BOURGUIBA (Bū Rqībah), al-Ḥabīb (App. III, 1, p. 273)
Le elezioni del novembre 1964 confermarono che B. e il partito desturiano (ribattezzato "Partito socialista desturiano") avevano ormai il pieno controllo sul paese. B. andò quindi accentuando la sua funzione di arbitro della vita politica, ponendosi a guida suprema dello stato e garante della continuità del regime; i responsabili, veri o presunti, di insuccessi o di iniziative sgradite furono estromessi dall'attività politica e puniti.
Così l'insuccesso dell'esperimento di collettivizzazione agricola portò nel 1969 alla destituzione, all'arresto e alla condanna di Aḥmed ben Ṣāliḥ, ministro delle Finanze e della pianificazione dal 1964 al 1969; le richieste di "liberalizzazione" nel governo e nel partito avanzate dal ministro dell'interno Ahmed Mestīrī gli costarono la destituzione (settembre 1971), l'espulsione dal partito (1972) e dall'Assemblea nazionale (maggio 1973); l'avventato annuncio (gennaio 1974) dell'unione di Tunisia e Libia in un solo stato, fatto solennemente da B. Gheddafi, fu pagato, quando il progetto naufragò, dal ministro degli Esteri Moḥammed el-Maṣmūdī con la destituzione e l'espulsione dal partito (11 febbraio).
La sanzione della posizione di assoluto predominio di B. fu data il 10 dicembre 1974 dalla sua acclamazione a presidente a vita da parte dell'Assemblea nazionale, che così accolse la proposta da lui stesso avanzata già nel 1971. Come all'interno del suo paese, anche in campo internazionale B. mirò a porsi come fattore di equilibrio. Nel 1959 la sua mediazione rese possibile l'inizio di colloqui fra la Francia e la Resistenza algerina; nel 1964 non esitò a condannare la politica di appoggio ai movimenti rivoluzionari condotta in Africa dalla Cina popolare; nel 1965 avanzò la proposta di un'associazione dei paesi africani francofoni. Ma l'iniziativa più clamorosa, che gli costò durissimi attacchi e che può dirsi emblematica del realismo al quale ha ispirato la sua azione politica, fu da lui presa nell'aprile 1965, quando criticò la politica della Lega araba nella questione palestinese, chiedendo che venisse adottato un atteggiamento più flessibile per consentire l'avvio di trattative concrete; e ciò, a suo giudizio, in quanto gli Arabi avevano dimostrato di non potere o non volere cercare una soluzione con le armi.