (F. Romani: 1839); Quattro melodie per canto sopra poesia di Carlo Johaud (Il lago, Il bacio, Il pensiero della sera, Il canto d’amore), per tenore e pianoforte (1841); Hymne du soir dans les temples. Fragmens de la VIII armonie de Lamartine, per basso e pianoforte, in Strenna dell’Atlante musicale… (1852); Canzone, per tenore e pianoforte (A. Gazzoletti: 1862). Musica per pianoforte: composizioni senza titolo (manoscritto autografo in Modena, Deputazione di storia patria, Arch. Carandini, senza segnatura); Vesuve Galop (1841); Un pensiero d’amore (1842). Musica sacra: in edizione moderna sono stati pubblicati mottetti, parti di messe e uffici e una messa fattizia (incisa anche in disco), costruita riunendo singoli movimenti conservati manoscritti a Novara (Arch. musicale della basilica di S. Gaudenzio), Treviso (Biblioteca comunale), Udine (Arch. musicale capitolare): A. Mazzucato, Musica sacra, a cura di D. Zanettovich, I-II, Udine 2000. Manoscritti restano a Novara nell’Arch. musicale della basilica di S. Gaudenzio due salmi autografi: Dixit, per due tenori, basso e orchestra, e Laudate pueri, per tenore, basso e orchestra. Presenti in vecchie catalogazioni dell’archivio novarese, ma attualmente irreperibili: Motetto a grande orchestra, per basso, coro e orchestra (anche con il titolo Cantata sacra); Tantum ergo, per basso solo e orchestra; Tantum ergo, per due voci e orchestra; Tantum ergo, per tenore, coro e orchestra. Trascrizioni: Sinfonia Giovanna d’Arco, riduzione dall’opera di Verdi per due pianoforti a quattro mani ciascuno, Milano 1845; Aria di chiesa di A. Stradella trascritta… con accomp.to di fisarmonica e pianoforte, ibid. 1863.
Scritti: Al direttore del conservatorio di Milano (Milano, Arch. del conservatorio G. Verdi, Lettere alla presidenza, 1857, n. 139); alcune lettere del M. sono conservate a Milano, Museo teatrale alla Scala, Biblioteca teatrale Livia Simoni, e a Cividale del Friuli, Arch. capitolare del duomo; Osservazioni sul regolamento organico del R. conservatorio di musica in Milano, Milano 1859 (con A. Angeleri, S. Ronchetti Monteviti, F. Sangalli: ristampa anastatica in A. Zecca Laterza, A. M. e la riforma del conservatorio di Milano del 1850, in A. M., un musicista friulano, 2000, pp. 39-71); Atlante della musica antica preceduto da una prefazione ai suoi allievi di storia e filosofia musicale, Milano 1867; l’elenco degli articoli del M. apparsi sulla Gazzetta musicale di Milano è redatto da M. Pessina, L’attività di A. M. presso la «Gazzetta musicale di Milano», in A. M., un musicista friulano, pp. 98-103.
Il figlio Gian Andrea fu professore di estetica musicale al conservatorio di Milano e critico musicale del Corriere della sera; dal 1880 si trasferì a Londra, dove svolse attività di critico (contribuì alla prima edizione del Grove’s Dictionary of music), insegnante di canto e traduttore. La figlia Elisa (nata nel 1858), sposata Bicknell, visse in America, dove compose alcune opere fra cui Mr. Simpson of Omaha (1888).
Fonti e Bibl.: F. Regli, Diz. biografico dei più celebri poeti e artisti… che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, pp. 154, 231 s., 284, 316 s., 481; A. Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena dal 1539 al 1871, II, Modena 1873, p. 406; E. Noël - E. Stoullig, Les annales du théâtre et de la musique… Troisième année 1877, Paris 1878, p. 660; M.C. Caputo, Il maestro M., in L’Illustrazione italiana, 13 genn. 1878, pp. 24-26; A. Galli, A. M. Cenni commemorativi, Milano 1879; B. Brunelli, I teatri di Padova, Padova 1921, p. 429; A. Saccavino, A. M., in Riv. della Soc. filologica friulana, VI (1925), 2, pp. 81-92; Carteggi verdiani, a cura di A. Luzio, I-IV, Roma 1935-47, ad ind.; V. Fael, Un musicista friulano dimenticato. A. M., in La Panarie, XIV (1938), 82, pp. 239-244; F.V. De Bellis - F. Ghisi, Alcune lettere inedite sul Don Carlos dal carteggio Verdi - Mazzucato, in Atti del II Congresso internazionale di studi verdiani, Verona-Parma-Busseto… 1969, Parma 1971, pp. 531-541; B. Rossi, La musica in Friuli, Feletto Umberto 1979, pp. 26 s.; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, I, Genova 1980, pp. 167, 176; G. Pressacco, La musica del Friuli storico, in Enc. monografica del Friuli Venezia Giulia, III, 4, Udine 1981, pp. 2021 s., 2026-2028; M. Engelhardt, Verdi und Andere: «Un giorno di regno», «Ernani», «Attila», «Il corsaro» in Mehrfachtvertonungen, Parma 1992, pp. 129-136; L. Nassimbeni, Paganini, Rossini e la Ferrarese. Presenze musicali a Udine e in Friuli tra Settecento e Ottocento, Udine 1999, pp. 29 s., 34, 206; R. Frisano, Ancora su A. M. musicista friulano: contributi dal I Congresso di studi su «A. M. un musicista friulano nella Milano ottocentesca»…, Casiacco di Vito d’Asio… 1999, in La Panarie, n.s., XXXI (1999-2000), pp. 89-93; A. M., un musicista friulano nella Milano ottocentesca, Atti del Congresso…, Casiacco di Vito d’Asio… 1999, a cura di M.G. Sità - R. Frisano, Udine 2000; M.G. Sità, «… dottamente scritta e sparsa di elette melodie»: la musica sacra di A. M. per le feste di S. Gaudenzio a Novara, in A. M., musica sacra, a cura di D. Zanettovich, Udine 2000, pp. VI s.; F. Della Seta, Gli esordi della critica verdiana: a proposito di A. M., in Verdi-Studien. P. Petrobelli zum 60. Geburtstag, a cura di S. Döhring - W. Osthoff, in collab. con A. Jacobshagen, München 2000, pp. 59-73; J. Dibble, Grove’s Musical Dictionary: a national document, in Musical constructions of nationalism: essays on the history and ideology of European musical culture 1800-1945, a cura di H. White - M. Murphy, Cork 2001, p. 44 (su Gian Andrea Mazzucato); M.G. Sità (in collab. con R. Frisano), Nuove fonti per la biografia di A. M.: vita musicale udinese di primo Ottocento e un’immissione in ruolo a Milano nel 1856, in Musica & ricerca nel Friuli Venezia-Giulia, a cura di F. Colussi, Udine 2002, pp. 39-64; A. Rampoldi, G. Verdi e A. M.: il musicista e il musicologo, in Verdi 2001. Atti del Convegno internazionale…, Parma-New York-New Haven… 2001, a cura di F. Della Seta - R. Montemorra Marvin - M. Marica, Firenze 2003, pp. 101-107; M. Vaccarini Gallarani, Modelli culturali e contenuti dell’istruzione musicale, in Milano e il suo conservatorio 1808-2002, a cura di G. Salvetti, Milano 2003, pp. 125-201; M.G. Sità, A. M. docente di canto al conservatorio di Milano e le sue romanze per canto e pianoforte, in Studi sul Novecento musicale friulano, a cura di R. Calabretto, Udine 2005, pp. 69-106; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, pp. 49 s.; Supplément et complément, pp. 325, 371; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, II, pp. 72 s.; Diz. enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, IV, pp. 746 s.; The New Grove Dictionary of opera, III, pp. 292 s.; The New Grove Dictionary of music and musicians, XVI, pp. 199 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XI (2004), coll. 1434-1436 (M.G. Sità).