ALAIMO di Lentini
Congiunto forse della nobile famiglia dei S. Basilio di Lentini e di Giacomo (v.), fu di parte guelfa e proscritto da Manfredi. Tornato con Carlo d'Angiò e creato (1275) consigliere e familiare del re, fu dal '73 al '8 giustiziere, prima nel Principato e nel Beneventano, poi in Sicilia, dove nel '79 assunse con altri la regia secrezia. Scoppiata la rivolta del Vespro, A., in qualità di capitano di parte popolare, si acquistò grande onore nella eroica difesa di Messina (agosto 1282). Accettò poi la dinastia aragonese, e resse l'ufficio di maestro giustiziere del regno (1283-84). Ma, caduto in sospetto di re Giacomo per gl'intrighi di sua moglie Macolda di Scaletta, e inviso ai cortigiani per il suo alto ascendente sul popolo, il 29 novembre 1284 fu costretto a partire per Barcellona, col pretesto di sollecitare da Pietro I gli aiuti richiesti dall'infante Giacomo. Si aggiunse anche l'accusa di tramar la cessione della Sicilia alla Chiesa. Ed allora, ad A. furono confiscati i beni e rinchiusi moglie e figli nel castello di Mattagrifone (Messina); poi, da Alfonso III, fu tenuto prigione egli stesso in quello di Segurana (Catalogna). Vi languì poco più d'un anno, finché, imbarcato su d'una nave, fu, appena apparve in vista la Sicilia, massacrato con due nipoti per ordine di re Giacomo (1287).
Bibl.: Bartolomeo di Nicastro, Historia sicula, in Rer. ital. script., n. ed., Bologna 1921-1923, fasc. I-II; Saba Malaspina, Liber gestorum Manfredi, Corradini, Karoli regum Siciliae, in Del Re, Cronisti e scrittori napoletani, I, Napoli 1845; M. Amari, La guerra del Vespro Siciliano, 9ª ed., I-II, Milano 1886; O. Cartellieri, Peter von Aragon u. die sizilianische Vesper, Heidelberg 1904; G. La Mantia, Codice diplomatico dei re aragonesi in Sicilia, I, Palermo 1918; Reg. angioini nell'Archivio di Stato di Napoli, III, 140; VIII, 129; X, 186; XXXIII, 27.