FALCHETTI, Alberto
Figlio minore del pittore Giuseppe e di Luigia Querio, nacque a Caluso (Torino) il 10 nov. 1878. Ricevette dal padre i primi insegnamenti e, seguendo la tradizione familiare e la sua naturale predisposizione al disegno, a soli undici anni espose alla Promotrice torinese uno Studio dal vero. La passione per i paesaggi lo fece incontrare con G. Segantini, di cui divenne amico; Segantini lo incoraggiò a lasciare la città per dipingere dal vero la natura: su suo consiglio il F. nel 1899 si recò in Val d'Ayas.
Tra i quadri di quegli anni, di cui resta memoria negli elenchi delle esposizioni torinesi a cui il giovane F. partecipò con assiduità, si ricordano: Nevi eterne: Monte Rosa (1901), La montagna (1902), Cimitero di montagna (1903), Saint-Jacques d'Ayas (1907), esposti tutti presso la Società promotrice di belle arti; Prima neve e Ultime praterie verso il Cervino, presentati al Circolo degli artisti di Torino nel 1903 e nel 1904.
Tra i soggetti preferiti dal F., oltre alle nature morte, si ricordano le raffigurazioni di paesaggi realizzati, soprattutto nelle opere giovanili, ricorrendo alla pennellata divisionista, in cui appare una natura pura ed incontaminata e in cui le figure umane sono quasi sempre assenti.
Nel 1905 durante un viaggio al Giomein (Val d'Aosta) il F. conobbe il pittore statunitense John Sargent, insieme col quale intraprese un viaggio in Egitto e in Palestina.
Tra i quadri di tema orientale ispirati da questo viaggio si ricordano La moschea d'Omar, presentata al Circolo degli artisti nel 1905, e Il Giordano e il Mar Morto dai monti di Giuda alla Promotrice nel 1906. Tuttavia non furono molti i dipinti di argomento esotico, perché il F., rientrato in Italia, si rivolse nuovamente al paesaggio montano e alla natura morta.
Nel 1906 presentò alla Mostra nazionale di belle arti di Milano un grande trittico, in cui raffigurò L'alba (con un paesaggio marino simbolo della giovinezza), Ilmeriggio (con una pianura simbolo della maturità) e Il tramonto (con paesaggio montuoso, simbolo della vecchiaia; cfr. p. 151 del catal.). Negli anni successivi la sua fama si diffuse rapidamente ed espose a Monaco di Baviera al palazzo di vetro nel 1909 e nel 1913 e al Salon di Parigi nel 1914. Partecipò inoltre a quasi tutte le biennali veneziane dal 1903 al 1924.
Tra le vedute realizzate in questi anni sono alcune tele, ricordi di viaggi in Europa, tra cui quelle raffiguranti i canali di Rotterdam (Caluso, Comune) e il Tower bridge di Londra (presentato nel 1910 al Circolo degli artisti). Anche gli scorci veneziani furono soggetti cari al F.: Canale di Venezia, Scorcio veneziano, Dalla riva degli Schiavoni (tutti e tre nel palazzo del Comune di Caluso), altri furono presentati al Circolo degli artisti: nel 1912 Canal Grande, nel 1922 Mattino a Venezia, nel 1937 Venezia: Scalo della Salute.
Nel 1921 il F. presentò a Firenze alla mostra La Fiorentina primaverile, otto dipinti a olio dal titolo: Donne delle Alpi.
Nel catalogo si legge: "Attualmente ama dipingere la figura umana in pien'aria, aspirando a rendere la poesia e la grandiosità della montagna insieme alla intensa e sublime emotività della natura umana nelle scene piene di lirismo della vita pastorale" (p. 92).
Nel 1927 fece parte della commissione probivirale della Società promotrice di belle arti di Torino; l'anno successivo partecipò all'esposizione del Circolo degli artisti, presentando il quadro La madre (E. Zanzi, Cronache torinesi, in Emporium, LXVII [1928], 399, pp. 174, 176). Nel 1930, alla II Mostra del sindacato piemontese, presentò La lezione al mare (ibid., LXXI [1930], 426, p. 372), dipinto ancora molto legato alla sua formazione ottocentesca. Nel 1933 partecipò all'esposizione della Società promotrice di belle arti, con i dipinti Mattino e Rustico, e alla Primavera fiorentina conBambina kurda.
Fu molto apprezzato dall'alta borghesia del suo tempo che acquistò le sue opere, quasi interamente tuttora conservate in collezioni private piemontesi; tra i rari dipinti conservati presso istituzioni pubbliche si ricordano quelli della Galleria d'arte moderna di Torino, tra cui un Ritratto del padre Giuseppe del 1913, e il gruppo di opere conservate presso il Comune di Caluso e pubblicate nel catalogo di una mostra postuma del 1960 dedicata a lui e al padre.
Malgrado la sua pittura fosse legata ancora a schemi tardottocenteschi, il F. continuò fino alla fine a partecipare alle vicende artistiche e culturali del Piemonte. Nel 1947 fu chiamato a far parte del comitato d'onore per la prima Mostra di cimeli storici ed artistici canevesani: sulla rivista curata per l'occasione (Prisma canevesano, num. unico a cura dei comitati esecutivi..., Ivrea 1947, p. 42) egli scrisse un passo in ricordo del padre in cui elogiò l'arte semplice alla quale si erano insieme dedicati.
Morì a Caluso il 9 giugno 1951 e vi è sepolto nella tomba di famiglia.
Il fratello Ernesto, medico, nato il 24 nov. 1876 e morto il 10 apr. 1933, era pittore dilettante: si ricorda una sua Natura morta, esposta nel 1927 a Torino alla Quadriennale.
Fonti e Bibl.: Mostra nazionale di belle arti, Milano 1906, p. 151; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea ital., Roma 1909, p. 332; La Fiorentina primaverile (catal.), Firenze 1922, p. 92; La Quadriennale. Esposizione naz. di belle arti (catal.), Torino 1927, pp. 7, 39, 44, 52; Mostra del centenario della Società promotrice delle belle arti in Torino 1842-1942 (catal.), Torino 1942, p. 22; A. Dragone-J. Dragone Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Milano 1947, pp. 228, 256, fig. 208; E. Magaton-M. Bernardi, I pittori Giuseppe e A. Falchetti (catal.), Caluso 1960; G. M. Musso, Invito al Canavese, Torino 1967, p. 244; La pittura a Torino all'inizio del secolo 1897-1918 (catal.), Torino 1978, p. 54; L. Mallè, I dipinti della Galleria d'arte moderna, Torino 1981, p. 140; E. Magaton, Pietro Bretto (catal.), Torino 1984, pp. 18, 20 ss.; Una proposta per l'Ottocento (catal., Gall. d'arte Eleuteri), Roma 1986, p. 36; La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, p. 82; II, p. 816, s.v.