CALZA BINI, Alberto
Figlio di Edoardo e di Corinna Bini, nacque a Roma il 7 dic. 1881. Frequentò l'Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi nel 1900, dal 1900 al 1927 svolse intensa attività di pittore e di acquafartista, parallelamente all'insegnamento della storia dell'arte e del disegno negli istituti tecnici e nei licei di Acqui, Livorno, Milano, Roma e Napoli. Dal 1904 al 1915 partecipò con quadri e acqueforti alle Esposizioni internazionali e nazionali d'arte di Parigi, Londra, Tokyo, Roma, Firenze, Milano, Genova, Livorno.
Fin dai primi anni del secolo, il C. manifestò una decisa inclinazione verso l'operare dell'architetto, impegnandosi nella progettazione, soprattutto nei settori dell'edilizia economica e popolare e dell'edilizia scolastica.
Tra le opere realizzate in questo settore sono degne di nota: l'asilo S. Spirito in Livorno (1907); gli edifici della cooperativa "Leonardo" in Roma (1919); il collegio orfani INADEL di Anagni (1926); l'istituto "Duca degli Abruzzi" in Roma (1927); la sede dell'Istituto case popolari di Roma in lungotevere Tordinona (1928); le case INA di Bari (1933); il collegio artigiano di S. Michele a Roma (1934).
Nello sviluppo dell'attività progettuale del C. si rileva l'innestarsi inizialmente su una misurata aderenza alle linee classiche, di una interessante influenza della scuola di Vienna ed in seguito di quella voga revivalistica che andò sotto il nome di "barocchetto romano", filtrata attraverso un sobrio gusto del materiale della decorazione; negli ultimi progetti scivolò verso un manierato e poco convinto "stile littorio".
Tra i lavori urbanistici eseguiti dal C. sono, invece, da segnalare: il piano paesistico dell'isola di Ischia (1940), i piani regolatori di Salerno (1936), Taranto (1937), Bari (1952) in collaborazione con il figlio Giorgio e, l'ultimo, anche con Marcello Piacentini.
Il C. dimostrò, inoltre, particolare interesse per il restauro e risanamento di edifici storici, dirigendo i restauri, in Fano, della loggia di S. Michele, della corte malatestiana e delle mura della Mandria ed arco di Augusto (1925); progetto e diresse il risanamento di palazzo Gravina di Napoli e la sua sistemazione a sede della facoltà di architettura (1933); infine di eccezionale importanza in questo settore si deve ritenere la progettazione e la direzione delle operazioni di liberazione e restauro del teatro di Marcello in Roma (1926, 1932). Negli ultimi anni di vita, il C. dette particolare impulso all'attività svolta dal Centro studi per la storia dell'architettura, di cui era stato eletto presidente.
Ma la sua attività prevalente e più interessante fu senz'altro quella organizzativa e sindacale, diretta a creare e potenziare le forme istituzionali dellattività degli architetti e del dibattito culturale sull'architettura e sull'urbanistica.
Pochi mesi dopo la marcia su Roma (il C. era stato fondatore del Fascio di combattimento di Calvi nel 1921) fu nominato presidente dell'Istituto case popolari di Roma - carica che conservò sino al '43 -; ne potenziò l'azione anche sul piano culturale, dando vita al concorso nazionale per il quartiere sperimentale della Garbatella, nel 1927. Il C. era, con Federzoni, Medici del Vascello e Cremonesi, tra i massimi esponenti del gruppo che aveva guidato la lotta contro la tassa sulle aree fabbricabili, e che col nuovo regime dominò il comune di Roma. Organizzatore e segretario del Sindacato nazionale fascista architetti dal 1924, svolse un'azione intensissima per il riconoscimento delle prerogative della professione di architetto, portando la sua battaglia anche in Parlamento (fu eletto deputato nella XXVIII, XXIX e XXX legislatura).
Come segretario del sindacato, si trovò al centro del dibattito, a volte infuocato, che in quegli anni contrapponeva gli architetti più aperti e sensibili alle influenze del movimento moderno agli accademici ed alla classe professionale legati ai vecchi schemi culturali e di potere; in questa posizione, ebbe un ruolo molte volte contraddittorio, che risentiva ovviamente della funzione di mediazione tra posizioni diverse, che facevano leva direttamente sui legami con il potere politico fascista. In tale quadro si collocano il patrocinio dato alla prima esposizione del 1928 del movimento italiano per l'architettura razionale (M.I.A.R.), la successiva sconfessione del gruppo in occasione della seconda Esposizione del 1931 (è sua la relazione recisamente negativa del 17 luglio) e l'appoggio dato alla formazione di un gruppo antagonista (il R.A.M.I.: Raggrupp. archit. moderni italiani), che segnò la fine del M.I.A.R., e i numerosi dibattiti parlamentari - tra i quali quello sulla nuova stazione di Firenze - nei quali il C. cercò di sostenere, contro i fautori dell'accademismo e del classicismo, il diritto degli architetti a seguire le linee evolutive della cultura architettonica del proprio tempo, cadendo però nell'equivoco della nuova cultura modernista.
Tenne per alcuni anni il corso di edilizia economica e popolare alla scuola superiore di architettura di Roma; nel 1928 fondò la facoltà di architettura di Napoli, dove dal 1930 occupò la cattedra di composizione architettonica e ricoprì anche la carica di preside.
Fondò nel 1930 l'Istituto nazionale di urbanistica (I.N.U.), e alla diffusione della disciplina urbanistica in Italia dedicò molte energie, contribuendo alla impostazione del piano regolatore di Roma del 1931, e soprattutto risultando uno dei maggiori artefici della legge urbanistica del 1942: strumento legislativo che ha costituito per oltre un trentennio il perno della normativa urbanistica italiana e che, pur manchevole in molti punti alla luce delle esperienze operative, conteneva elementi di grande apertura rispetto alle condizioni politiche ed al livello dell'esperienza, anche internazionale, del periodo in cui fu elaborata.
Fu nominato senatore del Regno nel febbraio 1943 (fu dichiarato decaduto il 28 dic. 1944). Nel 1939 era stato chiamato alla presidenza dell'Accademia di S. Luca.
Dopo la seconda guerra mondiale e la caduta del fascismo, il C., dopo un periodo di internamento, per i suoi precedenti fascisti, nel campo militare inglese di Padula, fu reintegrato nelle sue funzioni di docente universitario e tornò a presiedere la facoltà di architettura di Napoli, impegnandosi particolarmente nella Organizzazione dell'istituto di urbanistica della facoltà, nell'ambito del quale istituì il primo seminario permanente di urbanistica, seminario che venne riconosciuto ufficialmente nell'anno 1955.
Sulla sua lunga esperienza di studioso di urbanistica si imperniò l'attività che lo interessò maggiormente negli ultimi anni della sua vita, la partecipazione alla Commissione per il nuovo piano regolatore di Roma.
Il C. morì a Roma il 25 dic. 1957.
Scritti: Le nuove costruzioni del quartiere Trionfale dal 1919 al 1923, in Architettura e arti decorative, 1924, pp. 305-18; I problemi dell'abitazione e quelli dell'estetica, in Nuova antologia, 1ºluglio1926, pp. 93 ss.; Per la costruzione di un centro di studi urbanistici in Roma, Roma 1928; Per l'arte italiana, ibid. 1930; Per il piano regolatore di Roma 1931, ibid. 1932; L'architetto nella vita moderna, Firenze 1934; La tutela e l'inquadramento statale degli artisti, in Atti del VI Convegno "Volta", Roma 1936, pp. 258-64; La facoltà di architettura nelle università italiane, in Annali dell'università ital., I (1939), pp. 66-70; I compiti dell'I.N.U., in Urbanistica, 1941, n. 1, p. 1; Il piano territoriale strumento di disurbanamento, ibid., p. 3; Per la disciplina urbanistico-edilizia della nazione, ibid., n. 6, p. 2; Verso una nuova legislazione delle aree urbane, ibid., 1942, n. 3, p. 3; Urbanistica ed architettura, ibid., 1943, n. 1, p. 3; Il teatro di Marcello. Forme e strutture, Roma 1953.
Fonti e Bibl.:Roma, Archivio Calza Bini, passim; Architettura e arti decorative, 1924-36, passim; Atti parlamentari Camera dei deputati, Discussioni, legisl. XXVIII-XXX, ad Indices; Senato, Discussioni, legisl. XXX (dal 1943), ad Indicem;B. Zevi, Storia dell'architettura moderna, Torino 1950, pp. 234, 239, 643, 652; Urbanistica, 1958, n. 23; I. Insolera, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica, Torino 1962, pp. 113, 125, 130, 133, 164; G. Accasto-V. Fraticelli-R. Nicolini, L'archit. di Roma capitale 1870-1970, Roma 1971, ad Indicem.