CANALETTI GAUDENTI, Alberto
Nato a Sirolo (Ancona) il io maggio 1887 dal conte Giulio e da Lidia Gaudenti in una famiglia di nobili benestanti, compì gli studi universitari a Roma, dove si laureò in giurisprudenza nel 1912 con la tesi in storia del diritto italiano "Studi sulla costituzione economica di Roma nel secolo XVIII", di cui fu relatore Francesco Schupfer. Fin da studente, con note e recensioni di opere di scienze politiche, collaborò a riviste di tendenza nazionalconservatrice, come la Rivista di Roma e L'Italia moderna, e al Giornale degli economisti. Nel 1912 gli venne assegnato il premio Corsi dell'università di Roma per una sua nota sulla legislazione sociale poi pubblicata nel periodico liberale aretino La Vedetta. Negli anni successivi pubblicò altre note e recensioni sul Bollettino del circolo giuridico di Roma, su La conquista di Egilberto Martire e su La Rivista di cultura e La Cultura contemporanea, riviste promosse ed ispirate da Romolo Murri, al quale era legato da stima ed amicizia. Distaccatosi dagli studi giuridici, il C. si dedicò in maniera particolare al proseguimento delle ricerche di storia dell'organizzazione economica dello Stato pontificio nel Settecento: tra il 1912 ed il 1920 pubblicò alcuni saggi sul Giornale degli economisti e su La Vita italiana. Sulle stesse riviste e sull'edizione politica della Voce pubblicò, inoltre, alcuni commenti di politica economica.
Nel 194 sposò Ida Bianchelli, dalla quale ebbe due figli, Filippo e Annamaria. Partecipò come ufficiale alla prima guerra mondiale nel 1° reggimento del genio zappatori, fu decorato con croce al merito di guerra e si congedò col grado di capitano. Nel dopoguerra collaborò al Giornale del mattino di Bologna e alla terza pagina dei Giornale d'Italia di Roma. Aderì fin dal suo sorgere al Partito popolare italiano, dei quale con Alberto Folchi, Gerardo Bruni, Luigi Cecconi, Ivo Coccia, Giuseppe Fuschini e Lamberto Giannitelli, animò la sinistra della sezione romana.
Convinto che fosse vitale per un partito di cattolici mantenere il programma politico e sociale riformatore della prima Democrazia cristiana, il C. attribuiva alle posizioni di centro del partito la funzione tattica di operare per il progressivo assorbimento delle posizioni di destra interne: ciò sarebbe stato indispensabile perché il partito potesse dispiegare a pieno le, sue potenzialità; era questa, secondo lui, la funzione storica e politica di don Luigi Sturzo, che per la sua ortodossia intransigente sul piano religioso si era tenuto saggiamente lontano dalle suggestioni moderniste che avevano caratterizzato un largo settore dei primi democratici cristiani.
Come delegato il C. partecipò ai congressi del Partito popolare italiano di Venezia (1921), di Torino (1923) e di Roma (1925): negli ultimi due venne eletto nel consiglio nazionale del partito nella lista della minoranza di sinistra di cui era guida politica e culturale Francesco Luigi Ferrari. Alle battaglie della sinistra popolare partecipò anche come redattore dei Domani d'Italia: tra esse, in particolare, quella contro la collaborazione e partecipazione al governo di Mussolini e per un'opposizione decisa all'affermarsi della dittatura fascista. Nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche del 1924 fu anche aggredito e sequestrato dalla banda Pollastrini a Vicovaro, nei pressi di Roma.
Durante gli anni del fascismo, abbandonata la militanza politica, il C. si dedicò agli studi e all'insegnamento. Tre furono soprattutto i suoi poli di interesse: quello storico e letterario, con l'edizione di opere di G. G. Belli e del poeta cinquecentesco M. P. Rinaldini e con gli studi di storia medievale e moderna delle Marche (collaborò a Rassegna marchigiana e a Studia picena); quello della statistica, in particolare della statistica ecclesiastica, di cui fu uno dei fondatori e che (insieme con la sociologia e con l'economia politica) insegnò nelle università pontificie Lateranense e Urbaniana; quello delle scienze politiche e sociali, con particolare riguardo ai problemi che il socialismo e il comunismo ponevano in campo cattolico, che affrontò con gli studi su Rosmini e su La Tour du Pin. Mantenne, comunque, rapporti con alcuni ex popolari che, come lui, partecipavano all'Opera dei ritiri operai.
Durante la seconda guerra mondiale fu incaricato da monsignor G. B. Montini di organizzare l'ufficio statistico per i prigionieri di guerra presso la segreteria di Stato vaticana, organismo sulla cui attività si fondavano le iniziative assistenziali ed umanitarie nei riguardi dei deportati nei campi di concentramento.
Con altri esponenti della sinistra popolare il C. era stato tra i primi aderenti al Movimento cristiano-sociale, promosso nel 1939 da Gerardo Bruni, contribuendo ad elaborarne il programma di riforma economico-sociale basato sul cooperativismo e sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende; ma, alla vigilia del convegno clandestino del marzo 1943 che lo avrebbe approvato, se ne distaccò per seguire, con Q. Tosatti, l'invito di A. De Gasperi a collaborare alla nascita della Democrazia cristiana e partecipò agli incontri in casa di G. Spataro e alla commissione per il programma economico del partito presieduta da P. Campilli. Dopo il 25 luglio prese anche parte all'azione per la ricostituzione delle organizzazioni sindacali democratiche e venne designato, insieme con il comunista M. Alicata e il socialista 0. Vernocchi, a dirigere il periodico unitario Il Lavoro italiano. Sul primo e unico numero di questo, pubblicato il 10 sett. 1943, apparve l'articolo del C. Ritorna Garibaldi, che esortava alla resistenza contro i nazisti.
Durante l'occupazione tedesca di Roma, egli fu membro del Comitato di liberazione nazionale della capitale in rappresentanza della DC, della quale curò l'organizzazione e coordinò l'azione politica nella città e nella provincia.
Subito dopo la liberazione della capitale continuò a dirigere il suo partito a Roma e partecipò attivamente alla lotta interna ad esso militando nella sinistra di Politica d'oggi che, attraverso l'omonimo mensile e poi il settimanale Tendenza, condusse una intensa ed impegnativa battaglia contro la linea moderata di De Gasperi, a favore di una precisa scelta del partito per la repubblica, le autonomie locali e sociali, un più accentuato impegno per le riforme economiche e sociali da realizzarsi attraverso una più marcata autonomia dagli Alleati e dal Vaticano e una più stretta collaborazione con i partiti di sinistra. Alla corrente, che aveva in D. Ravaioli il suo leader e in C. Mortati, Q. Tosatti, M. Montesi, A. Alessandrini, A. Albonetti e D. De Cocci i suoi esponenti più rappresentativi, il C. dette il suo specifico contributo trasfondendo nel suo programma gli orientamenti che avevano già caratterizzato quello cristiano-sociale.
Al centro dei suoi orientamenti di studioso, in questa nuova fase, vi fu soprattutto il problema dell'organizzazione economico-agraria della collettivizzazione dell'URSS. Dedicò la sua attenzione anche al problema della riforma agraria italiana sostenendo nel suo partito la necessità di un impegno deciso senza cedere alle resistenze dei ceti e gruppi contrari ad essa.
Nel 1944-45 fu presidente dell'Istituto di credito delle casse di risparmio italiane; nel 1945 fu nominato membro del Consiglio di Stato, di cui poi divenne presidente di sezione; nel 1944-46 fece parte del consiglio direttivo della Federazione nazionale della stampa italiana; dal 1945 al 1949 fu presidente dell'Istituto centrale di statistica.
Contemporaneamente fu ancora attivo nella politica: nei congressi nazionali della DC di Roma (aprile 1946) e di Napoli (novembre 1947) fu eletto nel consiglio nazionale del partito in rappresentanza della minoranza di sinistra; nel 1948 fu eletto senatore nel V collegio di Roma; dal 1956 al 1961 fu consigliere comunale e assessore al comune di Roma. Eletto due volte sindaco della capitale (20 giugno e 7 luglio 1961), senza esservi stato designato dal suo partito, si dimise per disciplina ma non accettò la candidatura come capolista della DC nelle successive elezioni amministrative del 1962. Dal 1953 al 1966 fu presidente dell'Automobil Club di Roma e vicepresidente di quello nazionale.
Negli ultimi anni, la profonda trasformazione dei paese mise a seria prova la sua cultura economica, sociale e politica che non sempre si rivelò capace di comprendere la novità delle situazioni e fu venata di alcune nostalgie corporativistiche.
Il C. morì a Roma il 1° maggio 1966.
Opere: un elenco incompleto delle opere del C. è in appendice alle sue Battaglie parlamentari, Roma 1954, dove sono raccolti discorsi e relazioni svolti al Senato; in opuscolo sono raccolte anche le giovanili Recensioni di opere, ibid. 1915. Degli altri suoi scritti si ricordano: Delle corporazioni artigiane nella storia di Roma nel secolo XVIII, Roma 194; G. G. Belli, Il canzoniere inedito, a cura e con prefazione di A. Canaletti Gaudenti, ibid. 1916; Don Sturzo, Milano 1921; G. G. Belli, Il canzoniere amoroso per la marchesa V. Roberti, a cura e con prefazione di A. Canaletti Gaudenti, Roma I 930; A. Rosmini Serbati, Saggio sul comunismo e socialismo, a cura e con prefazione di A. Canaletti Gaudenti, ibid. 1930; M. Panfilo Rinaldini, poeta romanzesco del Cinquecento, Modena 1930; Elementi di economia politica, Milano-Genova-Roma 1930 (2ª ediz., 1942); Un corporativista cattolico. Renato de la Tour du Pin, a cura e con prefazione di A. Canaletti Gaudenti, Roma 1933; La statistica ad uso della Chiesa, ibid. 1937; Gli statuti del Comune di Sirolo del 1465 e le loro successive riformagioni, Ancona 1938; Lezioni di statistica, Roma 1942; Orientamenti per l'economia di domani, ibid. 1943; La socializzazione agraria nell'URSS, ibid. 1944; Luigi Sturzo: il pensiero e le opere, ibid. 1945; Il nuovo ordinamento economico-sociale, in Politica di sinistra nella Democrazia cristiana, ibid. 1945, pp. 190-206; Cinque mesi di vita della sezione romana [della DC], ibid. 1945; Russia agricola collettivista ibid. 1947; La politica agraria e annonaria dello Stato Pontificio da Benedetto XIV a Pio VII, ibid. 1947; L'attività dell'Istituto centrale di statistica nel quadriennio 1945-48, ibid. 1949; URSS, agricoltura e comunismo, Bologna 1953; G. Miglioli alfiere del "Quinto Stato", Roma 1959; Libertà e socialità nel siero di Luigi Sturzo, ibid. 1963; Elementi di statistica ecclesiastica, in collab. con I. Ragni, ibid. 1964; Un diario della Resistenza romana, ibid. 1965.
Fonti e Bibl.: Le carte del C. sono conservate dagli eredi. Un suo profilo biografico è stato curato da G. Ignesti in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, a cura di G. Canipanini e F. Traniello, III, 1, Casale Monferrato 1984, pp. 160-162.
Su vari aspetti e mornenti si veda: F. Magri, La Democrazia cristiana in Italia, II, Milano 1955, p. 347; G. Tupini, I democratici cristiani. Cronache di dieci anni, Milano 1954, pp. 74, 137, 184; R. Perrone Capano, La Resistenza di Roma, I, Roma 1963, p. 73; E. Piscitelli, Storia della Resistenza romana, Bari 1965, pp. 90, 120; G. Spataro, I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano 1968, pp. 67, 215, 250, 363; G. Baget Bozzo, Il partito cristiano al potere. La DC di De Gasperi e di Dossetti, Firenze 1974, ad Indicem; G. Intersimone, Cattolici nella Resistenza romana, Roma 1977, pp. 68-69; O. Majolo Molinari, La stampa romana dal1900 al 1926, Roma 1977, ad Indicem; A. Riccardi, Roma "città sacra"? Dalla Conciliazione all'operazione Sturzo, Milano 1979, pp. 139, 178; G. Bruni, L'esperienza del Movimentodei cristiano-sociali, in Discorsi e immagini, 1981, n. 2, p. 34; A. Parisella, Il Partito cristiano-sociale, in AA. VV., Storia del movimento cattolico in Italia, a cura di F. Malgeri, V, Roma 1981, pp. 68, 97; G. Fanello Marcucci, Alle origini della Democrazia cristiana. 1929-1944. Dal carteggio Spataro-De Gasperi, Brescia 1982, ad Indicem; V. Tassinari, Quinto Tosatti. L'uomo e il pensiero, Torino 1983, ad Indicem; G. Crainz, La rifondazione della Federazione nazionale della stampa (1943-1946), in "Oggi 26 luglio 1943 alle ore 9 …". Risorge la Federazione della stampa, Roma 1986, pp. 25, 31, 35, 50, 83, 84.