FOLCHI, Alberto Enrico
Nacque a Roma il 17 giugno 1897, da Pio e da Emma Alibrandi Cruciani, in una famiglia di antiche origini nobiliari (tra gli antenati sono da annoverare l'architetto Clemente e il medico Giacomo), con una tradizione di stretti legami con la S. Sede e il mondo cattolico. Il padre del F., come capo dell'Unione romana, fu tra gli artefici della riconquista del Comune di Roma da parte delle forze clerico-moderate dopo l'amministrazione Nathan. Allievo degli scolopi all'istituto "Nazareno", il F. si laureò nel 1917 in giurisprudenza con una tesi su "II diritto internazionale e la guerra commerciale sottomarina". Partecipò quindi alla prima guerra mondiale, meritandosi una medaglia di bronzo al valor militare.
Nel dopoguerra il F. decise di impegnarsi in politica e nel 1919 si iscrisse al partito popolare, aderendo alle più avanzate istanze del movimento cattolico. Fu al fianco di G. Gronchi e A. Grandi nella Confederazione italiana dei lavoratori (CIL) e in seno alla sezione romana del partito popolare fu tra i giovani della combattiva sinistra ispirata da Giovanni Miglioli.
Nella visione del F. il partito doveva essere espressione soprattutto delle organizzazioni cattoliche impegnate in campo sociale. Al consiglio nazionale della CIL (Firenze, 10-12 nov. 1920) affermò che ogni movimento sindacale doveva poter contare su un movimento politico fiancheggiatore in grado di valorizzarlo e, poiché in molte località erano insorti contrasti tra le organizzazioni sindacali cattoliche e quelle del partito popolare, ne imputò la causa al fatto che il partito si era discostato dalle linee fondamentali del suo programma.
In quel periodo il F. diede un contributo specifico all'elaborazione, per conto del segretariato generale della CIL, di materiali programmatici e di studio. Alla settimana sindacale di studi, promossa dalla CIL a Grumello del Monte (Bergamo) dal 26 settembre al 2 ott. 1921, svolse la relazione su "Aspetti della crisi economica - Illustrazione del punto di vista confederale bianco e delle comunicazioni fatte all'organizzazione permanente del lavoro". Al consiglio nazionale della CIL del 9-11 maggio 1922 presentò, insieme con G. Quarello e G. Di Stefano, un ordine del giorno nel quale si sollecitava il vertice della CIL "a prospettare alla Confederazione internazionale dei sindacati cristiani l'urgente opportunità di esaminare, d'accordo eventualmente con altre organizzazioni internazionali sindacali, la possibilità di una manifestazione internazionale che esprim[esse] chiaramente la ferma e decisa volontà del proletariato di giungere all'attuazione di quella vera pace, cristianamente intesa, che [era] condizione indispensabile per il superamento della ... crisi economica e per un migliore avvenire delle classi lavoratrici" (La Confederazione..., p. 466).
II F. denunciava sul giornale della Confederazione la nuova ondata di violenza fascista. Egli vedeva nel fascismo l'"ala marciante della reazione padronale contro i movimenti sindacali e i partiti che [avevano] il torto di difendere i diritti degli umili e di tenere all'elevazione delle classi lavoratrici" (Il gabinetto Facta e il fascismo. Cattivi auspici, in Il Domani sociale, IV [1922], 12).
Durante il regime fascista il F. si dedicò all'insegnamento - fu libero docente di diritto coloniale all'università di Roma - e alla professione forense, prima di prendere parte, come ufficiale in servizio di stato maggiore, alla seconda guerra mondiale. Impegnato sul fronte albanese ottenne un'altra medaglia di bronzo al valor militare e fu quindi richiamato a Roma presso il comando supremo, dove gli venne affidato il compito di stendere il bollettino di guerra. Dopo l'8 sett. 1943 offrì rifugio presso la propria abitazione al colonnello G. Cordero Lanza di Montezemolo, animatore ed organizzatore della Resistenza a Roma.
Dopo la Liberazione il F. riprese in pieno l'attività politica nelle file della Democrazia cristiana, schierandosi sulle posizioni della sinistra interna che faceva capo a Gronchi e che a Roma faceva riferimento al quindicinale Politica d'oggi, di cui il F. era redattore. Gli esponenti di questa tendenza facevano della questione istituzionale il punto di distinzione rispetto ai degasperiani, essendo fermamente convinti "che l'affennazione dei repubblicani sui monarchici fosse la condizione assoluta per rafforzare il regime democratico" (Somma, p. 24). Al momento di fronteggiare la sfida del Blocco del popolo la DC recuperò la propria compattezza e il F., segretario del comitato romano del partito nel 1948-1949, diede il suo contributo al grande successo che il 18 apr. 1948 ottennero anche a Roma le liste democristiane.
Oltre a svolgere un'intensa attività politica il F. fu, dal 1946 al 1954, commissario e quindi presidente dell'Istituto nazionale di assistenza per i dipendenti degli enti locali (INADEL) e, dal 1948 al 1968, professore incaricato di diritto internazionale all'università di Parma. Fu anche tra i promotori del quotidiano d'ispirazione gronchiana La Libertà, che uscì a Roma dal 4 nov. 1948 al 22 maggio 1952.
Nel novembre 1952 il F. entrò a far parte del consiglio nazionale della DC e l'anno successivo venne eletto alla Camera dei deputati per la circoscrizione di Roma, Viterbo, Latina, Frosinone, per la quale fu confermato nelle elezioni del 1958 e del 1963. Alla Camera, dove il F. fu membro della commissione Affari esteri e relatore al bilancio degli Esteri per l'esercizio 1953-1954, Si coagulò in seno al gruppo parlamentare democristiano una sorta di fronda di deputati gronchiani, che spesso agivano in opposizione all'indirizzo della segreteria del loro partito. Oltre che sul terreno della manovra parlamentare il F. si distinse come uno dei più ferventi sostenitori di Gronchi attraverso numerosi interventi sulla stampa.
Nel 1954, allorché la crisi del centrismo diede vigore alle sollecitazioni dei gronchiani a favore di una politica di collaborazione con il partito socialista, il F. scrisse su Politica sociale un articolo che ebbe molto rilievo (Baget Bozzo, 1974, p. 488) e che fu favorevolmente accolto da P. Nenni, che lo considerò un significativo passo verso un'intesa con i cattolici sul terreno degli interessi della classe lavoratrice. Il F. era altresì convinto che in quella fase lo Stato imprenditore e l'industria pubblica potessero svolgere un ruolo decisivo non solo nello sviluppo economico, ma anche sul piano politico determinando nuove alleanze.
Il 6 sett. 1955 il F. fu nominato sottosegretario agli Affari esteri nel primo governo Segni e fu poi confermato nell'incarico nei successivi governi Zoli, Fanfani e Segni fino al 25 marzo 1960. Sostenitore di una politica estera italiana attenta alle relazioni con gli Stati arabi, ma sempre coerente con l'opzione occidentale ed europeista, non esitò a dissociarsi dal governo quando nel 1958 il presidente del Consiglio A. Fanfani sembrò privilegiare la ricerca di buoni rapporti con l'Egitto del filosovietico Nasser (Giamal Husain Abd an-Nasir) piuttosto che con la Tunisia del filoccidentale Habib Burghiba. Relatore al consiglio nazionale della DC sulla ratifica dei trattati di Roma (1957), il F. intravide nell'elezione di un Parlamento europeo da parte dei cittadini della Comunità il passaggio decisivo verso l'unità politica dell'Europa.
Il 25 marzo 1960 venne nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel breve governo Tambroni e il 26 luglio divenne ministro del Turismo e dello spettacolo nel terzo governo Fanfani. Confermato alla testa di tale dicastero nel quarto governo Fanfani e nel primo Leone fino al 4 dic. 1963, il F. presiedette la prima conferenza mondiale del turismo (Roma 1963) e in quello stesso anno presentò il piano quinquennale per lo sviluppo del turismo e l'ammodernamento delle strutture alberghiere.
Dopo aver concluso, nel 1968, la sua esperienza parlamentare, il F. fu vicepresidente del Credito italiano e del Credito fondiario.
Morì a Grottaferrata (Roma) il 24 sett. 1977.
Tra gli scritti del F. si ricordano: L'ordinamento amministrativo dell'Africa italiana, Milano 1936; I mandati coloniali, ibid. 1937; L'Occidente di fronte al comunismo, Roma 1955; Europa unita. I trattati per l'Euratom e il mercato comune, ibid. 1957; Dieci anni di Patto Atlantico, ibid. 1959.
Fonti e Bibl.: La Confederazione italiana dei lavoratori 1918-1926. Atti e documenti ufficiali, a cura di A. Robiatti, Milano 1981, ad Indicem; L. Somma, De Gasperi o Gronchi, Roma 1953, ad Indicem; F. Magri, La Democrazia cristiana in Italia, II, 1950 1953, Milano 1955, ad Indicem; G. Galli - P. Facchi. La sinistra democristiana. Storia e ideologia, Milano 1962, ad Indicem; E. Piscitelli, Storia della Resistenza romana, Bari 1965, ad Indicem; D. Veneruso, La vigilia del fascismo, Bologna 1968, ad Indicem. G Baget Bozzo, Il partito cristiano al potere. La DC di De Gasperi e di Dossetti 1945-1954, Firenze 1974, ad Indicem; Id., Il partito cristiano e l'apertura a sinistra. La DC di Fanfani e di Moro 1954-1962, Firenze 1977, ad Indicem; G. Galli, Storia della DC, Bari 1978, ad Indicem; M. Di Lalla, Storia della democrazia cristiana, I-III, Torino 1979-1982, ad Indices; A. Petacco, 1940. Giorno per giorno attraverso i bollettini del comando supremo, Milano 1990, pp. 6 s.; Chi è? 1961, ad vocem; I deputati e i senatori del quarto Parlamento repubblicano, Roma 1965, ad vocem; Diz. stor. del movimento cattolico in Italia, III, Le figure rappresentative, Casale Monferrato 1984, ad vocem; Il Parlamento ital. Storia parlamentare e politica dell'Italia 1861-1988, XVI, ad vocem.