BARBIANO, Alberico da
Primogenito di Ludovico, signore di Zagonara, nacque verso la fine dei secolo XIV; le prime notizie relative alla sua biografia risalgono al 1413, quando nel settembre, insieme con il padre e i Malatesta di Rimini, fece un'incursione nel territorio bolognese diretta contro la fazione di papa Giovanni XXIII. Ben poco si sa di lui prima della morte del padre, avvenuta nel 1423. Seguendo la tradizione famigliare, abbracciò il mestiere delle armi; combatté nel 1420 nelle file della compagnia arruolata da Carlo Malatesta per soccorrere il fratello Pandolfo signore di. Brescia contro il duca di Milano, Filippo Maria Visconti. Ma nello scontro del 7 ott. 1420 con le truppe viscontee comandate dal Carmagnola, presso Carpenedolo, il B., insieme con quasi tutti gli altri capitani della Compagnia, cadde prigioniero dei Milanesi. Riacquistata la libertà (non è noto quando), il B. l'8 apr. 1422 entrò con 120 lance al soldo di Venezia e fu mandato a combattere in Friuli.
In questo periodo, non sappiamo per quale motivo, si devono essere guastati i suoi rapporti coi padre. Lo lascia supporre il fatto che questi, prima di morire, affidò alla tutela del duca di Milano i suoi possedimenti in Romagna - Zagonara, Lugo, Massalombarda - che aveva assegnato al figlio minore (di cui non è noto il nome), escludendo con ciò dall'eredità il primogenito. Filippo Maria Visconti, al quale il gesto del conte Ludovico dovette riuscire quanto mai gradito poiché aveva ripreso il piano di estendere il suo dominio in Romagna, mandò subito a Lugo un distaccamento di truppe.
Ricevuta ad Udine la notizia della marte del padre, il B. lasciò immediatamente il servizio veneziano e si recò in Romagna per tutelare i suoi diritti. I Fiorentini, intanto, preoccupati dei progressi del duca di Milano, incaricarono uno dei loro più abili diplomatici, Rinaldo Albizzi, a trattare un accordo con il B., al quale si offriva appoggio nella lotta contro il Visconti. Tuttavia l'atteggiamento del B., che nell'ottobre del 1423 entrò senza incontrare seria resistenza nelle terre di suo padre, fu assai ambiguo. Rifiutò di accogliere i messi fiorentini, casicché presto si sparse la voce che egli si fosse accordato con il duca di Milano. Ma alla fine la diplomazia fiorentina riusci ad avere il sopravvento riuscendo ad assoldarlo.
Per conto della Repubblica fiorentina il B. partecipò, nella primavera del 1424, alle lotte in Romagna, dove il Visconti si era impadronito di Forlì e di Imola, finché, nell'estate, le truppe viscontee lo assediarono nello stesso castello di Zagonara costringendolo a venire a patti. Fu convenuto che, se entro 15 giorni non fosse arrivato alcun soccorso da parte dei Fiorentini, il B. si sarebbe arreso e sarebbe passato al saldo visconteo. Alla sua richiesta d'aiuto, la Repubblica fiorentina gli mandò il capitano Carlo Malatesta, che però fu completamente sconfitto presso Zagonara il 28 luglio 1424. Il B., sulla cui fedeltà del resto erano già sorti dubbi nel campa ffirentino ("dubitiamo non sia cosa ficta" scrisse l'Albizzi ai Dieci di Balia), si arrese e fu condotto prigioniero a Milano, dove Filippo Maria Visconti gli restituì ben presto la libertà e gran parte dei suoi beni.
Da allora il B. rimase fedele al Visconti, che lo assunse al suo soldo e gli concesse più tardi, il 29 nov. 1431, il castello e la terra di Belgioioso presso Pavia.
Come capitano visconteo il B. partecipò a numerose campagne del duca, ma, a quel che pare, senza distinguersi in modo particolare. La più conosciuta è l'azione da lui svolta nel corso della guerra provocata dalle mire fiorentine su Lucca, durante la quale il duca di Milano, ufficialmente neutrale, parteggiava per i Lucchesi. Mandato in Toscana nella primavera del 1431 per soccorrere il Piccinino, il B., nei primi giorni di maggio, subì una grave sconfitta presso Colle di Val d'Elsa da parte dei capitani fiorentini Berriardino degli Ubaldini e Bartolomeo Ridolfi: Poco dopo, sempre nel maggio del 1431,1 Senesi, che si erano schierati contro Firenze, con il consenso del duca, nominarono il B. loro capitano generale; ma quando a Siena si venne a sapere che egli era entrato in contatto con i Fiorentini per passare al loro soldo, fu preso e mandato in catene a Milano, dove riuscì però presto a convincere il duca della sua innocenza. Il 25 novembre dello stesso anno il B. viene menzionato tra i nobili che assistettero all'incoronazione di Sigismondo re dei Romani nella chiesa di S. Ambrogio a Milano. Alla fine dell'anno, per esplicito incarico di Filippo Maria Visconti, il B., col compito di garantire a Sigismondo la necessaria scorta militare durante il suo viaggio a Roma, seguì il re a Piacenza; poi nella primavera seguente in Toscana, senza che si conoscano particolari di questa sua missione, che, per quanto sappiamo, fu l'ultima.
Pare che il B. morisse poco tempo dopo il suo ritorno a Milano, con tutta probabilità nel 1433. Era sposato con Antonia di Aimerigo Manfredi di Faenza.
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