al-A‛SHÀ
"Colui che non può veder di notte, senza la luce del giorno", soprannome di molti poeti arabi (le fonti bio-bibliografiche indigene ne annoverano ben ventidue). Il più celebre di essi è Maimūn ibn Qais, morto c. il 629 d. C. Poeta errante, cantò l'encomio di molti potenti, tra cui Maometto, ma senza farsi musulmano. Alcuni ritengono, quasi certamente a torto, che fosse cristiano. È stimato uno dei migliori poeti arabi antichi, da alcuni anzi il migliore; eccelle nei canti bacchici. (V. arabi: Letteratura).
Bibl.: R. A. Nicholson, A literary history of the Arabs, Londra 1907, pp. 123-125; R. Geyer, Zwei Gedichte von al-'A‛šâ, in Sitzungsber. der Akad. der Wissensch. in Wien, phil.-hist. Classe, CXLIX, 6 (1905) e CXCII, 3 (1921). Il divano completo, con i frammenti di tutti i poeti soprannominati al-A‛sha, è stato pubblicato dallo stesso Geyer, Gedichte von al-'A‛šâ, Londra 1928 (Gibb Memorial, n. s., VI).