BIBI (Bibio, Bebbi), Alberto
Nato probabilmente nel secondo decennio del sec. XIII, è ricordato come tesoriere di Ezzelino da Romano, al fianco di Ansedisio de Guidotis, podestà in Padova e nipote dello stesso Ezzelino.
Il cronista Favafoschi, dandoci questa notizia, precisa che nel 1240 era già "potenset magnus in officiis" ed aggiunge che accumulò tante ricchezze da costruirsi a Torreglia, sui colli Euganei, un castelletto: "forticulum sub specie palatii". Nonostante il malizioso accostamento tra la carica ricoperta e il suo arricchimento, tutti i contemporanei e gli storici, anche i più dichiaratamente antiezzeliniani, sono concordi nell'esaltare la diligenza e la fedeltà con cui assolse al suo compito, la stima che lo circondava e l'abilità con cui giunse a crearsi una invidiabile fortuna economica. Il cronista Da Nono aggiunge che aveva ricoperto anche la carica di notaio presso Ezzelino; dopo la caduta di quest'ultimo, non era stato disturbato e s'era poi dato all'usura accumulando una fortuna di 40.000 libre, che gli permisero di costruirsi uno splendido palazzo nel quartiere del Ponte dei Molini.
Da un passo del dialogo De lite inter Naturam et Fortunam di Albertino Mussato sembra potersi ricavare che il B. seguì Corrado IV di Svevia in Italia meridionale per la riconquista del Regno: sarebbe stato anzi testimone della predizione che un astronomo arabo avrebbe fatto al re della sua morte.
Apparteneva, dunque, a quella borghesia intraprendente e ricca che gareggiava con i magnati nel governo della città e tendeva a ottenere duraturi riconoscimenti del proprio prestigio: lo dimostra anche il ricco matrimonio che riuscì a combinare per il figlio Antonio, insignito del titolo di cavaliere e per due volte podestà di Belluno: c'informa ancora il Da Nono che questi sposò una figlia del nobile e potente Salomone di Montegalda e che in seguito a queste nozze la famiglia Bibi acquistò per via dotale "magnas possessiones" in quel paese del Vicentino. Padre di famiglia energico ed accentratore, attraverso il registro dei notai Dalla Porta, che si riferisce agli anni 1297-1308, il B. ci si mostra accorto amministratore di un considerevole patrimonio, intento a fare perciò la spola, in un ritmo serrato di affari, tra Padova, Torreglia e Montegalda. Lo stesso arciprete di Montegalda, Iacopo Benincasa, appare strettamente legato a lui in affari servendogli a volte da intermediario.
In un atto notarile stipulato in casa del suo nobile vicino Nicola de Lucis, il B. risulta, insieme con il giudice ed umanista Lovato dei Lovati, creditore di Alessandro Novello, vescovo di Feltre e Belluno. La sua attività pubblica non eracessata dopo la caduta di Ezzelino: nell'Istrumento di pace tra Padova e Verona dell'anno 1280 lo vediamo trattare con Alberto della Scala in Verona, quale procuratore del podestà e del Comune patavino. A Bassano, nel 1283, ancora insieme con il giudice Lovato, fu arbitro e amichevole compositore di una sentenza compromissoria tra il Comune di Bassano e quelli di Solagna e Pove. Nel novembre del 1303 fece parte di un'ambasceria al doge per una controversia tra Padova e la Serenissima su di una questione di confini e fortificazioni sui fiumi. Il Gennari lo dice autore, con altri, di uno statuto del Comune di Padova, e lo Scardeonio ci informa che avrebbe scritto un libro di storia su vari argomenti e, in particolare, sulle origini della Marca Trevigiana, aggiungendo, però, di non averlo mai visto e di considerarne incerta l'esistenza. Tale notizia sembra invece trovare conferma in due passi della Cronicha del Da Nono, in cui l'autore, per dar credito alla tesi che i suoi antenati avrebbero anticamente dominato su tutta la Marca Trevigiana, si rifà all'autorevolezza del B. ("ut aiebat sapiens A. B."), ed anche dal passo del Mussato prima citato ("A. B. civem Paduanum, virum utique fide dignum, hoc... in Apulia vidisse testatus est").
il 27 giugno 1308, vecchissimo ed ammalato, il B. si decise a fare testamento disponendo, tra l'altro, di essere sepolto nella basilica di S. Antonio, la cui costruzione, nelle sue linee essenziali, era stata ultimata da poco tempo.
Erede universale fu il figlio Antonio, ma lasciti generosi andarono anche a nipoti, amici e dipendenti, particolarmente a quel Giovanni Quintarello, il cui nome ricorre puntualmente tra quelli dei testimoni ai contratti stipulati dal padrone e la cui operosa fedeltà viene ora ricordata con affettuose parole. Dopo il 27 giugno il registro dei notai Dalla Porta tace fino all'11 novembre, data del primo contratto di cui è attore il figlio Antonio Bibi "quondam domini Alberti".
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Padova,Archivi privati, famiglia Dalla Porta, n. 99, ff. 225v; Ibid.,Perg. Verzi-Negri, mazzo XV; Ibid.,Corporazioni soppresse, Arch. diplom., mazzo XXI, 22, n. 3122; Ibid.,S. Maria della Rivera, II, perg. 55; Arch. Curia vescov. di Padova,Feudorum II, f 43r; Arch. capitolare di Padova,Villarum VII, Piove di Sacco 15; Ibid. IX, Saonara 6; Padova, Bibl. Univ., cod. 55: G. Da Nono,Cronicha Paduanorum, ff. 29r, 31v, 63r; Padova, Bibl. Civica, cod. BP 1239/XXIX: G. Da Nono,Chronica…, f. 23v; Ibid., cod. BP 253/VI: J. B. A. De Favafuschis,De Generatione aliq. civium urb. Padue, f.17; Ibid., cod. 2531: A. Mussato,De lite inter Naturam et Fortunam, f. 38v; Ibid., cod. CM 176: G. Capellari Vivaro,Emporio univ. delle famiglie, I, f. 252v; Descriptio civium per quatuor quarteria Patavinorum a. 1275, a cura di G. Grion, in appendice a Delle Rime volgari. Trattato di A. da Tempo, Bologna 1869, p. 252; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, I, Venezia 1876, pp. 31, 32, 34; P. Gerardo,Vita et gesti di Ezzelino III da Romano, a cura di A. Bonardi, in Misc. di storia veneta, s. 2, II, Venezia 1894, p. 79; A. De Alessio,De gestis Lombardie et Marchie Tarvisine, parzial. pubbl. in V. Lazzarini,Un antico elenco di fonti stor. padov., in Arch. murat., VI (1908), p. 331; B. Scardeonius,De antiquitate urbis Patavii, Basileae 1560, p. 231; G. Piloni,Historia della città di Belluno, in Venetia 1607, "Tavola dei Rettori che con nome di Podestà han governato Cividale", e f. 134v; J. Salomonius,Inscriptiones urbis patavinae, Patavii 1701, p. 404; Id.,Inscriptiones agri patavini, Patavii 1701, p. 200; G. M. Mazzuchelli,Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 1204; G. Verci,Storia della Marca Trivigiana, III, Venetiis 1786, pp. 60-61, 90-91 (documenti); G. Gennari,Annali della città di Padova, III, Bassano 1804, p. 20; A. Gloria,Territorio padovano illustrato, II, Padova 1862, p. 37; A. Moschetti, Il "De lite inter Naturam et Fortunam" e il "Contra casus fortuitos" di A. Mussato, in Misc. Crescini, Cividale del Fiuli 1927, p. 587; M. Dazzi,Mussato storico, in Arch. veneto, s. 5, LXIX (1929), p. 414; Id., Il Mussato preumanista, Vicenza 1964, p. 41; G. Fabris,La cronaca di Giovanni Da Nono, in Boll. del Museo civ. di Padova, n. s., VIII (1932), pp. 12, 15; IX (1933), p. 197; J. K. Hyde,Padua in the Age of Dante, New York 1966, pp. 169-170.