BEVILACQUA, Alberto
Scrittore e regista, nato a Parma il 27 giugno 1934. Nel 1955 esordisce con i quattro lunghi racconti de La polvere sull'erba per passare alla poesia con L'amicizia perduta (1961), esperienza alla quale tornerà con accorata asprezza raccogliendo ne L'indignazione (1973) le poesie scritte sino a tale data e dando con La crudeltà (1975) la sua maggior prova di maturità stilistica nell'ambito della lirica. La cronaca-romanzo Una città in amore (1962, ma tutta rivista e riscritta nel 1970) rappresenta forse il libro più provocatorio di B., che in queste pagine proietta la visione, anzi l'interpretazione della sua città, Parma, nel primo ventennio del secolo, coi suoi umori rivoluzionarî, con la sua languida vivacità, storia e narrazione insieme, scavo di personaggi e ricostruzione d'ambiente. E, ancora, nella sua Parma B. collocherà la vicenda del nuovo romanzo La califfa (1964), ove, accanto alla protagonista, viene via via disegnandosi un agitato mondo che lo scrittore esamina con sguardo attento, volto a indagare la fisionomia di una provincia che si vorrebbe cogliere nelle sue strutture portanti, nel complesso rapporto delle classi sociali che la costituiscono. Così il nuovo romanzo Questa specie d'amore (1966, premio Campiello), pur narrando la storia di un fallimento coniugale con estrema attenzione alla realtà psicologica delle figure, tenta di penetrare nel vivo della società in cui quella crisi si pone e matura. Ne L'occhio del gatto (1968, premio Strega) B. insiste nella sua indagine psicologica, non di rado astratta, talvolta arditissima, prendendo come pretesto la figura del protagonista, un operatore cinematografico e televisivo, e la sua macchina da presa volta a scoprire la vita, a penetrare nelle cose. Il viaggio misterioso (1972, premio Bancarella) la cui azione si svolge tra il 1930 e il 1934, tenta di centrare la difficile realtà di un mondo lasciando che le vicende trascorrano puntualizzate dall'ottica del ragazzo protagonista della storia. Attenti al buffone (1975) è una storia estrosa ove B. utilizza l'aspetto carambolesco delle sue più avvincenti qualità narrative. Come regista cinematografico, B. ha, per così dire, commentato e realizzato visivamente il suo mondo narrativo traducendo in film alcuni dei suoi romanzi (tra l'altro La califfa, 1970; Questa specie d'amore, 1972; Attenti al buffone, 1976).
Bibl.: F. Antonicelli, in La stampa, 27 maggio 1964; I. Montanelli, in Corriere della sera, 6 maggio 1966; A. Banti, in Paragone, agosto 1966; E. Falqui, in Novecento letterario italiano, IV, Firenze 1970; G. Manacorda, in Vent'anni di pazienza, ivi 1972; G. Pampaloni, in Corriere della sera, 29 giugno 1972; C. Toscani, Invito alla lettura di B., Milano 1974.