ALABANDA (᾿Αλάβανδα)
Città della Caria, situata alla confluenza del Meandro e del Marsia. Fiorì nel periodo ellenistico e specialmente sotto l'impero romano. Nel 197 a. C. assunse anche essa il nome di Antiochia, che conservò fino al 190 a. C.
L'antica A., che sorgeva presso l'odierno villaggio di Araphisar, fu scavata negli anni 1904-05 da Edhem-Bey, che riportò alla luce, fra l'altro, lunghi tratti delle mura, costruite a blocchi di granito sovrapposti; il teatro, adagiato sul fianco della collina; l'agorà, circondata da portici a due navate; il tempio di Apollo, ricordato da Vitruvio come esempio di pseudodiptero; un altro tempio, forse dedicato ad Artemide, circondato da 34 colonne doriche (6 × 11). I monumenti ricordati risalgono tutti all'epoca ellenistica, mentre dell'epoca romana rimangono le terme, adornate con archi; Livio ricorda un tempio dedicato alla Dea Roma. Delle sculture si ricordano una testa maschile barbata, d'epoca romana, e varî frammenti d'un grande fregio con scene di amazzonomachia. Ad A. furono inoltre trovate numerosissime monete, che, insieme ad altre opere provenienti dalla città, sono conservate nel Museo Archeologico di Istanbul. Per il gusto artistico attribuito agli abitanti, vedi Apaturio.
Bibl: Edhem-Bey, Fouilles d'A. en Carie, in Compt. - Rend. Acad. Inscript. et Bell.-Lett., 1905, pp. 443-459; ivi, 1906, pp. 407-422; Tscherikower, Die hellenistischen Städtegründungen, Philologus, Suppl. XIX, i, Lipsia 1927, p. 28; R. Duyuran, Le rovine dell'Anatolia Occidentale, Ankara 1952, pp. 11-14.