GUALANDI, Alberto
Nacque a Pisa, probabilmente fra il 1130 e il 1140, secondo dei tre figli maschi conosciuti di Sigerio (figlio di Gualando, l'eponimo della famiglia vissuto nella seconda metà del sec. XI); il nome della madre è sconosciuto.
I "figli di Gualando" avevano avuto accesso al consolato sin dalla sua istituzione come magistratura stabile all'inizio del sec. XII, e verso il 1150 a essi cominciarono a subentrare gli esponenti della generazione successiva (fra i quali il primo a distinguersi fu Cortevecchia di Alberto, presente in quasi tutti i collegi consolari di quel decennio).
La prima notizia relativa al G. è del 1167, anno in cui ricoprì per la prima volta l'ufficio di console.
L'8 marzo 1167 giunse a Pisa Rainaldo di Dassel, cancelliere di Federico I, per concordare la partecipazione pisana alla spedizione militare contro il Regno di Sicilia prevista per l'estate, e poi annullata; nel maggio Pisa dovette inviare otto galee al Dassel, impegnato nell'assedio di Civitavecchia, e all'inizio di agosto altre otto dovettero accorrere a Roma in aiuto del Barbarossa. Il Comune fu indotto a riconoscere il papa filoimperiale Pasquale III e si giunse anche, il 25 marzo, alla inusitata elezione di un antiarcivescovo da parte degli stessi consoli pisani. A metà novembre una qualificata ambasceria fu inviata al re Guglielmo II, nel tentativo (non riuscito) di ripristinare normali relazioni con il Regno di Sicilia.
Non abbiamo notizie del G. sino al maggio 1172, quando presenziò agli atti con i quali i consoli di Pisa e Firenze (allora legate dall'alleanza stipulata l'anno precedente) e Cristiano di Magonza s'impegnarono a raggiungere una pace fra queste città e quelle di Lucca e di Genova: l'accordo fu giurato a Pisa il 23, e il 26, a San Genesio (presso l'attuale San Miniato), Cristiano ripeté di persona il giuramento là pronunciato dai suoi rappresentanti; in entrambe le occasioni il G. funse da testimone, certo non a semplice titolo personale ma - verosimilmente - come membro del Senato (il Consiglio che a Pisa assisteva i consoli).
Il 3 maggio 1172 suo fratello maggiore Ugo aveva rappresentato lui, l'altro fratello Sichelmo e due biscugini, concedendo al monastero femminile di S. Paolo di Pugnano (in Valdiserchio) il permesso di far passare un canale attraverso un terreno di proprietà collettiva dei Gualandi. Anche in altre occasioni i membri della famiglia agirono insieme riguardo a proprietà e diritti condivisi. Per esempio, il 18 febbr. 1176 il G. e Ugo effettuarono una permuta di terreni anche per conto di Sichelmo e degli altri parenti; e nel 1182 tutti i discendenti maschi di tre dei quattro figli di Gualando, fra i quali anche il G., in veste di compatroni della chiesa "famigliare" di S. Alessandro (oggi scomparsa, ma che sappiamo posta lungo l'attuale via Della Faggiola), autorizzarono il rettore di questa ad alienare un terreno di proprietà della chiesa.
Il 31 dic. 1173 il G. presenziò - anche in questo caso in una qualche veste ufficiale- all'atto col quale i consoli stabilirono le modalità di saldo di un debito di 28 lire a un concittadino, creditore nei confronti del Comune. Tornò a ricoprire il consolato nel 1180.
Come racconta Maragone, all'inizio di febbraio di tale anno il G. - definito "console et cavalieri" - fu incaricato dai colleghi di guidare una legazione in Sardegna "per la discordia che di nuovo era nata infra li Iudici", e operò nell'isola con l'arcivescovo pisano Ubaldo (in veste di legato apostolico), riuscendo in pochi mesi a ristabilirvi la pace, giacché tornò a Pisa già il 10 maggio.
Il G. fu richiamato al consolato già nel 1182. L'unico documento rimasto ad attestare l'attività di quel collegio (e recante un provvedimento a favore del monastero benedettino urbano di S. Vito) è del 29 dic. 1182, quando egli e i suoi cinque colleghi erano ormai a fine mandato; ma nei mesi precedenti, come racconta la cronaca maragoniana, era scoppiata in città una guerra intestina a causa della costruzione del "ponte novo" (voluta da un gruppo di cittadini capeggiato da Cortevecchia di Gerardo Gualandi, cugino in terzo grado del G.), e a lungo non fu possibile effettuare l'elezione dei consoli che sarebbero dovuti entrare in carica il 1° genn. 1183. Non sappiamo se il collegio uscente restasse in ufficio anche dopo tale data; in ogni caso, la prima attestazione del collegio successivo è del settembre 1183.
Negli anni seguenti il G. continuò a interessarsi con regolarità degli affari cittadini. Il 29 genn. 1185 presenziò a un atto dei "capitanei et congnitores guarigangorum" (commissione che aveva il compito di assegnare lotti di terre pubbliche incolte vicino alla città ai creditori del Comune). Nel 1187 fu di nuovo console, anche se non conosciamo i suoi colleghi.
Nel 1190 la città ebbe il suo primo podestà, il conte Tedice Della Gherardesca, insediato allo scopo precipuo di definire nel modo più vantaggioso i rapporti con l'imperatore Enrico VI; e quando costui, il 1° marzo 1191, rilasciò al Comune un diploma che confermava quello paterno del 1162 e riproponeva l'alleanza con Pisa nella prospettiva di realizzare finalmente la conquista del Regno di Sicilia, il nome del G. vi compare nel piccolo e scelto gruppo di cittadini pisani i quali, col podestà, giurarono all'imperatore il rispetto degli impegni assunti dalla civitas. Terminato, con la fine del 1192, quel primo e lungo esperimento di governo podestarile, il G. entrò nel collegio consolare a esso subentrato alla guida del Comune, e restò in carica anche per una parte del 1194. Della sua attività abbiamo solo due documenti di carattere finanziario: il primo (1° luglio 1193) relativo al prestito contratto dai consoli per finanziare un'ambasceria a Costantinopoli (e alle interessanti modalità di restituzione di esso in tale città); e il secondo (1° febbr. 1194) al soddisfacimento di un creditore del Comune.
Questo consolato fu forse l'ultimo rilevante impegno politico del Gualandi. Fra l'altro, nel settembre 1196, quando Tedice assunse per la seconda volta l'ufficio podestarile, egli era ancora creditore di 112 soldi nei confronti del Comune, che gli aveva lasciato un pegno non meglio specificato. Nient'altro sappiamo in seguito di lui: nel marzo 1199 era forse ancora vivo, poiché, in un documento relativo all'attività degli ufficiali pubblici preposti ai "guariganghi", egli è menzionato come padre vivente del figlio Gualando (detentore di uno di siffatti terreni).
Il G. era sicuramente già morto il 27 giugno 1203.
Dei figli del G. (menzionato come defunto) ricordati di sfuggita in tale data conosciamo, oltre a Gualando, un Pelavicino attestato sin dal 1180 (un figlio del quale, di nome Alberto, sarà capostipite del ramo due-trecentesco dei Gualandi Maccaione) e un Ugolino attestato dal 1207 (e probabile capostipite dell'altro ramo dei Gualandi Conca). Non conosciamo invece il nome della madre (o delle madri) di costoro.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Diplomatico, S. Anna, 3 maggio 1172 (st. pis. 1173); Acquisto Roncioni, 29 genn. 1185; 28 marzo 1187 (st. pis. 1188); Atti pubblici, 1° febbr. 1194, 22 sett. 1196 (st. pis. 1197); Pisa, Arch. capitolare, Diplomatico, n. 600; Calci, Arch. della Certosa, 27 giugno 1203 (st. pis. 1204); B. Maragone, Annales Pisani, a cura di M. Lupo Gentile, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., VI, 2, pp. 41-44, 70; Constitutiones et acta publica…, a cura di L. Weiland, in Mon. Germ. Hist., Legum sectio IV, I, Hannoverae 1893, pp. 472-477; J. Müller, Documenti sulle relazioni delle città toscane coll'Oriente cristiano…, Firenze 1879, pp. 61-64; D. Hägermann, Die Urkunden Erzbischof Christians I. von Mainz…, in Archiv für Diplomatik, XIV (1968), 15, pp. 250-253; Carte dell'Arch. della Certosa di Calci (1151-1200), a cura di M.L. Orlandi, Pisa 2002, nn. 109 pp. 209 s., 112 pp. 215 s., 181 pp. 356-358; E. Cristiani, Nobiltà e popolo nel Comune di Pisa, Napoli 1962, p. 331; C. Violante, Le origini del debito pubblico e lo sviluppo costituzionale del Comune, in Id., Economia società istituzioni a Pisa nel Medioevo, Bari 1980, App., n. 2, pp. 92 s.