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LERNER, Alan Jay

di Patrick McGilligan - Enciclopedia del Cinema (2003)
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Lerner, Alan Jay

Patrick McGilligan

Commediografo e sceneggiatore statunitense, nato a New York il 31 agosto 1918 e morto ivi il 14 giugno 1986. A partire dagli anni Quaranta e per almeno tre decenni insieme al compositore berlinese Frederick Loewe, L. scrisse musical che dominarono a lungo incontrastati i palcoscenici di Broadway. Oltre ad aver ottenuto numerosi premi in ambito teatrale, L., che curò gli adattamenti cinematografici dei suoi famosi musical, vinse tre premi Oscar: il primo per la migliore sceneggiatura nel 1952 per An American in Paris (1951; Un americano a Parigi) di Vincente Minnelli; gli altri due nel 1959 per la migliore sceneggiatura non originale e per la migliore canzone (insieme a Loewe) per il film Gigi (1958) ancora di Minnelli. Erede di una grande catena di negozi di abbigliamento femminile, dopo aver frequentato la scuola secondaria in Inghilterra, si iscrisse a Harvard, dove per un breve periodo si dedicò al pugilato. Versatile e vivace, ben presto iniziò a scrivere poesie poi messe in musica, a collaborare ai musical portati in scena all'Hasty Pudding Club di Harvard, e a studiare composizione presso la Juilliard School of Music di New York. Dopo la laurea (1940), iniziò a lavorare come autore di testi radiofonici a New York. Nel 1942 incontrò Loewe al Lamb's Club, per il quale L. stava scrivendo una rivista. La collaborazione con il compositore segnò una svolta nella sua carriera; con Loewe lavorò ai musical Brigadoon, Camelot, ma soprattutto a My fair lady, tratto dal testo teatrale Pygmalion di G.B. Shaw, senza dubbio l'opera che ottenne maggior successo di pubblico (2717 rappresentazioni sulle scene di Broadway), mentre Paint your wagon, musical dedicato al tema della febbre dell'oro, non riscosse analoghi consensi. Per tale ragione il testo fu rivisto a fondo da Paddy Chayefsky, che nel 1968 sarebbe stato incaricato di realizzarne una versione cinematografica per Joshua Logan (Paint your wagon, 1969, La ballata della città senza nome). Negli anni Cinquanta, L. collaborò con il gruppo guidato da Arthur Freed alla Metro Goldwyn Mayer, e dopo aver scritto la sceneggiatura e i testi delle canzoni del musical Royal wedding (1951; Sua altezza si sposa) di Stanley Donen ottenendo per una delle canzoni una nomination all'Oscar, iniziò a collaborare con Minnelli per il quale scrisse il soggetto e la sceneggiatura di An American in Paris, con musica di George Gershwin; partecipò quindi alla sceneggiatura di The band wagon (1953; Spettacolo di varietà), anche se il suo nome non compare nei credits; realizzò la versione cinematografica di Brigadoon (1954), delicata commedia dai toni fantastici ambientata in un villaggio incantato della Scozia; e rielaborò infine il romanzo di Colette per la romantica commedia musicale Gigi. Nel 1964 L. riadattò il testo teatrale Pygmalion, ispirandosi anche al suo musical, per il film My fair lady di George Cukor; tre anni dopo sulla base della sua commedia, a sua volta tratta dal romanzo The once and future king di T.H. White, L. firmò l'adattamento per il film Camelot di Logan, rievocazione dell'amore impossibile fra Ginevra e Lancillotto. Nel 1970 collaborò con Burton Lane alla realizzazione del musical On a clear day you can see forever che ebbe anche una versione cinematografica (L'amica delle 5¹/₂) diretta da Minnelli: ne risultò una curiosa commedia musicale in cui uno psicoanalista (Yves Montand) s'innamora di una donna degli inizi dell'Ottocento che si reincarna in una sua paziente (Barbra Streisand) durante le sedute di ipnosi. Il rapporto con Loewe, che si era interrotto nel 1962 a causa di una serie di divergenze di natura artistica e del cattivo stato di salute del compositore, riprese nel 1974 in occasione della trasposizione cinematografica di The little prince di Donen, che ottenne due nominations all'Oscar una per la migliore canzone e l'altra per la migliore colonna sonora non originale, anche se l'adattamento musicale del classico di A. de Saint-Exupéry ottenne scarsi apprezzamenti.

Bibliografia

E. Jablonski, Alan Jay Lerner: a biography, New York 1996.

Vedi anche
Bernstein, Elmer Compositore statunitense (New York 1922 - Ojai, California, 2004). Ha legato il proprio nome alla storia del cinema scrivendo oltre 200 colonne sonore, tra cui alcune fra le più celebri di Hollywood. Lo stile innovativo di Bernstein, Elmer, frutto del suo interesse per generi musicali disparati e del ... Vincente Minnelli Regista cinematografico (Chicago 1913 - Los Angeles 1986); di sicura esperienza come fotografo, scenografo e costumista, abile nell'uso del colore, fu regista particolarmente versato in commedie musicali, pur avendo diretto numerosi film di vario genere: Meet me in St. Louis (1944); Yolanda and the thief ... Rodgers, Richard Charles Rodgers ‹ròǧëʃ›, Richard Charles. - Compositore (New York 1902 - ivi 1979). Pubblicò circa un migliaio di canzoni e scrisse le musiche per decine di musical di Broadway. Insieme al paroliere L. Hart, mise in scena The garrick gaieties (1925), a cui seguirono The girl friend (1926) e A Connecticut yankee ... Mancini, Henry Compositore di musiche per film (Cleveland 1924 - Beverly Hills 1994), di famiglia oriunda italiana. Ha collaborato spesso con il regista B. Edwards, con pezzi assai noti come la canzone Moon river in Breakfast at Tiffany's (1961) e il tema conduttore dei film (e dei cartoni animati) della serie The ...
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Vocabolario
vee-jay
vee-jay 〈viiǧéi〉 (o veejay) s. ingl. [trascriz. in grafia ingl. della pronuncia della sigla vj, per video jockey, sul modello di dee-jay] (pl. vee-jays 〈viiǧéi∫〉), usato in ital. al masch. e al femm. – Video jockey.
dee-jay
dee-jay ‹diiǧèi› (o deejay) s. ingl. [trascriz. in grafia ingl. della pronuncia della sigla dj, per disc jockey] (pl. dee-jays ‹diiǧèi∫›), usato in ital. al masch. e al femm. – Disc jockey.
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