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Alberico di Montecassino

di Raoul Manselli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Alberico di Montecassino

Raoul Manselli

Nato intorno al 1100 nel castello di Settefrati in Val di Comino (Frosinone) di nobile famiglia, a dieci anni, come ci racconta nel Chronicon Casinense Pietro Diacono, colpito da gravissima malattia, rimase privo di coscienza per nove giorni e nove notti. Ebbe allora una visione in cui s. Pietro, accompagnato da due angeli, gli fece conoscere le pene infernali e le beatitudini del Paradiso. Ritornato alla vita si fece allora monaco a Montecassino, ove fu accolto da Gerardo (abate tra il 1111 e il 1123) che incaricò Guido, maestro dello stesso A., di scriverne la visione; il che questi fece apportandovi ritocchi e aggiunte: altre aggiunte e rimaneggiamenti furon fatti, con molto arbitrio, da uno sconosciuto. Da ciò A., per esortazione dell'abate Senioretto (1127-1137), fu allora indotto, ormai più maturo negli anni, a riscrivere in tre giorni la sua visione, giunta fino a noi, come sembra, in quest'ultima redazione, e conservata nel codice Cassinese 257. Fu poi preposto del monastero di S. Maria, non lontano da Montecassino, nel 1145. Alberico (da non confondere col monaco omonimo, anche vissuto a Montecassino, ma nel sec. XI, e considerato uno dei fondatori dell'ars dictandi) è ricordato come uno dei precursori della Commedia.

La visione di A. comincia con la visita ai tormenti dei dannati: ai lussuriosi seguono i violenti, i protettori dei sacerdoti indegni, i sacrileghi, i simoniaci, coloro che si sono dedicati alla vita religiosa o alla penitenza senza persistervi, i detrattori e i falsi testimoni, i ladri e i rapinatori.

Dopo aver passato un fiume purificatore e aver assistito a una lotta tra demoni e angeli, A., sempre guidato da s. Pietro, visita il Paradiso, ove incontra s. Benedetto - non manca qui una serie di esortazioni per i monaci - ascendendo poi di cielo in cielo, ove vede ciò che a un uomo non è lecito riferire. Dopo un giro per il mondo, torna sulla terra.

Questa visione interessa ben più per la conoscenza delle credenze popolari sull'aldilà che non per l'improbabile spunto offerto alla fantasia dantesca; è, infatti, quasi impossibile che D. abbia potuto conoscere la visione di Alberico.

Bibl. - Su A. si veda la voce di A. Lentini, in Dizion. biogr. degli Ital. I (1960) 645-646; ma rimane sempre interessante quanto di lui dice A. D'Ancona, in I precursori di D., in Scritti danteschi, Firenze s.a., 1-108 (particol. alle pp. 59-65), che riproduce, con importanti aggiunte bibliografiche, l'opuscolo già edito a Firenze nel 1874. Uno studio tutto su A. è quello di A. Mirra, La visione di A., in Miscellanea Cassinese I (1932) 33-82, cui fa seguito (pp. 83-103) l'edizione della visione stessa.

Vedi anche
beato Vittóre III papa Vittóre III papa, beato. - Dauferio o Desiderio da Montecassino (n. 1027 - m. Montecassino 1087); di nobile famiglia beneventana, fu monaco di Cava dei Tirreni e poi di S. Sofia a Benevento, priore a Capua, abate di Montecassino (dal 1058 fino alla morte); fu creato cardinale nel 1059. Preoccupato del ... Matilde di Canossa Figlia (n. 1046 - m. 1115) di Bonifacio, marchese di Toscana, e della contessa Beatrice di Lotaringia. Sposa di Goffredo il Gobbo (1069), duca di Lorena, poi risposatasi, per motivi politici, con Guelfo V di Baviera (1089); visse nel periodo più acuto della lotta delle investiture, e fu la più valida ... Gregòrio VII papa, santo Gregòrio VII papa, santo. - Di nome Ildebrando (Sovana fra il 1013 e il 1024 - Salerno 1085), fu una delle personalità più innovative del Medioevo, protagonista di un'azione ecclesiologica e politica articolata e complessa. Eletto papa nel 1073, avviò un sostanziale programma di riforma della Chiesa: ... abate Superiore di un monastero autonomo (sui iuris), proprio degli ordini benedettini e delle loro varie ramificazioni. Il nome deriva dalla parola aramaica ābā, (➔ abba) intesa come «padre».
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Vocabolario
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