Mummery, Albert Frederick
Mummery fu il primo a rompere con una tradizione che legava la montagna all'esplorazione scientifica o all'alpinismo dai toni drammatici e tra i primi a parlare del piacere dell'arrampicata. Nemico dei mezzi artificiali, riteneva che le vette vadano affrontate by fair means. Rimase sempre fedele a questo principio e quando nel 1880 rinunciò a proseguire sul Dente del Gigante, scrisse su un biglietto avvolto su un bastone il motivo del dietrofront: "assolutamente impossibile con mezzi leali". La prima fase della sua attività (1872-92) si svolse con la guida Alexander Burgener ma Mummery fu innovativo anche in questo e dal 1892 in poi fu tra i primi ad arrampicare senza guida. Tra il 1879 e il 1880 la cordata Mummery-Burgener realizzò sul Cervino la salita all'inviolata Cresta di Z'mutt (con le guide Petrus e Gentinetta) e del ripido Canalone Nord del Leone, dove Burgener spezzò due volte il manico della piccozza a furia di intagliare gradini. Con Benedikt Venetz Mummery tentò anche l'inviolata Cresta del Fürggen, ripiegando nell'ultimo tratto sulla normale (Cresta Hörnli). Nel gruppo del Bianco scalò poi l'Aiguille des Grands Charmoz (con Burgener e Venetz), l'Aiguille Verte lungo il versante Charpoua (senza ramponi) e pochi giorni dopo l'inviolato Grépon (3482 m; ripeterà la salita nel 1893, senza guide e utilizzando anche un paio di scarpe da tennis). Dopo essersi cimentato sulle vette inesplorate del Caucaso (prima salita al Dyhtau, 5203 m, con la guida Heinrich Zurflüh), tornato nel gruppo del Bianco, realizzò diverse prime ripetizioni senza guida, spesso con gli amici alpinisti Hastings, Collie, Slingsby (prima ascensione alla Dent du Requin e alla parete Ovest dell'Aiguille du Plan). Nel 1893 riuscì nella traversata del Cervino e nel 1894 compì la prima ascensione senza guide al Bianco per lo Sperone della Brenva. Nel 1895 partì con Hastings e Collie per l'Himalaya, avendo come obiettivo il Nanga Parbat (8125 m). Fu così il primo a tentare la conquista di un 'ottomila', senza avere alcuna idea delle vere dimensioni di quelle montagne. Affrontò il Nanga Parbat dall'immensa parete Sud (Rupal), arrivando fino a oltre i 6000 m. Rinunciò e aggirò la montagna cercando nuove possibilità nel versante Diamir. Scomparve il 24 agosto, probabilmente vittima di una valanga, nel tentativo di superare, con due portatori, il Colle di Diama e spostarsi sul ghiacciaio del Rakhiot. Il Nanga Parbat sarà salito proprio da quel versante soltanto cinquantotto anni dopo, mentre il versante Rupal cederà addirittura a distanza di settantacinque anni.