al-KUWAIT.
– Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia. Architettura
Demografia e geografia economica di Matteo Marconi. – Stato dell’Asia sud-occidentale. Nell’arco di dieci anni la popolazione è cresciuta sensibilmente, passando da 2.213.403 del 2005 a 3.479.371 del 2014 (stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs). Un aumento così vertiginoso è dovuto innanzitutto ai flussi migratori, principalmente dal vicino ῾Irāq, attirati dalla florida industria estrattiva petrolifera. Il K. è il nono produttore al mondo di petrolio, con un ordine di grandezza paragonabile agli Emirati Arabi Uniti. Come altri Stati dell’area, la popolazione è quasi completamente concentrata in città, a causa delle difficili condizioni ambientali. I dati sulla mortalità infantile, sulla speranza di vita e sulla disponibilità alimentare denotano standard vicini a quelli occidentali. A differenza di Bahrein e Qaṭar, il K. mantiene una composizione comunitaria a maggioranza sunnita, grazie all’immigrazione irachena.
Condizioni economiche. – Il quadro economico rimane sostanzialmente invariato, con metà del PIL e circa il 90% delle esportazioni legati al petrolio. Le restanti attività sono concentrate nei settori chimici e dei fertilizzanti. L’apertura ai privati è ostacolata dai contrasti interni, che rendono difficile la diversificazione produttiva. Grazie ai recenti aumenti del prezzo del petrolio, il PIL è potuto crescere di più del 50% in 5 anni, facendo registrare un rallentamento previsionale soltanto con la guerra dei prezzi del 2014. Il K. è lo Stato con maggiore surplus di bilancio al mondo (circa il 30% nel 2013). La grande disponibilità economica dell’erario, cresciuta negli ultimi anni proporzionalmente all’aumento del PIL, ha permesso al Paese di promuovere politiche pubbliche sul piano infrastrutturale e del benessere della popolazione, con un costante e progressivo miglioramento delle condizioni generali. Il forte intervento sociale ed economico del governo non sembra aver dato i frutti sperati, dato un quadro politico ancora sensibilmente diviso a causa delle contrapposizioni interne. Le risorse idriche sono assicurate dagli impianti di desalinizzazione, tra i più sviluppati al mondo, mentre dal punto di vista alimentare è molto forte la dipendenza dall’estero.
Storia di Giuseppe Dentice. – Sebbene a lungo considerato tra i regimi più stabili del Golfo Persico, il K. si contraddistinse nella seconda metà del primo decennio degli anni Duemila come un Paese istituzionalmente instabile a causa di alcune tensioni sorte sulla successione dinastica. Alla base delle tensioni vi fu il mancato compromesso tra i due rami della famiglia reale degli al-Ṣabāḥ – gli al-Ǧābir e gli al-Sālim – che ruppe la secolare tradizione di alternanza al vertice del piccolo emirato del Golfo. Alla morte dell’emiro al-Šayẖ Ǧābir al-Aḥmad al-Ṣabāḥ nel gennaio 2006, seguì il breveregno di al-Šayẖ Sa῾d I al-῾Abd Allāh al-Sālim al-Ṣabāḥ, che in precarie condizioni di salute fu rimosso dal Parlamento e abdicò dopo solo 9 giorni. Gli successe lo sceicco Sabāḥ al-Aḥmad al-Ǧābir al-Ṣabāḥ.
La risoluzione per via costituzionale della crisi dinastica diede luogo sia a un rafforzamento degli al-Ǧābir (che detenevano i titoli di shaykh, di principe ereditario e di primo ministro), sia a una crescente critica da parte degli al-Sālim del rischio di autoritarismo da parte della famiglia regnante. Proprio questi fattori furono alla base di ricorrenti tensioni politiche tra potere esecutivo e legislativo, che nel fermento rivoluzionario delle cosiddette primavere arabe trovarono libero sfogo anche in K., con manifestazioni popolari contro la famiglia reale, accusata di corruzione e di restrizioni alle libertà politiche e civili. Nonostante le proteste e lo scioglimento del Parlamento per tre volte nell’arco di 18 mesi (dicembre 2011, ottobre 2012 e giugno 2013), la corona kuwaitiana diede prova di grande solidità promettendo maggiore inclusione sociale e un’implementazione delle riforme, nonché una diversificazione della struttura economico-produttiva.
In politica estera, il K. insieme ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti si dimostrò tra i più attivi sostenitori dello status quo precedente alle primavere arabe – tanto da appoggiare nel luglio 2013 il nuovo corso egiziano del presidente ῾Abd al-Fattāḥ al-Sīsī – e di una decisa lotta al terrorismo jihadista del gruppo terroristico dell’IS (v.), autore nel giugno 2015 di un sanguinoso attentato contro una moschea sciita della capitale del Paese.
Architettura di Livio Sacchi. – Come negli altri Paesi della costa orientale della penisola arabica, anche in K., considerato fra i primi cinque Paesi più ricchi del mondo, l’industria delle costruzioni ha continuato a essere particolarmente vivace. Fra gli studi più attivi nel settore residenziale, si sono segnalati Massive Order, che ha disegnato, fra l’altro, la Box House I (2009) a Rawoda, e AGi Architects, i cui progettisti hanno coniugato con successo le tradizioni residenziali locali con i linguaggi internazionali della contemporaneità: si pensi al complesso residenziale Black and white house (2006-09) a Yarmouk; alla Star House (2007-09), lussuosa casa per vacanze sulla spiaggia di Bnaider, caratterizzata da interni ricercati quanto essenziali; allo S Cube Chalet (2011) o alla Mop House (2011), entrambi a Kuwait City.
Fra le molte nuove torri della capitale si segnalano la sinuosa Kipco Tower realizzata nel 2012 per la United real estate company dallo studio SSH International e l’altissima (412 m) Al Hamra & Firdous Tower (2011) dello studio statunitense SOM, Skidmore, Owings & Merrill. Ivad Alaska e Rem Koolhaas, partner dello studio neerlandese OMA, hanno progettato per la Tandeen real estate co. un nuovo centro commerciale denominato The Exhibition hall (2014), parte del grande e popolare 360° Mall. Il complesso è dedicato alla produzione creativa locale, oltre che ai principali marchi internazionali della moda, con ampi spazi riservati a eventi culturali, mostre e installazioni artistiche. Un nuovo, colossale terminal aeroportuale è stato affidato nel 2011 allo studio inglese Foster+Partners con Gulf Consult e Arup. Pensato per 13 milioni di passeggeri l’anno in una prima fase, per poi arrivare a 25 con le successive espansioni, il nuovo scalo è posto immediatamente a sud del preesistente Kuwait international airport. Due grandi complessi alberghieri fanno parte dell’insieme. Il progetto ha curato con particolare attenzione il rapporto con uno dei climi più estremi del nostro pianeta; i lavori, iniziati nel 2012, saranno completati nel 2016. Un ambizioso progetto è infine costituito da Madinat Al Hareer, la City of silk, un complesso urbano che si estende per 250 km2 intorno a una torre centrale alta 1001 m a Subiya, destinato a ospitare un’ampia riserva naturale, un’area commerciale duty-free adiacente a un nuovo aeroporto, un grande business center, impianti sportivi, complessi ospedalieri e universitari, nuove aree industriali, attrazioni turistiche e così via. Il piano urbanistico, approvato nel 2014, prevede un accordo di collaborazione con la Cina. L’ardito e spettacolare Jaber Causeway, il ponte che collega la nuova città a Kuwait City dall’altra parte della baia, è attualmente in costruzione.