Vedi ALBANO dell'anno: 1958 - 1994
ALBANO (Albānum)
Cittadina laziale sulle pendici dei Colli Albani. Prende nome dal fondo di Domiziano sorto nel territorio dell'antica Alba Longa, dove l'imperatore eresse una grandiosa villa tra il lago e la via Appia e dove risiedette spesso (in arce Albana). I resti della villa sono nell'area della Villa Barberini (v. Castel Gandolfo). Settimio Severo costruì i Castra Albana per la legio II Parthica, i cui soldati si chiamavano anche ᾿Αλβάνιοι. L'accampamento aveva forma quadrilatera irregolare con angoli arrotondati (m 434 lato N-O, m 437 lato S-E, m 224 lato N-E, m 235 lato S-O) e occupava gran parte dell'area della città moderna. Attorno al castrum si formò l'abitato urbano, che si sviluppò specialmente nell'epoca costantiniana divenendo sede vescovile, di cui conosciamo i vescovi a partire dal V secolo.
Dell'accampamento è messa in luce la Porta Praetoria, volta verso la via Appia (odierno Corso), al centro del lato S-O, a tre fornici, fiancheggiata da due torri, con una larghezza complessiva di m 36,60 e alta m 13 dal selciato antico fino al piano del cammino di ronda. Dei tre fornici rimane quello E; quello centrale, alto m 7,40, è conservato solo nella parte bassa; tra le torri e i fornici minori, in uno stretto vano, doveva svolgersi una scala lignea di accesso al cammino di ronda. La porta è a blocchi di peperino e due colonne inquadravano almeno il fornice centrale, mentre nella fronte, verso la moderna via del Plebiscito, erano lesene. Avanzi delle mura dei Castra a blocchi squadrati di peperino si vedono nel convento delle Suore del Sacro Cuore (già Abbazia di San Paolo), lungo il vicolo di S. Filippo, presso l'ospedale civile, dove restano una torre rettangolare e la porta orientale, ora murata, e presso S. Maria della Rotonda. Questa chiesa è un ninfeo della villa di Domiziano incorporato poi nell'accampamento; è a pianta circolare con quattro nicchie a cupola aperta (chiusa nel 1670).
In relazione con l'accampamento era probabilmente una grande cisterna (in via Saffi) scavata nella roccia, a forma trapezoidale (m 43 × 30), a cui si scende per una scala di 31 gradini; è divisa in 5 navate da 4 file di 9 pilastri ciascuna (base di m 2,80 × 1,8o), è coperta a vòlta e ha un'altezza di m 12; conteneva 10.000 mc d'acqua e il pavimento è in leggero pendio verso l'angolo N-O, per lo svuotamento che avveniva mediante un cunicolo.
Per uso dei soldati dell'accampamento erano anche le terme costruite da Settimio Severo, di cui rimangono alcune arcate, e sui cui ruderi sorse nel 514 la chiesa di S. Pietro, la cui facciata posteriore è fatta con blocchi derivati dalle mura degli accampamenti ed ha un portale ornato con trabeazioni romane.
Alla seconda metà del II sec. d. C. sembra datarsi l'anfiteatro (fra la chiesa di S. Paolo e i Cappuccini), ellittico, con cunicolo per l'immissione delle belve nell'arena e loggia imperiale all'estremità S dell'asse minore dove era anche l'ingresso. Il Liber Pontificalis, nella Vita di S. Silvestro (ed. Duchesne, i, p. 184), dà la notizia della costruzione di una basilica di S. Giovanni Battista in civitate Albanensi per opera di Costantino, della quale si sono scoperte le primitive colonne; fu distrutta e riedificata nel sec. IX da Leone III. Del cristianesimo rimane una catacomba, scoperta nel sec. XVIII dal Boldetti ed esplorata in vari tempi fino al 1902, ricavata in un'antica cava di tufo, sulla destra dell'Appia verso Ariccia sotto la collina della chiesa di S. Maria della Stella, intorno alla quale era il sepolcreto dei soldati della II legione parthica. Rimangono arcosolî e loculi varie pitture dal V al IX sec. e una cripta liturgica, dove erano venerati quattro santi, che sono raffigurati in una pittura insieme a Gesù e ai santi Pietro e Paolo, forse Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severino, quest'ultimo nominato nel Calendario filocaliano.
Bibl: F. Giorni, Storia di A., Roma 1842; G. B. De Rossi, in Bull. di arch. crist., ia ser., VII, 1869, p. 65 ss.; 2a ser., 1873, p. 83 ss.; F. Franconi, Le catacombe e la basilica costantiniana di A. Laziale, Roma 1877; O. Marucchi, in Nuovo Bull. di arch. crist., VIII, 1902, p. 85 ss.