ALBRICCI, Alberico Giuseppe
Nacque a Gallarate il 6 dic. 1864. Nominato sottotenente di artiglieria nel 1886, l'A., dopo un soggiorno in Africa (1888-1889) col grado di tenente, fu promosso capitano nel 1897, maggiore nel 1907 tenente colonnello nel 1912. Nel 1908, al comando di un battaglione, aveva prestato opera di soccorso in occasione del terremoto calabro-siculo; nel 1910 era stato nominato aiutante di campo onorario del re, che, tre anni dopo, gli conferì il titolo di conte. Contemporaneamente, dal 1910 al 1915, fu addetto militare a Vienna. Entrata l'Italia in guerra, l'A., che dal 1909 faceva parte del comando del corpo di Stato Maggiore, diresse l'ufficio situazione e operazioni di guerra del comando supremo dell'esercito fino al febbraio 1916. Promosso colonnello nel luglio 1915 e maggior generale nel giugno dell'anno successivo, fu nominato, nel marzo 1916, comandante di brigata e capo di Stato Maggiore della I armata. In tale qualità contribuì, nel maggio-giugno 1916, al successo della I armata nel respingere gli attacchi austro-ungarici nel Trentino. Nel 1917, al comando della 5a divisione, diresse sull'Adamello la conquista del Corno di Cavento. Durante la ritirata di Caporetto - nel frattempo era stato nominato comandante del II corpo d'armata - resistette per alcuni giorni sul Montello guadagnandosi una medaglia d'argento. Nell'aprile del 1918 fu inviato con il II corpo d'armata in Francia, schierandosi nelle Argonne. Nel giugno fu nominato tenente generale; combatté a Bligny e partecipò alla conquista dello Chemin des Danies e all'inseguimento dei Tedeschi fino alla Mosa: fu insignito del titolo di Défenseur della città di Épernay.
Terminata la guerra e caduto il ministero Orlando, gli fu affidato da Nitti, quando formò il suo primo ministero, dietro suggerimento del generale A. Diaz, il portafoglio della Guerra, che tenne dal 24 giugno 1919 al 13 marzo 1920. Collaborò allora col presidente del Consiglio in quella che fu chiamata la smobilitazione del paese: inviò in congedo, aiutato da Diaz, circa 60.000 ufficiali (oltre la metà di quelli allora in servizio) e prese parte alla compilazione del decreto relativo alla cosiddetta amnistia ai disertori, sostenendo, insieme con Diaz, la convenienza di seguire criteri più restrittivi di quelli proposti dal ministro della Giustizia, L. Mortara (e il decreto risultò un compromesso fra le due tendenze). Forse perché ingannato sulle loro intenzioni, fu debole nei confronti di quegli ufficiali che favorirono l'impresa di Fiume. L'A., mentre era ministro, propose e fece approvare (con regio decreto del 21 nov. 1919, a proposito del quale ebbe qualche dissenso con Nitti) un nuovo ordinamento dell'esercito, con il quale, attraverso la diminuzione della forza bilanciata e la riduzione della ferma, si mirava a raggiungere un soddisfacente grado di snellimento nell'organizzazione e nei servizi. Questo ordinamento, però, non ebbe attuazione completa e, a pochi mesi di distanza dalla sua approvazione, fu sostituito dall'ordinamento che prende il nome dal ministro Bonomi (20 apr. 1920). Ciò fu la causa determinante delle dimissioni dell'A. da ministro.
Dimessosi (era stato nominato senatore il 31 luglio 1919), l'A. fu inviato a comandare il corpo d'armata di Napoli, poi promosso generale di corpo d'armata (1923), generale d'armata (1926) e nominato comandante designato d'armata (1927). Nel 1932, collocato in ausiliaria per età, fu nominato ministro. di stato e, nel 1934, membro del consiglio dell'Ordine Militare di Savoia. Morì a Roma il 2 apr. 1936.
Di lui si ricorda, Per l'ufficiale inferiore dell'arma di fanteria, Brescia 1918.
Bibl.: L. Segato, L'Italia nella guerra mondiale, II, Milano 1927, pp. 848-868; M. Caracciolo, Le truppe italiane in Francia (Il II Corpo di Armata -Le T.A.I.F.), Verona 1929, pp. 60 s., 184 e passim; Il Senato vitalizio, Roma 1947, p. 68; F. S. Nitti, Rivelazioni. Dramatis personae, Napoli 1948, pp. 329 s.; Ministero della Difesa. Stato Maggiore esercito. Ufficio storico, L'esercito italiano nella grande guerra, VII, 2, Soldati d'Italia in terra di Francia, Narrazione, Roma 1951, pp. 13, 19, 21 e passim; Id., L'esercito italiano tra la 1a e la 2 aguerra mondiale ,Roma 1954, pp. 26-35; L. Salvatorelli-G. Mira, Storia d'Italia nel periodo fascista,Torino 1957, p. 677; P. Alatri, Nitti, D'Annunzio e la questione adriatica, Milano 1959, pp. 44, 442-444.