Vedi ALBANO dell'anno: 1958 - 1994
ALBANO
(v. vol. i, p. 194). - Centro urbano e territorio. ― Il territorio di A. fu frequentato già fin dal Paleolitico Medio, come è attestato da un'abbondante industria pontiniana rinvenuta recentemente soprattutto sulle pendici più meridionali della città, nelle località di Montagnano, Campoleone e Valle Caia dove è presente anche industria del Paleolitico Superiore e del Mesolitico.
Il successivo periodo neolitico è documentato da sporadici rinvenimenti fittili a ceramica impressa, asce e punte di frecce ad alette in selce in località Cappuccini e Montagnano.
I rinvenimenti preistorici sommersi nel lago di A. confermano la presenza di uno o più abitati databili ― sulla base delle conoscenze attuali ― al periodo di passaggio tra l'Età del Bronzo Antico e l'Età del Bronzo Medio. Sul Colle dei Cappuccini sono presenti tracce di ceramica dell'Età del Bronzo Recente (Subappenninico). Con la civiltà laziale (v.) infine, si assiste al vero e proprio popolamento dell'area albana: villaggi sono attestati al Colle dei Cappuccini, a Tofetti, Paluzzi e Monte Savello mentre necropoli sono state rinvenute in Via Virgilio, Via S. Francesco e al Crocifisso, all'interno del tessuto urbano moderno, a Valle Pozzo, sotto Monte Savello, e a Fontana di Papa presso la Via Nettunense.
La testina in terracotta policroma di un guerriero latino (V sec. a.C.), frammenti architettonici di lastre e antefisse, nonché una piccola stipe votiva (VII-VI sec. a.C.) attestano durante l'età arcaica un grande centro culturale presso l'abitato di Monte Savello (Corilla), mentre recenti studi e ritrovamenti indicano presso il Laghetto (Lacus Turni), la Valle Pozzo e la Valle di Secciano la probabile presenza del Lucus Ferentinae.
Reperti votivi testimoniano nel territorio urbano ed extraurbano la presenza di templi e sacelli nell'età medio-repubblicana, mentre dal II sec. a.C. cominciano a fiorire numerose e sontuose ville tra le quali la più nota rimane quella imperiale, già Albanum Pompei.
Qui recenti scavi hanno messo in luce nuove pavimentazioni musive di tipo geometrico, affreschi, stucchi dorati, lastre Campana e una statua marmorea di età repubblicana mancante della parte superiore del busto, di buona fattura e in marmo greco.
Un importante sepolcro ipogeo sul lato destro dell'antica Via Appia (che corre sotto il moderno Corso Matteotti) è stato riscoperto recentemente: esso è costituito da un dròmos in parte scavato nella roccia e in parte costruito in opera reticolata e da una maestosa cella con volta a botte in perfetta opera quadrata, a pianta cruciforme ornata su tutto il perimetro da una cornice aggettante. La sua collocazione nella proprietà dell’Albaпum Pompei e la sua datazione al I sec. a.C., nonché il riscontro delle fonti letterarie, hanno indotto a interpretarlo come sepolcro dello stesso Pompeo e della sua famiglia.
Tra le ville rustiche recentemente localizzate (presso la stazione ferroviaria, presso il Vicolo dell'Olivella, presso l'Ospedale Civile, presso il Vicolo S. Antonio e Via Quarto Grotte) spicca quella in Via Mascagni, località Cavallacci, in corso di scavo e restauro. La villa, costruita nel suo primo impianto in età repubblicana, perdura con chiari segni di rifacimenti e trasformazioni sino al tardo impero. La ceramica a vernice nera, i pavimenti in cocciopesto decorato con motivi geometrici a graticcio sono tra і più antichi resti repubblicani, mentre і pavimenti a questi sovrapposti in marmo policromo, nonché gli affreschi, mostrano un massiccio restauro databile tra il I e il II sec. d.C. Doppi muri e pilastri di sostegno indicano qui, come già nella villa imperiale, un intervento generale di restauro a seguito probabilmente di un evento tellurico. L'abbondante ceramica africana rinvenuta segna, nelle sue diverse qualità, l'occupazione e l'abbandono della villa. Le numerose porte murate e la costruzione di scale posticce, tuttavia, attestano ancora una parziale frequentazione del nucleo edilizio in epoca tardoantica. Dei Castra Albana, fatti costruire da Settimio Severo per la Legio II Parthica, sono stati acquisiti nuovi dati relativi soprattutto alla topografia e alla conoscenza della cultura materiale dei legionari Άλβάνιοι. Notevole a tal proposito è l'area archeologica messa in luce in Via Castro Partico ove sono emersi un tratto della Via principalis sinistra, alloggiamenti di legionari e tre spechi relativi a due fognature dei Castra e a una, in opera reticolata, di età precedente. Lo svuotamento di queste fognature ha fornito una buona documentazione archeologica e osteologica relativa alla vita quotidiana dell'accampamento.
L'edificio tombale, posto sul lato destro della Via Appia in località La Stella, costituito da due ambienti con volta a vela ornata da stucchi con maschere funerarie, con loculi sovrapposti a pila per un'altezza di m 3,30, ha restituito, tra l'altro, lucerne recanti sul disco la croce cristiana e databili dal III al V sec. d.C. Questo edificio funerario con le vicine catacombe di S. Senatore e il sepolcreto costituitosi all'interno dei fornici dell'anfiteatro abbandonato, nonché le pitture bizantine di santi presenti nel criptoportico sinistro della villa imperiale, stanno a confermare il grande sviluppo urbanistico che ebbe la Civitas Albanensis proprio a partire da Costantino che qui fece costruire una basilica e dotò l'antichissima sede vescovile di cospicue proprietà facenti parte precedentemente della massa imperiale. Tra queste vanno in particolare ricordate gli «scheneca deserta» (Liber Pontificalis, I, p. 185, Duchesne) dei Castra, le possessiones Tiberi Caesaris, fundum Molas, massa Nemus, il lacus Turni e il lacus Albanus.
Lago di Albano. ― Fin dall'antichità più remota il lago di A. costituì sempre un forte richiamo per le popolazioni dell'antico Lazio. In particolare intorno alla metà del II millennio a.C. sulle rive di un ridotto specchio d'acqua, forse a causa di un lungo periodo di siccità, si installarono alcune popolazioni proprio sul finire dell'antica Età del Bronzo. Nel villaggio preistorico sommerso nelle acque del lago di Α., recentemente scoperto, è documentato, almeno per ora, un orizzonte iniziale con materiali tipici della cultura di Grotta Nuova (scodelloni in terracotta con orlo a colletto leggermente svasato e decorazione a «pettine» con motivo a losanghe) e del Protoappenninico В (ciotole con anse sopraelevate ad apici revoluti). I numerosi bronzi rinvenuti, soprattutto asce ad alette del tipo noto a Canterano, confermano assieme ad altri tipi ceramici una massiccia presenza di materiale assegnabile alle prime fasi della media Età del Bronzo. Non si conosce invece con certezza l'orizzonte in cui il villaggio fu abbandonato e sommerso definitivamente dalle acque del lago. L'appellativo di «Villaggio delle Macine» è dovuto alla notevole presenza di macine e macinelli in pietra porosa vulcanica destinati probabilmente, oltre che all'uso interno, anche al baratto. Numerose infatti sono le macine che non mostrano segni di usura. L'abbondante palificazione e і tavoloni esistenti sul fondo del lago indicano la presenza, in tempi ancora non precisabili, di abitazioni costruite su palafitte о su semplici terreni bonificati. Anche durante la civiltà laziale, in età arcaica e repubblicana le sponde del lago furono sempre frequentate come attestano і ritrovamenti ceramici.
Per l'età tardo-arcaica rimangono due notevolissime testimonianze: un lungo tratto di arginatura in opera poligonale di II maniera e la costruzione dell'emissario che, attraverso uno speco lungo 1.425 m, permette alle acque albane di fuoriuscire dal cratere e giungere così al mare come aveva consigliato la Sibilla per assicurare ai Romani la presa di Veio.
Ninfei, come quello «dorico» e Bergantino, porti, scali e ville animavano le ridenti sponde del lago. Ma probabilmente sulla riva orientale ai piedi del Monte A. e dei resti della villa di Augusto (Palazzola) si estendeva un'area sacra la cui arginatura, prima della costruzione dell'emissario, ne garantiva la praticabilità mentre і notevoli resti di un santuario tardo repubblicano ne attestano la frequentazione.
Il porto di età repubblicana recentemente scoperto sulla riva opposta ove giungevano ben cinque strade dall'esterno del cratere, poteva essere il punto di partenza per il traghettamento di cose e di persone dirette all'area sacra.
Con Domiziano le rive del lago furono munite di banchine e attracchi e persino di un faro: ma ormai il lago era divenuto lo stagno privato della sfarzosa reggia dell'imperatore, e comunicava direttamente con questa tramite diverse strade e una galleria che forava il ciglio del cratere all'altezza del secondo terrazzamento. L'àncora (conservata nel museo di A.) rinvenuta nel lago presso la banchina dell'area sacra appartiene alla piccola flotta imperiale, ivi stanziata più che per il trasporto di pellegrini, come in antico, per realizzare naumachie e giochi allo scopo di rallegrare l'imperatore e la sua fastosa corte.
Museo Civico Albano. ― Il museo, fondato nel 1975, è ospitato nella Villa Ferrajoli, progettata secondo canoni neoclassici dal Gasparoni nel 1834 e decorata nell'interno da delicatissime pitture murali del Caretti. Esso raccoglie, senza soluzione di continuità, reperti che vanno, dal periodo paleolitico all'età paleocristiana, illustrati da un moderno e valido apparato didattico. Al museo sono annessi una biblioteca e un archivio di stampe antiche.
La documentazione del territorio nel Quaternario è costituita dai minerali del vulcano laziale (tra questi la rarissima latiumite di A.) e resti fossili di mammiferi (Elephas antiquus, Ursus spaeleus, mammut) e di fauna marina (sale I-II).
La preistoria è documentata dalle industrie in selce che vanno dalle amigdale acheuleane ai manufatti musteriani (pontiniani) e aurignaziani fino alle punte di freccia ad alette e alla ceramica impressa del Neolitico Antico, all'Eneolitico e soprattutto all'Età del Bronzo con і villaggi «delle Macine» e del Colle della Mola (sale III-V).
Particolarmente interessanti sono le testimonianze degli abitati e delle necropoli della civiltà laziale che vanno dall'inizio dell'XI sec. a.C a tutto il VI a.C. (sale VI-VII). Per l'età arcaica (sala VIII) risulta di particolare importanza la testina policroma in terracotta di guerriero latino (V sec. a.C.) e l'antepagmentum policromo in terracotta di satiro con menadi (IV sec. a.C.). L'età repubblicana è ben documentata sia da ceramica a vernice nera che da materiale proveniente da stipi votive. Nelle sale X e XI sono esposti materiali dell'instrumentum domesticum, con una discreta collezione numismatica.
I materiali provenienti dai Castra Albana conservati nel museo risultano per la loro natura abbastanza peculiari. Tra і reperti esposti vanno evidenziate le coppe a calice, i boccaletti, la ceramica da cucina, і vasi cinerari in terracotta o marmorei che con lucerne, anche firmate, e strumenti da lavoro ben documentano la vita quotidiana del grande accampamento (sale X-XII).
Nel marmorarium e lapidarium (sale XIII-XV) sono esposti cippi funerari, sarcofagi, frammenti architettonici, documenti epigrafici, bolli laterizi e statue. Tra queste, notevole per fattura è la statua femminile panneggiata in marmo rinvenuta nella villa imperiale già Albanum Pompei e il torso marmoreo di Eracle replica del tipo «Copenaghen-Dresda». Nel retrostante parco archeologico sono conservati coperchi di tombe a baule e cippi in pietra albana provenienti in gran parte dalle necropoli della Legio II Parthica.
Bibl.: Centro urbano e territorio: G. Riccy, Memorie storiche dell'antichissima città di Alba Longa e dell'Albano moderna, Roma 1796; G. Tomassetti, La campagna romana antica, medievale e moderna, II, Roma 1910, p. 190 ss.; G. Lugli, Castra Albana ― Un accampamento romano fortificato al XV miglio della Via Appia, in Ausonia, IX, 1919, p. 212 ss.; id., Castra Albana II. L'anfiteatro dopo і recenti scavi, ibid., X, 1920, p. 210 ss.; id., Albano Laziale. Scavo dell'«Albanum Pompei», in NSc, 1946, p. 60 ss., A. Galieti, Contributi alla storia della diocesi suburbicaria di Albano Laziale, Città del Vaticano 1948; G M. De Rossi, Apiolae (Forma Italiae, Regio I, IX), Roma 1970; M. Guarducci, L'epigramma greco del bambino Eutyches ad Albano Laziale, in RendLinc, s. VIII, XXV, 1970, p. 167 ss.; M. Marinone, La decorazione pittorica della Catacomba di Albano , in RIA n.s., XIX-XX, 1972-1973, p. 103 ss.; P. Chiarucci, Tomba dell'età del ferro in Albano, in DocAlb, II, 1974, p. 27 ss.; E. Tortorici, Castra Albana (Forma Italiae, Regio I, XI), Firenze 1975; P. Chiarucci, Primi documenti del neolitico ai piedi dei Monti Albani, in DocAlb, III, 1975, p. 46 ss.; S. Modugno-Tofini, La collezione epigrafica del Museo Albano, ibid., IV, 1977, p. 71 ss.; P. Chiarucci, Colli Albani. Preistoria e protostoria, Albano 1978, pp. 38 ss., 136 ss.; id., Primo contributo sulla topografia dell'Albanum. Il Roccolo, in DocAlb, s. II, i, 1979, p. 67 ss.; S. Modugno, Supplemento epigrafico albano (parte I), ibid., p. 83 ss.; G. Colonna, Una testina fittile arcaica del Museo Civico Albano, ibid., s. II, IV-V, 1982-83, p. 35 ss.; G. Ghini, Castra Albana: recenti scoperte in Via del Castro Pretorio, in Archeologia Laziale VI (QuadAEI, 8), Roma 1984, p. 274 ss.; G. Camodeca, Due cursus senatorii in un'iscrizione opistografa dai dintorni di Albano, in DocAlb, s. II., VII, 1985, p. 53 ss.; T. Gizzi, Su alcune antefisse e lastre «Campana» provenienti dall'Albanum Pompei e conservate presso il Museo Civico, ibid., p. 39 ss.; P. Moreno, Nuove repliche dell'Eracle Copenhagen-Dresda ad Albano e a Lecce, ibid., p. 33 ss.; Р. Chiarucci, Il sepolcro detto degli Orazi e Curiazi in Albano, ibid., s. II, VIII, 1986, p. 7 ss.; id., Albano Laziale, Albano 1988; id., Le città latine dei Colli Albani, Roma 1988, p. II ss.; id., Le origini del Cristianesimo in Albano e le Catacombe di S. Senatore, Roma 1990.
Lago di Α.: G. Lugli, La villa di Domiziano sui Colli Albani, 3. Sponda del Lago, in BullCom, XLVII, 1919, p. 166 ss.; P. Chiarucci, Contributi per la conoscenza delle abitazioni preistoriche e protostoriche sui Monti Albani, in DocAlb, III, 1975, p. 51 ss.; id., Rinvenimenti presso il Lago Albano, in Archeologia Laziale IV (QuadAEI, 5), Roma 1981, p. 191 ss.