ALBATENIO (arabo al-Battānī)
Uno dei più ragguardevoli astronomi arabi musulmani, nato prima del 244 dell'ègira, 858 d. C., a Ḥarrān (l'antica Carrhae nella Mesopotamia di NO.) o nel suo territorio, morto a Qaṣr al-Giṣṣ, poco all'ovest del Tigri non lungi da Sāmarrā, nel 317 èg., 929 d. C. Il nome completo è Abū ‛Abd Allāh Muḥammad ibn Giābir ibn Sinān al-Battānī al-Ḥarrānī aṣ-Ṣābi', ove l'epiteto aṣ-Ṣābi' allude alla sua discendenza da genitori professanti la religione pagana dei Ṣābi', ancor viva a Ḥarrān all'inizio del sec. X. Abitò quasi sempre ad ar-Raqqah, sulla riva sinistra dell'Eufrate a sud di Ḥarrān, e colà, a partire dal 264 èg., 877 d. C., si diede alle osservazioni astronomiche, che continuò per tutto il resto della sua vita.
Compose un commento al Tetrabiblo o Quadripartito di Tolomeo (manuale d'astrologia), due opuscoli su metodi matematici per risolvere con esattezza rispettivamente i due problemi astrologici della directio del significatore od afeta e della proiectio radiorum, e la sua opera famosa intitolata az-Zīǵ, ossia tavole astronomiche con spiegazione dei problemi di astronomia sferica, di calendariografia, ecc. a quelle connessi; essa viene designata dagli scrittori arabi coi nomi di Zīǵ aṣ-Ṣābi'o Zīǵ al-Battānī. I primi tre scritti sono perduti; la quarta opera invece ci è pervenuta nel testo arabo, in versione latina fatta nella prima metà del sec. XII da Platone Tiburtino, senza le tavole (stampata a Norimberga nel 1537 e a Bologna nel 1645), ed in una inedita traduzione spagnuola fatta fare direttamente sull'arabo dal re Alfonso X di Castiglia (1252-1282). Una versione latina (completa?), ora perduta, sembra essere stata fatta dall'inglese Roberto di Chester (Castrensis, Cestrensis, Ketenensis, Retenensis), morto a Pamplona in Spagna dopo il 1143, il quale anche adattò le tavole di al-Battānī alla longitudine di Londra.
Albatenio (il cui nome è Albateni od Albategni od Albaten nei nostri libri medievali, Albateni nei libri spagnuoli di Alfonso X) si distinse sopra tutto come abilissimo osservatore, calcolatore e cultore di trigonometria sferica; sembra anche essere stato abile costruttore e perfezionatore di strumenti astronomici, fra i quali notevole una combinazione della sfera armillare con il globo celeste. Le sue tavole sono calcolate per il meridiano di ar-Raqqah (nome corrotto in Aracta nelle stampe di Platone Tiburtino). Albatenio calcolò con grande esattezza l'obliquità dell'eclittica (23° 35′), la lunghezza dell'anno tropico (365°5h 46m 245,) e delle quattro stagioni, il moto medio e il vero del sole; corresse parecchi dei moti lunari e planetarî indicati da Tolomeo e la precessione tolemaica degli equinozî, che fissò ad 1° in 66 anni (cioè 54″ 33‴ all'anno, contro i 36′′ di Tolomeo); escogitò una teoria nuova ed ingegnosa per determinare le condizioni di visibilità della luna nuova; contro Tolomeo, provò la variazione del diametro angolare del sole e quindi la possibilità delle eclissi annulari. Particolarmente notevole è che, mentre Tolomeo faceva immobile l'apogeo solare, Albatenio mostrò ch'esso era soggetto al moto di precessione degli equinozî, cosicché l'equazione del tempo è soggetta ad una lenta variazione secolare. È insussistente quello che alcune storie dell'astronomia riferiscono, aver egli scoperto il moto proprio dell'apogeo solare (all'infuori di quello dovuto alla precessione); questo piccolissimo moto non poteva essere avvertito da Albatenio, che non disponeva di buone determinazioni tolemaiche della longitudine di tale apogeo. Le sue ottime osservazioni di eclissi solari e lunari servirono nel 1749 all'inglese R. Dunthorne per determinare l'accelerazione secolare del movimento della luna in longitudine.
Nella trigonometria sferica introdusse soluzioni eleganti basate sulla considerazione della proiezione ortografica della sfera; esse furono conosciute ed in parte imitate dal famoso Regiomontano (1436-1476). Errata è l'asserzione di alcuni scrittori che la parola "seno" (trigonometrico) compaia in al-Battānī; il vocabolo era già noto agli Arabi, ma al-Battānī si serve sempre della denominazione "corda dimezzata" (dell'arco doppio).
Bibl.: al-Bāttāni sive Albatenii Opus astronomicum... arabice editum, latine versum, adnotationibus instructum a C. A. Nallino, Milano 1899-1907, 3 voll. in 4° (n. 40 delle Pubblic. del R. Osserv. di Brera).