GASCO, Alberto
Nacque a Napoli il 3 ott. 1879, da Francesco, illustre clinico piemontese, e da Maria Boubée. Indirizzato dal padre allo studio della medicina, seguì invece i corsi universitari di legge e di lettere - laureandosi in legge - e contemporaneamente si dedicò agli studi musicali sotto la guida di R. Terziani; successivamente si recò a Parigi per perfezionarsi in composizione con V. d'Indy.
Funzionario della Corte dei conti per ben venticinque anni, dal 1911 fu critico musicale della Tribuna (precedentemente lo era stato per il Tirso e altri periodici d'arte), spiccando per il brio e la straordinaria competenza dei suoi scritti.
Si dedicò inoltre con grande interesse alla composizione, esordendo con il poema lirico in un atto La leggenda delle sette torri (Milano 1912, versione tedesca a cura di F. Spiro) su libretto di O. Schanzer ispirato a due quadri di D.G. Rossetti; l'opera fu rappresentata con buon successo in prima assoluta al teatro Costanzi di Roma il 4 marzo 1913, sotto la direzione di E. Vitale, avendo quali protagonisti G. Taccani e Gilda Dalla Rizza. Sempre per il teatro scrisse un altro poema lirico dal titolo Astrea, mai rappresentato né pubblicato, su libretto di Schanzer, e Madonna povertà, rimasto incompiuto.
Il G. si ispirò sovente a opere dell'arte figurativa come nella Venere dormiente, da un quadro del Giorgione, poema musicale per quartetto d'archi (Lipsia 1932); La visione di s. Orsola, poema musicale per violino e pianoforte, da un quadro di V. Carpaccio (Roma 1915); La primavera fiorentina, suite per pianoforte, suscitata dalla visione dei capolavori della scuola fiorentina del XIV e XV secolo; Le danzatrici di Jodhpur, per pianoforte, da un quadro di A. Besnard (Milano 1919).
Compose inoltre uno Scherzo orgiastico (1930) di ascendenza straussiana, premiato al Concorso sinfonico bandito dalla Società degli autori di Roma ed eseguito in occasione dei concerti speciali di musiche presentate dal Sindacato nazionale fascista musicisti, oltre che più volte, con successo, all'Augusteo; il Canto elegiaco per violino sulla 4° corda e pianoforte (Milano 1930); i Poemi della notte e dell'aurora, dieci pezzi per canto e pianoforte (Milano-Lipsia 1909); Danse de l'aube et danse du crépuscule, per pianoforte (Paris 1910); Italia, Italia, canto popolare di guerra (Roma 1915) scritto per l'entrata in guerra dell'Italia; Selvaggia, per canto e pianoforte (eseguita a Roma nel 1915); Buffalmacco, preludio giocoso per orchestra eseguito a Roma nel 1917 all'Augusteo (Milano 1921); Presso le fonti del Clitumno, preludio pastorale per orchestra (Milano 1921); Cantico di frate Sole, poema per soprano solista, coro, organo e orchestra (1933), sul testo integrale di s. Francesco d'Assisi. Pubblicò ancora La bella addormentata, per violino e pianoforte; La vergine alla culla, nenia per violino e pianoforte (Milano 1919); Maria di Magdala, poema musicale per violino e pianoforte, scritto per A. Serato ed eseguito per la prima volta da R. Principe a Palermo nel 1921 (Bologna 1921); Beata Beatrix, per mezzosoprano e pianoforte (Milano 1921), eseguito nella versione per canto e orchestra di D. Alaleona nel concerto dantesco del giugno 1921 all'Esposizione biennale di Roma.
Molti suoi scritti, soprattutto articoli della Tribuna, sono stati riediti in Da Cimarosa a Strawinsky. Celebrazioni. Critica spicciola. Interviste (Roma 1939).
Dal 1918 il G. fu accademico dell'istituto musicale Cherubini di Firenze, e dal 1919 accademico di S. Cecilia a Roma. Curò inoltre la sezione musicale istituita presso la Direzione delle belle arti da A. Colasanti. Dal 1924 fu a capo, quale direttore artistico, della prima stazione radio dell'URI (Unione radiofonica italiana) di Roma.
Morì a Roma il 10 luglio 1938.
Cultore appassionato, in gioventù, del dramma musicale wagneriano, rivendicò in età matura la grande tradizione operistica.
Interessante e significativa la sua posizione su "tradizione" e "evoluzione" contenuta in un saggio dedicato a U. Giordano: "Tradizione ed evoluzione non sono termini antitetici come taluno si ostina a credere. Il passatismo dogmatico è da temersi e odiarsi: per contro la tradizione deve mantenersi chiara e robusta attraverso il naturale processo evolutivo dell'arte musicale, come di qualsiasi arte" (Il re di U. Giordano, 1930, in Da Cimarosa…, p. 240). Rimase memorabile il necrologio da lui scritto su La Tribuna (1924) all'indomani della morte di G. Puccini: Il cantore di Mimì è scomparso, ibid., pp. 12 s.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Tribuna, 12 luglio 1938; Carteggi pucciniani, a cura di E. Gara, Milano 1985, pp. 412, 476; A. De Angelis, A. G., in Corriere del teatro, 30 nov. 1916; G. Puccio, Prefazione, in A. Gasco, Da Cimarosa a Strawinsky, Roma 1939; A. Lualdi, Rinnovamento musicale ital., Milano 1932, pp. 75, 90; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, IV, Roma 1978, p. 114; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, pp. 236 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 126.