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AKKAD

di G. Castellino* - Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)
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AKKAD (sumerico Agade, bab. Akkadū, gr. ῎Αρκαδ e ῎Ακκαδ)

G. Castellino*

Città mesopotamica, capitale della dinastia di A. (circa 2350-2150 a. C.) sotto Sargon e Narām-Sin, specialmente, e per qualche tempo capitale di tutta la Mesopotamia, è menzionata da Hammurapi nell'introduzione del suo codice (col. iv, 51); poi, durante il periodo dei Cassiti, in un iscrizione di Kurigalzu (1380 a. C. circa). Più tardi ricorre in una notizia del 70 anno di Asarhaddon (673 a. C.) e in documenti, lettere e segnalazioni astronomiche del tempo di Sargon II e successori. Anche nel periodo neo-babilonese non mancano accenni alla città. Però la sua importanza politica di capitale era andata rapidamente scemando, e come città era stata assorbita dalla vicina Sippar, centro del culto del sole (Shamash). Dea principale di A. è Ishtar. Il suo tempio era stato ricostruito da Hammurapi (v. sopra). Esso era già stato oggetto di ricostruzioni e restauri da parte di Sargon di A. e di Narām-Sin. Kurigalzu ci dice in un iscrizione (Cuneif. Texts, ix, tav. 3) di aver costruito alla dea manna (Ishtar) di A. il tempio per la festa dell'akītu (v. bīt akītu). Asarhaddon nel 673 a. C. ne riporta la statua dall'Elam, dove era andata come bottino di guerra. Non esattamente identificata, la città di A. non ha potuto finora (1957) essere scavata.

Bibl: Fr. Delitzsch, Wo lag das Paradies?, Lipsia 1881, p. 209 s.; E. Unger, in Reallex. der Assyriologie, I, c. 62; G. Furlani, in Enc. It., I, s. v.; F. Hommel, Ethnologie und Geographie des alten Orients, Monaco 1926, pp. 400-410.

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