ÁLAVA (A. T., 41-42)
La più meridionale delle provincie basche spagnole, quasi tutta compresa nel bacino superiore dell'Ebro, limitata a S. da questo fiume e a SO. dal finitimo Logroño. Paese essenzialmente montuoso, con valli strette e profonde, con radi lembi di altipiano, culmina a N. nelle aspre Peñas de Gorbea (1510 m.), mantenendosi in complesso elevato tra i 500 e i 1000 metri. La provincia è solcata dai corsi dell'Ormecillo, del Bayas, dello Zadorra e dell'Inglarez, tutti tributari dell'Ebro, a regime pressoché torrentizio; il lembo nord-occidentale della provincia stessa (Amurrio) manda invece le sue acque all'Atlantico per mezzo degli affluenti del Deva.
Il territorio, costituito in prevalenza di rocce argillose e argillo-socalcaree, non è dei più fertili, ma è ricco in compenso nel sottosuolo (ferro, rame, piombo, marmo, sale, ecc.), ricchissimo poi come nelle altre provincie basche, di acque minerali d'ogni sorta (Ibarra, Zuazo, Amurrio, Berguenda, Villarreal, ecc.). Il clima, mite e quasi marittimo nell'angolo NO. della provincia, accentua la sua rigidità nel resto di questa, e, pur variando da luogo a luogo, è caratterizzato in generale da considerevoli piogge (oltre 800 mm. in media l'anno) e forti oscillazioni di temperatura (massima 38°, minima −6° a Vitoria); la lunga permanenza delle nevi sulle cime dei monti rende l'inverno più aspro che in Biscaglia e in Guipúzcoa, l'estate più corta e più calda. Le montagne, specie lungo l'erto cimale di settentrione, sono ancora coperte di bei boschi di querce, di pini, di roveri, di faggi, di castagni, ecc.; le regioni collinari e più basse, oltre i cereali e gli alberi da frutta, coltivano anche l'olivo e la vite.
L'Álava è una delle provincie spagnole meglio servite da vie di comunicazione, che il paese ha costruite a sue spese; discreta è anche la rete ferroviaria (vi passano i tronchi da Miranda a Bilbao e da Miranda a S. Sebastiano), tenuto conto della natura impervia del terreno e della superficie, per la quale l'Álava è superiore solo alle altre due provincie basche (3045 kmq.; il contado di Trevino coi suoi 492 kmq. appartiene alla provincia di Burgos). La popolazione, 98.668 abitanti secondo il censimento del 1920, giustamente nota per la sua laboriosità, è dedita in prevalenza ai lavori agricoli; vi sono tuttavia abbastanza sviluppate anche le piccole industrie (fonderie, fabbriche di carta, di tessuti, di fiammiferi, lavorazione dell'asfalto). Considerevole è il commercio dei prodotti agricoli, dei tessuti (lana e tela), delle pelli conciate, dei mobili, ecc. È divisa in 3 partidos judiciales o mandamenti (Amurrio, Laguardia, Vitoria) e conta 85 ayuntamientos, o comuni. Di questi, l'unico che abbia una qualche importanza è Vitoria (35 mila abitanti), a 528 m. s. m., il capoluogo della regione.
Storia. - Durante la riconquista, il suo territorio fu messo in assetto dalla Cofradía de Arriaga, corporazione composta del clero e della nobiltà, che eleggeva il signore, poiché Alava non era costituita a regno, ma a signoria con conti dapprima indipendenti, i quali poi aderirono a Fernando González e ai suoi successori. Al principio della riconquista, la città appartenne al regno di Oviedo; incorporata poi da Sancio el Mayor al suo regno nel 1029, continuò a restare unita alla Navarra fino all'anno 1076, in cui se ne impadronì Alfonso VI di Castiglia. Però ben presto il territorio alavese tornò ad unirsi alla Navarra, al tempo di Alfonso el Batallador. Nel 1181, Sancio el Sabio fondò la città di Vitoria e nel 1200 le tre provincie di Biscaglia, Ávila e Guipúzcoa si univano alla Castiglia. I cavalieri alavesi, sotto il comando di Rodríguez de Mendarózqueta, accorsero nel 1212 alla battaglia di Las Navas de Tolosa, e vi ebbero una parte importante. Anche dopo essere stata unita alla Castiglia, Álava godette di una grande autonomia, poiché la Cofradía de Arriaga ne aveva l'effettivo governo. Ma questo stato di cose non era di piena soddisfazione degli abitanti, forse per i dissidi che sorgevano quando si doveva eleggere il signore; e forse anche perché speravano di esser meglio protetti sotto un re che sotto signori elettivi. Così avvenne che, nel 1332, la Cofradía de Arriaga spedì un'ambasceria al re di Castiglia Alfonso XI, per chiedere l'incorporazione di Álava al suo regno. Annuì Alfonso, che nel Convenio de Arriaga promise di rispettare i privilegi di cui godeva la provincia in materia di tributi e di servitù. Allora fu anche abolito il duello giudiziario tra i gentiluomini, che adottarono come legge il Fuero di Soportilla, mentre in tutto il resto Álava fu sottoposta alla legislazione e giurisdizione regia. Così, perduta volontariamente la propria indipendenza, Álava seguì le sorti della Castiglía. Prese parte alla sollevazione contro Carlo V (Guerra de las Comunidades, 1520-21), e i soldati alavesi si segnalarono nelle guerre contro la prancia. La popolazione accolse perciò malvolentieri Filippo V di Borbone, combatté Napoleone e fu, in grandissima maggioranza, carlista.
Bibl.: J. de Jaurgain, La Vasconie: Étude historique et critique sur les origines... des comtés... d'Álava et de Biscaye, ecc., voll. 2, Pau 1898-1902; S. De Manteli, De la guerra de las comunidades en Álava, in Revista vascongada, I, Vitoria 1847, pp. 129-134, 161-168.