CARLINI, Alberico Clemente
Figlio di Giovanni Domenico e di Maria Caterina Sebastiani, nacque e fu battezzato a Vellano (Pescia) il 28 giugno 1703 col nome di Guido Maria; il 29 giugno 1718 vestì l'abito dei francescani nel convento di San Romano (Pisa) e il 29 giugno 1719 vi fu definitivamente consacrato frate minore col nome di Alberico Clemente. Trasferitosi a Firenze, studiò fino a essere ordinato sacerdote e apprese la pittura presso Ottaviano Dandini; passato poi a Roma, studiò ancora con Sebastiano Conca, dimorando nel convento di S. Bartolomeo all'Isola, che conserva un S. Francesco (nella cappella omonima della chiesa), considerato la sua prima opera e datato 1726-27. Ma alle datazioni proposte dalla più recente e completa monografia (Neri) sembra opporsi la testimonianza del Gaburri, che nel 1739 dice l'artista a Roma dal 1735.
Nel periodo dei suoi studi il C. si fece buona fama di disegnatore e di copista: in seguito esplicò la sua attività quasi esclusivamente nei conventi toscani del suo Ordine. Secondo il Neri, fu a Fucecchio nel quarto decennio del secolo, e lasciò nel convento della Vergine molti dipinti: la lunetta della porta da sagrestia a chiostro, raffigurante L'indulgenza della Porziuncola e contenente un autoritratto dell'artista, due tele in chiesa con le Stimmate di s. Francesco coi ss. Lodovico re di Francia ed Elisabetta regina d'Ungheria e il Transito di s. Giuseppe, le ventitré lunette del chiostro, con Fatti della vita di s. Francesco, le quattordici stazioni della Via Crucis lungo il muro esterno del convento e, più tardi, la tela con S.Teofilo al letto di un Panicacci moribondo:ma alla luce delle dichiarazioni del Gaburri quest'attività andrà spostata in avanti di almeno un decennio, colmando così meglio l'intervallo tra questo e il successivo complesso di opere databile con sufficiente approssimazione, e cioè quello nel convento di Ognissanti a Firenze. Qui l'artista è documentato nel 1762-63: di suo restano nella chiesa lo sfondo e le lunette dell'ultima cappella del transetto sinistro, con Misteri della Vergine.
Nel 1765-66 lo troviamo a Pietrasanta, nel cui convento di S. Francesco esistono del C. le stazioni della Via Crucis (a cui si dà, però, una datazione anteriore, intorno al 1744, contemporanea alle loro comici marmoree), una teletta con la Maddalena in casa del Fariseo, due grandi tele nel presbiterio (Disputa coi dottori, Cacciata dei mercanti dal tempio), la tenda d'organo (S. Francesco confortato dagli angeli), otto tondi sopra gli archi delle cappelle e un Sacrificio d'Isacco nella volta della sagrestia. Altri dipinti non più esistenti (un Cristo spirante, una tela, Ultima Cena ? nel refettorio) non sono oggi rintracciabili.
L'ultimo convento che ospitò il C., almeno dal 1770 e fino alla morte avvenuta il 27 ag. 1775, fu quello di Colleviti presso Pescia.
Nella chiesa si trovano varie tele: la Madonna col Bambino e i ss. Bonaventura, Giovanni da Capistrano, Pasquale Baylon, Francesco Solano, Diego de Alcalà;un Cristo che risuscita la figlia di Giairo;una Cacciata dei mercanti dal tempio;l'Immacolata Concezione coi ss. Lorenzo, Giuseppe e Pietro d'Alcantara; Angeli musicanti ai lati dell'organo; sei quadri sulle pareti in alto (Miracolo di s. Pietro Regalado; S. Bernardino da Siena in gloria; S. Margherita da Cortona; Immacolata Concezione; S. Diego; S. Pasquale Baylon);una Madonna col Bambino nella cappella del dormitorio. Altri dipinti dell'artista sono a Borgo a Buggiano (S.Benedetto risuscita un fanciullo, nella chiesa del convento di S. Marta), Capannoli (ovatino con S. Nicola da Bari, 1770, in S. Bartolomeo), Firenze (David, inv.6960 della Galleria degli Uffizi, che conserva pure tre disegni), Livorno (otto quadri alle pareti della chiesa della Concezione), Pescia (Madonna in trono con ss. Giuseppe, Bernardino da Siena, Rosa da Viterbo, Margherita da Cortona, nella SS. Annunziata), Vellano (Addolorata con ss. Francesco di Paola, Luigi Gonzaga e Filippo Neri).
Da tutta questa attività, feconda ma monotona, il C. appare nettamente confinato in un molo di corretto, piacevole ma convenzionale esecutore di abbellimenti ecclesiastici. Fin dall'antico gli fu giustamente rimproverata "infelicità d'invenzione", e davvero l'impaginazione dei suoi dipinti è quanto mai tradizionale, prendendo prevalentemente - e scopertamente - i suoi modelli nel più classico ambiente romano. I gesti delle sue figure sono risaputi, i panneggi stereotipati, gli sfondi poveri e rigidi, senza aperture paesistiche o scorci. Mancanza di fantasia e ispirazione o voluta repressione di esse per depurare da ogni possibile grazia di sapore profano raffigurazioni i cui scopi dovevano essere didascalici ed edificanti? Si è tentati di pensare che la modestia, che le fonti lodano nell'artista e la coscienza della sua posizione lo abbiano forzato a mortificare una vena pittorica migliore di quanto abbia potuto esprimersi in opere di contenuto così programmatico. Ne può essere spia la delicata Via Crucis di Pietrasanta, così fresca e calibrata nel suo piccolo formato (come la teletta della Maddalena nella stessa chiesa): essa è certo la posa più felice, e insolitamente bella, del suo autore.
Fonti e Bibl.: Vellano, Arch. della parrocchiale, Registro dei nati, alla data; Firenze, Convento di Ognissanti, Arch. provinciale dei frati minori francescani, B. 3, cc. 1012-13; Ibid., Vacchetta delle Messe Azzurrini, dal 4 dic. 1762 al 28 maggio 1763; San Romano, Arch. del convento dei frati minori francescani, Registro Vestizioni e Professioni dal 1714, c. 21; Fucecchio, Arch. del convento della Vergine, Memorie, passim;Pietrasanta, Arch. del convento di S. Francesco, Cronaca, cc.158, 176; Firenze, Bibl. naz., ms. Pal.E. B. 9. S: F. M. N. Gaburri, Vite dei pittori (1739), ad vocem;Ibid., Bibl. Riccardiana, cod. Moreni 226, IV, p. 232; F. Titi, Descriz. delle pitture, sculture ed archit. esposte al pubblico in Roma, Roma 1763, p. 59; I. Ansaldi, Descrizione delle sculture, pitture ed architetture della città, e diocesi di Pescia, Pescia 1772, pp. 26, 44, 45; P. O. B[aldasseroni], Istoria della città di Pescia e della Valdinievole, Pescia 1784, p. 367; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Bassano 1809, I, p. 277; G. Ansaldi, Cenni biogr. dei person. ill. di Pescia, Pescia 1872, I, pp. 414-16; La Valdinievole illustrata, Pescia 1879, II, pp. 117, 142, 150; P. N. Ferri, Catal. riassuntivo della raccolta di disegni antichi e moderni posseduti dalla R. Gall. degli Uffizi…, Roma 1890, ad vocem Mario Carlini; R. Razzoli, La chiesa di Ognissanti in Firenze, Firenze 1898, p. 33; Z. Lazzeri, IlPadre A. C. O.F.M. e alcune sue pitture a Fucecchio, in Arch. franciscanum histor., XI(1918), pp. 285 s.; E. Nucci, Un pittore toscano del sec. XVIII, in Luce e Amore, XXX(1934), pp. 139 ss.; P. G. Calamandrei, Le opere d'arte in Ognissanti, Firenze 1935, p. 10; V. Checchi, Storia del ritiro francescano della Vergine presso Fucecchio, Firenze 1937, p. 186; W. ed E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, IV, Frankfurt a. M. 1952, p. 424; D. Neri. Padre A. C. O.F.M. da Vellano (1703-1775) pittore, Pistoia 1954; N. Andreini Galli, La grande Valdinievole, Firenze 1970, p. 60; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 1.