ALBA FUCENTE (II, p. 89)
FUCENTE Gli scavi, iniziati nel 1949 e da allora condotti collegialmente da una missione belga e dalla Soprintendenza alle antichità per gli Abruzzi e il Molise, hanno recato notevole luce sull'urbanistica del centro romano. Questo, che comprendeva le tre cime dette S. Pietro, S. Nicola e Pettorino e la depressione ad esse sottoposta, era circondato da una poderosa cerchia in opera poligonale spessa circa tre metri e sviluppata per una lunghezza di quasi tre chilometri. Nella cerchia, notevolmente conservata per lunghi tratti, si aprono tuttora tre porte, denominate, rispettivamente, di Massa, S. Massimo e Fullonica; una quarta è stata individuata nel tratto fra Pettorino e S. Pietro. Nel suo impianto la cerchia è da ritenere di poco posteriore alla fondazione della colonia (304-303 a. C.): non mancano tuttavia tratti di epoche successive.
L'abitato, che presenta la caratteristica disposizione romana a scacchiera, fu attraversato con andamento NO-SE dalla via Valeria, di cui è stato rinvenuto un miliario dell'epoca di Magnenzio (350-353 d. C.) che dà la distanza da Roma in 68 miglia.
Nella depressione è stato individuato il foro (m 100 × 40), chiuso alla sua estrenità SO dalla basilica, di cui è stato messo in luce il basamento (m 53 × 24): entro questo, dal lato opposto al foro, si aprono quattro taberne che prospettano su un "macellum". Sono state inoltre rintracciate le terme e una serie di botteghe allineate lungo la via Valeria e la parallela via dei pilastri. È in corso di scavo un tempio in cui è stata trovata una grandiosa statua di Ercole seduto.
Nelle pendici di Pettorino è scavata la cavea del teatro di cui è in corso il restauro: ugualmente in corso è lo scavo dell'anfiteatro, ricavato entro le pendici di S. Pietro e misurante nei due assi m 101 e 79. Notevoli in questo monumento sono gli ingressi in opera poligonale e la grande iscrizione rinvenuta in doppio esemplare che lo dice dovuto alla munificenza del prefetto del pretorio Q. Naevius Cordo Sutorius Macro, famigerato uccisore di Seiano.
La cima di S. Pietro prende il nome dalla mirabile chiesa romanica - smantellata dal terremoto del 1915 e recentemente restaurata dalla Soprintendenza ai monumenti e gallerie dell'Aquila - allogata entro un tempio tuscanico che da essa è stato conservato. Il tempio era prostilo, tetrastilo in antis e misurava m 21 × 13. La lettura di varî graffiti esistenti sulle ante ha permesso di attribuirlo ad Apollo.
Dagli scavi di A. F. provengono numerose opere d'arte, conservate attualmente nel Museo nazionale di antichità di Chieti. Si citano: un ritratto attribuito a Silla, due ritratti costantiniani, una replica terzina dell'"anadiomène", un mirabile torsetto efebico, un piccolo rilievo con scena di genere.
Bibl.: La bibliografia, assai abbondante dall'epoca degli scavi, è riportata in F. De Visscher, J. Mertens, F. De Ruyt, Alba Fucens, Bruxelles 1960. Si aggiungono: V. Cianfarani, Ritratto d'uomo da A. F., in Rivista Abruzzese, 1950, pp. 91-101; M. Guarducci, Graffiti nell'antico tempio sul colle di S. Pietro, in Not. Scavi, 1953, pp. 117-125; A.F. Mostra decennale degli scavi italo-belgi, Avezzano 1958; A. F., in Enciclopedia dell'arte antica, I, Roma 1958; A. F. esilio di re, in Terra Italica, Torino 1959.