ALBERTO degli Abati, santo
Figlio di Benedetto e di Giovanna Palizzi, nacque a Trapani (e non ad Erice, come fino ad oggi da alcuni si è voluto). Si sarebbe offerto al convento dei carmelitani di Trapani all'età di otto anni; ve lo troviamo con certezza l'8 agosto 1280, il 4 apr. 1289 (è già sacerdote) e l'8 ottobre successivo. Un documento del 10 maggio 1296 lo mostra superiore provinciale di Sicilia. A Messina avrebbe miracolosamente aiutato la città durante un assedio.
Dopo avere operato vari prodigi, morì a Messina il 7 agosto di un anno incerto, con probabilità il 1307 (come propone, con altri, G. B. de Lezana, O. Carm., Annales... ordinis B. V. Mariae de Monte Carmeli, IV, Romae 1656, pp. 459, 487).
Purtroppo la vita di s. A. permane piena di incertezze e di notizie dubbie, perché di lui non possediamo se non biografie posteriori al 1385, in cui hanno cercato di mettere ordine ed esercitare una severa critica i bollandisti (in particolare P. Boschi) nelle pagine che a lui dedicano gli Acta Sanctorum (Aug., II, Antverpiae 1735, pp. 215-226) e gli Analecta Bollandiana (XVII, 1898, pp. 314-336). Alle varie redazioni della vita (per cui si veda Bibl. Hag. Lat., I, Bruxelles 1898, p. 38 e Suppl., Bruxelles 1911, p. 12) è da aggiungere il Catalogus Sanctorum carmelitano, comunemente attribuito al generale dell'Ordine G. Grossi (m. 1432 circa), che riprende però testi precedenti.
Incerta è la data di una traslazione di reliquie assenta dell'anno 1309 o 1316 (sembra più esatta quest'ultima, se è vera la notizia secondo cui il provinciale, che avrebbe compiuta la traslazione, sarebbe morto poco dopo, in viaggio, recandosi in Francia ad un capitolo generale, quello tenuto, infatti, a Bordeaux nel 1318).
La tradizione parla di un canto miracoloso intonato dagli angeli sul suo feretro per indicare che doveva celebrarsi la Messa dei santi e non quella dei defunti.
La fama di santità di s. A. si estese tanto, che già nel sec. XIV l'Ordine si fece promotore del riconoscimento del culto da parte della S. Sede, concesso poi da Callisto III a viva voce nel 1457 e da Sisto IV con bolla del 31 maggio 1476. L'Ordine lo prese a suo speciale protettore; per questo in moltissime chiese si dedicarono a lui altari e si fecero quadri; parimenti diffusissime le sue reliquie, richieste per la benedizione dell'acqua di s. Alberto contro la febbre. È protettore di Messina, Trapani, Erice, Palermo, Revere (presso Mantova).
Vasta la iconografia. Nelle rappresentazioni più antiche egli è solo o con la Madonna o in sacre conversazioni, con in mano un testo mariano, un giglio ed un demonio alla catena (per una tentazione superata durante il suo noviziato); nel sec. XVII si illustra la serie dei suoi miracoli e spesso si vede la Madonna offrirgli il Bambino. Eccellenti pittori lo hanno raffigurato: Taddeo di Bartolo, Filippo Lippi, il Francia, Antonio Solario, Andrea del Sarto, il Moretto, Guido Reni, il Guercino. Una bella scultura di A. Gagini è in Erice.
Fonti e Bibl.: Trapani, Biblioteca Fardelliana, Pergamene dell'Annunziata; O. Gaetani, Vitae Sanctorum Siculorum, II Panormi 1657, pp. 74 s. delle Animadversiones; Daniel a Virgine Maria, Speculum carmelitanum, II, Antverpiae 1680, p. 629; N. Burgio, Dissertazione sulla patria di S. A. degli Abati, Palermo 1773 e Trapani 1778; T. Guerrassi, Erice vendicato, Palermo 1780; G. Ghidini, S. Alberto carmelita patrono di Revere, Mantova 1911; B. Xiberta, De visione s. Simonis Stock, Romae 1950, pp. 281-307; L. Réau, Iconographie de l'art chrétien, III, 1, Paris 1958, p. 47; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclésiastique, I, coll. 1558 s.