AZZI, Alberto di Stefano
Miniatore bolognese della seconda metà del sec. 14°, A. costituisce un caso particolare nella storia della miniatura bolognese del Trecento perché, malgrado il numero relativamente notevole di documenti d'archivio che si riferiscono alla sua carriera e nonostante si conservino due sue opere solidamente documentate, la sua personalità artistica è rimasta sconosciuta fino a epoca molto recente.Malaguzzi Valeri (1893) aveva attirato l'attenzione su questo miniatore, tracciandone il primo profilo biografico e citandone le opere fondamentali; da allora il corpus dei documenti relativi ad A. non ha cessato di arricchirsi, come testimoniano le pagine che gli sono dedicate da Filippini e Zucchini (1947) e da Chiarini (1962). Le conoscenze dell'artista, della sua opera e delle sue caratteristiche stilistiche non sono tuttavia progredite di pari passo, tanto che varie sue opere presenti alla Mostra storica nazionale della miniatura (1953), figuravano ancora sotto la dicitura vaga e anonima di 'seguace di Niccolò di Giacomo'. Menzionato talora fugacemente nelle opere generali sulla miniatura italiana (Salmi, 1932; 1956; Rotili, 1968), citato nel DMMR (1949), A. è rimasto praticamente sconosciuto fino all'analisi stilistica dedicatagli da Conti (1978). A Gibbs (1984) si deve il primo tentativo di raggruppare i suoi manoscritti a partire dalle opere documentate.Secondo i documenti, A. era figlio di un miniatore bolognese, Stefano di Prendiparte Azzi. Le più antiche citazioni a lui riferite risalgono, secondo Gibbs (1984), al 1353, anno in cui l'artista risiedeva, come suo padre, nella parrocchia di S. Lorenzo. Dal 1363 egli si stabilì invece nella parrocchia di S. Procolo, dove risiedette fino alla morte. La sua attività di miniatore è testimoniata dai documenti solo a partire dal novembre del 1368, data in cui l'artista venne retribuito per la decorazione dipinta di due messali destinati al Collegio di Spagna. Nel gennaio del 1379 A. risulta testimone in un processo per una rissa avvenuta nella sacrestia di S. Petronio e viene di nuovo citato in un atto del 1381. Eletto l'11 maggio del 1383 podestà delle terre di Ceretolo, Lauro, Predosa e San Martino in Casola, A. dovette raggiungere una certa agiatezza economica se le stime del 1385 lo segnalano possessore di tre case nella parrocchia di S. Procolo. Due documenti del 1394 lo indicano quindi al servizio del Comune, per cui il 7 gennaio miniò le nuove tavole del consiglio dei Seicento e il 4 febbraio due miniature rappresentanti il Paradiso e l'Inferno, nel registro dei colpevoli di frode. L'11 febbraio del 1400 lo si ritrova esecutore testamentario di Bencivenne di Giovanni Flavi, mentre il 4 giugno dello stesso anno figura per aver depositato una somma di cinquecento lire presso un certo Giuliano di Giovanni. L'ultimo documento concernente l'artista è datato 1 dicembre 1402, quando vendeva a Domenico della Seta una casa nel borgo delle Torsaglie.Nessuna delle opere di A. citate in questi documenti è pervenuta fino a oggi; si conservano invece altri due manoscritti dell'artista ben documentati: un volume degli Statuti della Confraternita dei Notai e la Matricola della stessa società (Bologna, Arch. di Stato, cod. min. 22 e 24), per le cui miniature fu retribuito rispettivamente nel 1382 e nel 1387. Dalla contabilità relativa a questi ordini, A. appare chiaramente autore della decorazione dipinta e di quella filigranata; in particolare il conto del 1387 stabilisce una netta distinzione fra le litterae de pennello e le litterae de penna. Intorno a queste opere chiave, Malaguzzi Valeri (1896) aveva già riunito un piccolo gruppo di manoscritti; fra questi solo quello degli Statuti della Società dei Salaroli e Lardaroli del 1376 (Bologna, Mus. Civ. Medievale, 637) è stato accettato da Gibbs (1984). Le opere attribuibili ad A., secondo l'ordine cronologico ricostruito da Gibbs, sono: miniatura con S. Eligio che guarisce il cavallo, inserita in un volume più tardo degli Statuti degli Orafi (Bologna, Bibl. Univ., 4194, c. VIv); Guglielmo Durando, Speculum iudiciale, datato 1354 (Holkham Hall, Lib. of the Earl of Leicester, 225); Decretum Gratiani (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 13003); antifonari K, L, P, Q (e S, secondo Conti, 1981, p. 93, nr. 45) conservati a Padova (S. Antonio, Bibl. Antoniana); Statuti della Società S. Giacomo di Loreto del 1371 (Bologna, Arch. di Stato, cod. min. 58); Giovanni da Legnano (Roma, BAV, lat. 2639, cc. 38-108v), databile intorno al 1376; i citati Statuti della Società dei Salaroli e Lardaroli, del 1376; Dante, Divina Commedia (Perugia, Bibl. Augusta, B. 25 e Parigi, Ars., 8530); Macrobio, commento al Somnium Scipionis di Cicerone (Oxford, Bodl. Lib., Canon lat. 257); Petrarca, Bucolicum carmen (Oxford, Bodl., 580); Ovidio, Metamorfosi (Venezia, Bibl. Naz. Marciana, CCCCXLIX); lezionario del 1400 (Bologna, Mus. Civ. Medievale, 638), attribuito erroneamente al domenicano Antonio Lucrezio che, secondo Gibbs (1984), fu solo il copista.A questo elenco si possono ancora aggiungere i seguenti manoscritti: Decretali (Milano, Bibl. Ambrosiana, B. 42 inf.), il celebre manoscritto miniato da Niccolò di Giacomo nel 1354, in cui però alcune miniature sono di mano di A.; Histoire ancienne jusqu'a César (Parigi, BN, fr. 158), del 1350-1360 ca.; Cicerone, De natura deorum (Parigi, BN, lat. 6340), solo per la decorazione del testo, esclusa la miniatura del frontespizio con lo stemma di Gian Galeazzo Visconti eseguita da un artista lombardo; Giovanni Balbi, Catholicon (Parigi, BN, lat. 7327), che reca le iniziali M.B., probabilmente sigla del carmelitano Michael Bernard; Bonifacio VIII, Liber sextus Decretalium (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 2042, cc. 116 e 117), solo per gli alberi genealogici, del 1350-1360 ca.; Giovanni di Andrea, Novellae de regulis iuris super Sextum (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 2043), datato 1378; Giovanni Villani, Nuova cronica (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 342), databile intorno al 1380-1390; Promptuarium ad usum praedicatorum (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 1535), con le iniziali M.B. del carmelitano Michael Bernard; Giovanni di Andrea, Novella in librum IV Extravagantium (Aschaffenburg, Stiftsbibl., Pap. 2), databile fra il 1388 e il 1395 dalla filigrana della carta; miniatura di un antifonario con la Predicazione di un santo domenicano (Venezia, Fond. Cini, 2047 [già 74]).Questo elenco, lungi dall'essere completo, rivela in A. un artista prodigiosamente attivo al pari di Niccolò di Giacomo e, come quest'ultimo, capace di illustrare i più diversi manoscritti: statuti di confraternite, testi di diritto, libri liturgici, opere di autori classici e di poeti italiani come Dante e Petrarca. L'elenco permette inoltre di farne risalire l'attività a un'epoca assai anteriore al 1368, anno della più antica ordinazione registrata sui documenti. La sua mano si riconosce infatti in due manoscritti datati 1354: lo Speculum iudiciale di Holkham Hall e le Decretali della Bibl. Ambrosiana di Milano. Quest'ultimo manoscritto è particolarmente importante, perché dimostra che A. agli inizi della carriera collaborò con Niccolò di Giacomo, al cui stile si richiama nella concezione delle scene figurate e nelle decorazioni ornamentali. Sarebbe però ingiusto vedere in lui un semplice epigono del grande miniatore bolognese, dal quale invece si distingue, a volte, per un grafismo più acuto e un modellato più discreto, come mostra la miniatura del Miracolo di s. Eligio, una delle sue opere più elaborate.
Bibl.: F. Malaguzzi Valeri, I codici miniati di Niccolò di Giacomo e della sua scuola, Atti Memorie Romagna, s. III, 11, 1893, pp. 120-158; id., La collezione di miniature nell'Archivio di Stato di Bologna, Archivio Storico dell'Arte 7, 1894, pp. 1-20: 8-10; id., La miniatura in Bologna, ASI, s. V, 18, 1896, pp. 264-265; id., Le pergamene, i codici miniati e i disegni del R. Archivio di Stato in Bologna, Atti Memorie Romagna, s. III, 16, 1899, pp. 52-142: 73-75; M. Salmi, La miniatura, in Emilia e Romagna, a cura di D. Fava (Tesori delle biblioteche d'Italia, 1), Milano 1932, p. 310; F. Filippini, G. Zucchini, Miniatori e pittori a Bologna, I, Documenti dei secc. XIII e XIV, Firenze 1947, pp. 4, 221-222; s.v. Azzi Stefano, in DMMR, I, 1949, p. 17; Mostra storica nazionale della miniatura, cat. (Roma 1953), Firenze 1953, nrr. 205, 212, 213; M. Salmi, La miniatura italiana, Milano 1956, p. 20; M. Chiarini, s.v. Azzi Stefano, in DBI, IV, 1962, pp. 763-764; M. Rotili, La miniatura gotica in Italia, I, Napoli 1968, p. 76; G. Tomba, L'Archivio della Società dei notai, in Notariato medievale bolognese (Studi storici sul notariato italiano, 3), II, "Atti del Convegno, Roma 1976", Roma 1977, pp. 204-205, tavv. I-II; A. Conti, Niccolò di Giacomo, in Pittura bolognese del '300. Scritti di Francesco Arcangeli, Bologna 1978, pp. 178-179; id., La miniatura bolognese. Scuole e botteghe 1270-1340, Bologna 1981; R. Gibbs, Recent Developments in the Study of Bolognese and Trecento Illustration, BurlM 126, 1984, pp. 638-641.F. Avril