MARSTALLER, Alberto
– Nacque a Bari il 13 genn. 1845 da Federico e da Emma Lucae. La famiglia era originaria di Francoforte sul Meno, di cui aveva conservato, come lo stesso M., la cittadinanza.
Nel 1841 il padre aveva fondato a Bari la Marstaller, Züblin & C., un’azienda dedita alla produzione e commercializzazione dei tessuti di cotone e dei prodotti della terra, seguendo il modello di imprenditoria non specializzata che vedeva cumulate nel mercante le funzioni di produzione, di intermediazione commerciale e finanziaria e che aveva attirato nel Mezzogiorno borbonico numerosi imprenditori svizzeri, tedeschi e francesi. Anche la famiglia Marstaller aveva realizzato i primi investimenti in Campania, in società con gli svizzeri Züblin e Vonwiller, impiantando cotonifici nel Napoletano e nel Salernitano, passando poi in Terra di Bari sulla scia delle opportunità commerciali offerte dalle colture specializzate dell’olivo e della vite. Già prima dell’Unità, infatti, si costituirono commissionarie e agenzie di rappresentanza a capitale straniero o, più raramente, misto, nelle cui mani si concentrava la quasi totalità del movimento di esportazione di olio, vino e mandorle della provincia di Bari. La Marstaller, Züblin & C. si affermò in breve tempo come la ditta più importante della piazza barese nel commercio di manufatti tessili e derrate, tanto che, con l’Unità e l’istituzione delle Camere di commercio provinciali, il 5 giugno 1863 Federico fu eletto nel consiglio della Camera di commercio ed arti della provincia di Bari. Evento non privo di significato, considerato che i componenti della folta colonia di imprenditori stranieri presente a Bari partecipavano raramente alla vita pubblica cittadina e a iniziative economiche in società con baresi. I Marstaller, invece, furono presenti in più occasioni sia nella rappresentanza camerale sia in società commerciali costituite con imprenditori locali.
L’attività imprenditoriale del M. iniziò nel 1872, con la nomina a «socio gerente responsabile» dopo il recesso, per motivi di salute, di G. Züblin dalla Marstaller, Züblin & C.; fino ad allora il M. aveva lavorato come «collaboratore e procuratore» seguendo le molteplici attività della società che, avvalendosi anche di una filiale a Foggia, spaziavano dalla fabbrica di tessuti di Bari alla produzione di frutta secca, all’esportazione di vino, olio e mandorle in molti Paesi europei, alla rappresentanza della compagnia di assicurazioni Italia e delle società di navigazione Fred. Leyland & C. e Real Compagnia Olandese. Con la chiusura della filiale di Foggia, nel luglio 1873, si decise di concentrare le attività nella provincia di Bari e nel giugno 1874 il M. iniziò a Bisceglie la produzione di vino, dopo essersi aggiudicato, per conto della Marstaller, Züblin & C., una cantina con trenta botti messa in vendita dal Demanio per l’alienazione dell’asse ecclesiastico. Allo stabilimento enologico fu affiancata una fabbrica di botti, in attività fino al 1879, anno in cui furono entrambi ceduti per essere riattivati a Bari, sulla via vecchia di Valenzano e sull’Extramurale. In quegli anni il M. sposò Matilde Wiegand, anche lei tedesca, dalla quale non ebbe eredi. Alla morte del padre, avvenuta nel 1875, il M. assunse concretamente il ruolo di «capo» dell’azienda di famiglia, nella quale entrò come socio gerente anche il fratello Gustavo. Tale ruolo gli venne formalmente riconosciuto anche dal ceto mercantile di Terra di Bari, in occasione della costituzione della Società di navigazione Puglia, sorta con capitale interamente barese e alla quale parteciparono i maggiori esponenti dell’imprenditoria locale. Eletto come primo presidente della società, mantenne la carica ininterrottamente fino al febbraio del 1886. Nel 1876 fu nominato viceconsole di Germania a Bari, succedendo al padre anche in questa carica. Dal 1873, intanto, era stato eletto consigliere della Camera di commercio, incarico che mantenne fino al 1890, quando rassegnò le dimissioni per motivi di salute. Rieletto nel 1898, fu nominato cassiere della Camera, incarico che lasciò nel 1901, restando nel Consiglio fino al 1909.
Dopo l’uscita di Züblin, entrò a far parte della società la famiglia Hausmann con i fratelli Augusto, in qualità di socio gerente, e Carlo, procuratore generale, per cui dal 1883 la ragione sociale divenne Marstaller, Hausmann & C., restando invariata fino alla liquidazione dell’azienda. Sul finire dell’Ottocento la crescita delle dimensioni aziendali portò all’apertura di una filiale anche a Brindisi e all’impianto di una fabbrica di conserve alimentari e di pomodori in barattolo che occupava circa 200 operai, in gran parte donne. La produzione conserviera era esportata in quantità considerevole in Germania, Francia, Russia, Inghilterra, Stati Uniti, Sudamerica e nei Paesi del Nordeuropa. Anche il portafoglio delle rappresentanze commerciali si arricchì con l’acquisizione dell’agenzia del Lloyd austriaco e della Ellermans Line per la provincia di Bari e, grazie all’esercizio dell’attività creditizia, la Marstaller, Hausmann & C. si affermò fra le maggiori banche private della piazza barese.
La tradizionale riluttanza a partecipare alla vita pubblica cittadina fece sì che il nome del M. raramente entrasse nelle cronache delle vicende politiche baresi. Una sola volta, in occasione dei moti popolari del 1898, durante i quali la forza pubblica aveva aperto il fuoco sui dimostranti, accettò di presiedere un comitato di imprenditori per promuovere la raccolta di cibo e vestiario da distribuire alla popolazione stremata dal «caro-pane». Il prestigio e la rilevanza economica del M. furono anche i motivi per cui venne cooptato nel comitato di censura della Banca cooperativa popolare di Bari, costituitasi nel 1881. A sua volta la Banca d’Italia, per la sede di Bari, nominò nel 1908 Gustavo Marstaller componente del Consiglio di sconto e, nel 1911, il M. presidente del Consiglio di reggenza. Nel 1906, intanto, la società in accomandita semplice Marstaller, Hausmann & C. registrò l’ingresso di un nuovo socio accomandante, la famiglia Aselmeyer, che già dalla metà dell’Ottocento era in affari con i Marstaller nell’industria cotoniera napoletana. J. Aselmeyer, infatti, nel 1854 aveva preso il posto del cognato Ettore Marstaller, morto quell’anno, nella David Vonwiller & C., uno fra i maggiori gruppi industriali del Mezzogiorno, nel quale i vincoli societari e i normali interessi economici erano rinsaldati da comuni origini nazionali e da antichi legami parentali. Furono gli anni di massimo sviluppo della Marstaller, Hausmann & C. che, nel luglio 1909, fu inserita nel Bollettino della Camera di commercio come «la più antica della piazza» fra «le principali Società commerciali di esportazione residenti nel mercato di Bari» (v. Boll. della Camera di commercio ed arti della Provincia di Bari, III [1909], giugno-luglio, pp. 165 s.).
Poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia al fianco delle potenze dell’Intesa, prevedendo le inevitabili ritorsioni nei confronti dei «sudditi nemici», i soci della Marstaller, Hausmann & C. misero in atto una strategia di distacco progressivo e di allontanamento dalle iniziative avviate in Terra di Bari. Alcune attività furono mantenute grazie alla presenza di Gustavo Marstaller ma, per effetto delle leggi di guerra, esse furono sottoposte al controllo di un «sindacatore» nominato dal governo.
Così, secondo la Camera di commercio di Bari, «poco prima che l’Italia uscisse dalla neutralità dichiarando guerra all’Austria, i componenti di quella Ditta lasciarono Bari e l’Italia, ma vi è ragione di credere che essi non abbiano invece troncato le loro relazioni commerciali» (Arch. di Stato di Bari, Camera di commercio, b. 334: lettera riservata della Camera di commercio di Bari al ministro dell’Industria, del Commercio e del Lavoro, 8 sett. 1917). Il sospetto della Camera di commercio barese derivava dal fatto che l’azienda produttrice di conserve alimentari risultava essere stata ceduta il 6 maggio 1915 a D. Gaudino, persona molto vicina ai Marstaller, dai quali nel 1920 avrebbe ricevuto la procura generale per occuparsi anche della definitiva liquidazione della società.
Con l’uscita di E. Hausmann, nel luglio 1914, cui fece seguito il recesso degli Aselmeyer, la Marstaller, Hausmann & C., a parte una piccola quota detenuta da C. Hausmann, rimase del tutto nelle mani del M. e del fratello Gustavo, i quali, successivamente, per aggirare le leggi restrittive sulle aziende gestite da sudditi di nazionalità tedesca o austriaca, fecero uso di prestanome, cui cedere fittiziamente alcuni settori di attività, o di procuratori all’uopo nominati.
Nel corso del 1918 il M. lasciò Bari e si trasferì in Germania, in attesa della fine della guerra, ma una grave malattia lo costrinse a recarsi a Norimberga per curarsi e lì morì il 26 maggio 1918, lasciando unica erede la moglie.
Morto anche C. Hausmann, toccò a Gustavo Marstaller, rimasto a Bari, dapprima il dolore di vedersi sequestrare, dopo la sconfitta degli Imperi centrali, le proprietà ancora intestate ai membri della famiglia e poi, alla fine del 1919, il compito di procedere alla liquidazione della Marstaller, Hausmann & C., chiudendo «onoratamente la quasi secolare vita commerciale» (Arch. di Stato di Bari, Camera di commercio, b. 334: circolare di G. Marstaller ai clienti e ai fornitori della Marstaller, Hausmann & C., Bari 1920).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bari, Camera di commercio, b. 334; Prefettura, Gabinetto, b. 49, f. 6; Roma, Arch. stor. della Banca d’Italia, Ispettorato generale, n. 207, f. 1; S. La Sorsa, La vita di Bari durante il secolo XIX, II, Dal 1860 al 1900, Trani 1915, pp. 256, 426; Il nostro quartiere…, a cura di L. Sada, Bari 1968, pp. 158-179; A. Giannuli, Il capitale straniero in Terra di Bari (1870-1904), in Clio, XIX (1983), pp. 465-476; D.L. Caglioti, Vite parallele. Una minoranza protestante nell’Italia dell’Ottocento, Bologna 2006, pp. 53, 151, 161, 169, 283, 287, 294, 302.