al-KHAḌIR (anche al-Khiḍr)
Essere mitico della tradizione islamica, la cui leggenda e il cui culto hanno assunto grande importanza specialmente nello sviluppo del misticismo e del culto dei santi. Oscura la sua etimologia (il riaccostamento con la radice kh. ḍ. r "esser verde", che a taluni è parso assai confortato dalla relazione con cui al-Khaḍir è posto col mare e che ha fatto pensare a una derivazione dal mito greco di Glauco, è tutt'altro che sicuro), e non meno oscuri l'origine e il significato della sua figura; in essa sono certamente confluiti elementi disparati di antiche leggende orientali, i quali affiorano già nel poema babilonese di Gilgamesh, nella leggenda orientale di Alessandro Magno (v.), in quella di Elia, ecc. Il misterioso e innominato compagno di Mosè nel racconto del Corano (XVIII, 59-81), certamente influenzato dal romanzo di Alessandro, è stato identificato più tardi con al-Khaḍir. Questi compare come un essere sovrumano, che si aggira invisibile per il mondo rivelandosi di tratto in tratto in circostanze eccezionali, in genere per salvare taluno da gravi pericoli o per dimostrargli una particolare grazia divina: lo si scorge spesso passeggiare sulla superficie del mare. Straordinariamente venerato e invocato continuamente nella religione popolare come confortatore e salvatore, al-Khaḍir è stato collocato dal ṣūfismo a capo della gerarchia dei santi, i cui è il "polo" (al-quṭb) supremo, e in quanto tale è considerato, accanto a Maometto, come la sorgente prima della conoscenza mistica. La tradizione popolare ritiene che al-Khaḍir, allorché riposa dalle sue peregrinazioni, risiede a Gerusalemme (in Egitto si crede che la sua sede sia la porta detta Bāb ez-Zuweileh, al Cairo); in altri paesi dell'Islām, segnatamente in India e nelle Indie olandesi, la leggenda di al-Khaḍir si è intrecciata con quelle di altre figure mitiche o semi-mitiche delle religioni locali.
Bibl.: I. Friedländer, Die Chadhirlegende und der Alexanderroman, Lipsia 1910; A. J. Wensinck, in Enc. Isl., II, 923-27 (con bibliografia); per il suo culto popolare in Egitto, E. W. Lane, The manners and customs of the modern Egyptians, cap. X.