Jurgenson, Albert
Montatore francese, nato a Parigi il 4 giugno 1929 e morto ivi il 12 giugno 2002. Versatile artigiano del cinema transalpino, si fece apprezzare per le sue qualità nell'assecondare i tempi delle commedie di Gérard Oury, ma soprattutto per le raffinate architetture narrative dei film di Alain Resnais, con il quale stabilì nel corso degli anni Settanta e Ottanta un inossidabile sodalizio artistico. Candidato per quattro volte al César, ottenne il premio per il montaggio di Providence (1976) di Resnais e per quello di Garde à vue (1981; Guardato a vista) di Claude Miller.
Dopo la separazione dei genitori crebbe con la madre, la quale sposò in seconde nozze un amico del produttore cinematografico André Gontard. Fu grazie a quest'ultimo che il diciottenne J., ragazzo tormentato e scarsamente interessato a proseguire gli studi, ottenne la possibilità di lavorare come assistente al montaggio di un film da lui prodotto, Pas de week-end pour notre amour (1950) diretto da Pierre Montazel. Subito dopo ricevette la chiamata al servizio militare, che effettuò nella Germania occupata. Al rientro in patria lavorò come assistente al montaggio presso il servizio cinematografico dello SHAPE (Supreme Headquarter of Army Power in Europe), dove affinò il proprio bagaglio di conoscenze professionali accanto al montatore di origine russa Léonide Azar, già collaboratore di Max Ophuls e Abel Gance. Ma la sua carriera da assistente fu brevissima e ben presto esordì montando Une fée… pas comme les autres (1956) di Jean Tourane. Alla fine degli anni Cinquanta dimostrò il suo talento al servizio di cineasti della vecchia guardia, lavorando per Marcel Carné in Les tricheurs (1958; Peccatori in blue-jeans), Henri-Georges Clouzot in La vérité (1960; La verità), Jacques Deray in Rififi à Tokyo (1963; Rififi a Tokyo). Negli stessi anni, però, si avvicinò ai registi della nuova generazione, montando i film di François Reichenbach e del direttore dei "Cahiers du cinéma" Jacques Doniol-Valcroze. Dal punto di vista stilistico, questo doppio binario della carriera di J. si tradusse nell'adozione di una formula di compromesso, a metà strada fra il linguaggio del cinema classico e il bisogno di rinnovamento della Nouvelle vague. Tipico di questo approccio si rivela il montaggio di Classe tous risques (1960; Asfalto che scotta) di Claude Sautet, un thriller assai moderno che all'epoca venne oscurato dal paragone con il capolavoro godardiano À bout de souffle (1960), uscito quasi contemporaneamente. Nello stesso anno J. si avvicinò alle suggestioni del Nouveau roman, montando Moderato cantabile (1960; Moderato cantabile ‒ Storia di uno strano amore) di Peter Brook, tratto da un romanzo di M. Duras e caratterizzato da un ritmo della narrazione molto dilatato. Questa sensibilità per le variazioni del ritmo di montaggio lo fece apprezzare da Resnais, il quale gli affidò il montaggio di tutti i suoi film, da Je t'aime, je t'aime (1968; Je t'aime, je t'aime ‒ Anatomia di un suicidio) fino ai 'film gemelli' Smoking e No smoking, entrambi del 1993. Brilla per la complessità delle strutture narrative il lavoro fatto da J. soprattutto in Stavisky (1973; Stavisky il grande truffatore), Mon oncle d'Amérique (1980) e La vie est un roman (1983; La vita è un romanzo). Negli anni Ottanta, dopo lo straordinario risultato ottenuto nel film Garde à vue, che nella storia del montaggio resta un insuperato esempio di stringatezza ed efficacia costruttiva, capace di esaltare tanto la recitazione degli attori quanto le potenzialità della sceneggiatura, divenne anche il montatore di fiducia di Miller. Parallelamente alla sua collaborazione con cineasti che si muovevano nell'area del cinema d'autore, J. mantenne sempre viva l'attenzione per la commedia, collaborando assai spesso con Oury a grandi successi di pubblico come, tra gli altri, Le corniaud (1965; Colpo grosso ma non troppo), con Louis de Funès, e Le cerveau (1969; Il cervello), interpretato da Jean-Paul Belmondo. J. firmò anche la sceneggiatura di due film comici diretti da Robert Dhéry, Le petit baigneur (1968) e Vos gueules les mouettes! (1974). Tra gli altri registi con i quali ebbe modo di lavorare, vanno ricordati soprattutto André Delvaux, Yves Boisset, Patrice Chereau, John Frankenheimer. Negli anni Ottanta si dedicò all'insegnamento del montaggio, all'IDHEC di Parigi e all'INSAS (Institut National Supérieur des Arts du Spectacle et techniques de diffusion) di Bruxelles, partecipando anche alla fondazione della scuola di cinema La Fémis (Fondation Européenne des Métiers de l'Image et du Son), per la quale nel 1990 scrisse un manuale di carattere tecnico, Pratique du montage.
P. Carcassonne, Albert Jurgenson monteur, in "Cinématographe", 1983, 88, p. 10; P. Le Guay, B. Philibert, Des souris et des gags, in "Cinématographe", 1985, 108, pp. 27-29; D. Baron, C. Cartier, Monteur. La seconde écriture du film, in "CinémAction", 1990, hors série, pp. 127-34.