MICHELSON, Albert
Fisico americano nato a Strelno in Germania il 19 dicembre 1852, morto a Pasadena (Cal.) il 9 maggio 1931. Emigrò nell'infanzia a S. Francisco, e vi compié i primi studî. Passò poi all'Accademia navale nel 1873, e vi fu anche istruttore di fisica. Dal 1880 al 1882 studiò a Berlino, Heidelberg e Parigi: nel 1883 fu fatto professore nella scuola di applicazione Case di Cleveland, e sei anni più tardi alla Clark University. Nel 1892 fu nominato professore e capo dell'istituto fisico dell'università di Chicago. Premio Nobel del 1907 per la fisica: ebbe numerose onorificenze e fu membro del Comité international des poids et mesures.
Fino dall'inizio le sue ricerche si rivolsero al problema della misura della velocità della luce, e perfezionò il metodo di Fizeau. Effettuò per il Bureau international la misura del metro in lunghezza d'onda della luce del cadmio (v. metrici, sistemi), misura ripresa poi da C. Fabry e A. Pérot. È il creatore di quell'interferometro che da lui ha preso il nome e per mezzo del quale effettuò quella serie di celebri esperienze che sono rimaste note sotto il nome di Michelson e Morley, e che dettero inizio al movimento d'idee da cui doveva uscire la teoria della relatività. In esse si dimostrava che non si può mettere in evidenza il moto assoluto della Terra rispetto all'etere, che era postulato dalla meccanica classica. Il metodo da lui elaborato, basato sullo spostamento delle frange d'interferenza col variare delle direzioni dei fasci interferenti, avrebbe permesso di rivelare un moto anche cento volte più debole di quello previsto: ma il risultato fu sempre rigorosamente nullo, e tale si è confermato malgrado le contestazioni e le ricerche ulteriori di Dayton C. Miller. Da questo risultato sperimentale prese le mosse H. A. Lorentz per sviluppare la sua teoria della "contrazione" detta di Lorentz-Fitzgerald.
Nel 1920, con un montaggio interferometrico sul grande telescopio di Monte Wilson in California, poté per la prima volta misurare direttamente il diametro di una stella, in specie Betelgeuse che scelse perché presumibilmente la più grande, e che effettivamente rivelò un diametro di 260 milioni di miglia.