AIX (A. T., 35-36)
Città della Provenza, Francia meridionale, capoluogo del dipartimento delle Bocche del Rodano, a 207 m. s. m. (da cui dista 29 km.), posta in una vallata a 2 km. dall'Arc, e dominata a oriente dalla collina calcare di Sainte-Victoire. La città comprendeva un tempo tre quartieri principali, di cui le vicende storiche spiegano i nomi e l'esistenza: la città comitale (civitas aquensis o comitalis), la città delle torri o arcivescovile (villa de turribus o urbs inferior), oggi distrutta, e il sobborgo San Salvatore. La città attuale non comprende che la civitas comitalis e il sobborgo, ed è divisa in due parti dal bel corso Mirabeau; la città nuova si estende verso sud, e la vecchia con le sue strade irregolari e le vecchie case, che datano dai secoli XVI, XVII e XVIII, verso nord.
La popolazione, cresciuta rapidamente negli ultimi anni, era nel 1921 di 29.983 ab. e nel 1926 di 35.106 abitanti. I dintorni di Aix sono abbastanza fertili, e la città è commercialmente una piazza importante per gli olî di olivo, le conserve di frutta, il vino, le mandorle, ecc.; ha inoltre fabbriche di sapone, candele, cemento, tessuti di cotone. Aix è servita dalla ferrovia che da Lione va a Marsiglia, e un tronco la riunisce a Rognac, stazione sulla Nîmes-Marsiglia; a questa città è anche unita con linea tramviaria.
La città è sede arcivescovile e di sottoprefettura ed ha un tribunale superiore e uno di commercio. È importante centro di studî, poiché, oltre le scuole elementari, ha un liceo, una scuola normale, una scuola di arti e mestieri e una università assai rinomata, con facoltà di legge e filosofia, ed un'accademia. Possiede anche un ricco museo, una bella biblioteca (Bibliothèque Méjanes, dal nome del donatore che la lasciò alla città nel 1786) con circa 150.000 volumi e più di 1000 manoscritti.
La città è ornata da belle fontane, una delle quali ha la statua del re Renato, opera di David d'Angers. Nella chiesa di S. Giovanni di Malta sono le tombe dei conti di Provenza, restaurate nel 1828. Le acque termali (temp. circa 36°), carboniche, di effetto leggermente diuretico, conosciute già dai Romani, sono state sfruttate nuovamente dal 1705. Sgorgano dalle falde del Sainte-Victoire.
L'arte. - All'epoca romanica rimontano una navata rimaneggiata della cattedrale San Salvatore e un piccolo chiostro (1080), i cui capitelli a fogliami rivelano l'imitazione degli acanti antichi. Una altra navata della cattedrale e la chiesa di S. Giovanni di Malta sono esempî curiosi, sebbene molto alterati, dell'arte gotica meridionale del sec. XIII. Alla fine del sec. XV, sotto il governo del re Renato, Aix partecipò al movimento rinnovatore delle arti che, estendendosi a tutta la Provenza, ebbe per centro Avignone e si manifestò soprattutto nel campo della pittura, rappresentata ad Aix da stupendi primitivi. Il Roveto ardente, trittico di Nicola Froment, eseguito circa il 1475, e Il Miracolo della Santa Mitria (cattedrale di San Salvatore), un'Annunciazione (chiesa di S. Maria Maddalena), S. Luigi di Tolosa e un pannello raffigurante dei santi (nel museo) sono gli esemplari più importanti di quella scuola avignonese che ha sollevato molti problemi di non facile soluzione; la critica moderna tende a riconoscervi l'opera di artisti locali ancora mal conosciuti. La graziosa cappella dell'ospedale S. Giacomo è costruita nello stile di transizione fra l'arte gotica e quella del Rinascimemo (bel portale del 1542); la cappella delle Orsoline (1647) e dei Gesuiti (1681) sono begli esempî di architettura religiosa in istile classicheggiante, rappresentata anche dalle chiese di S. Maria Maddalena (facciata moderna), di S. Giovanni Battista (incompiuta) e dalla chiesa di S. Spirito. Tutti questi edifici possiedono oggetti d'arte importanti, e soprattutto quadri delle scuole italiana e fiamminga del sec. XVII (opere del fiammingo Finson che visse ad Aix e vi ebbe scolari), e della scuola francese dei secoli XVII e XVIII (opere di Jouvenet, di Mignard e dei Van Loo). Ai vecchi palazzi dei secoli XVII e XVIII Aix deve il suo aspetto di città elegante. Molto numerosi e ben conservati, questi palazzi patrizî conservano ancor oggi le loro decorazioni e collezioni antiche; molti sono di Puget (palazzo di Estienne de St. Jean e di Boyer d'Équilles), e l'influsso dell'arte piena di foga del maestro marsigliese si ritrova in tutta quest'architettura civile, caratterizzata da una facciata semplice in cui si apre una porta monumentale, talvolta fiancheggiata da cariatidi (palazzo di Arbaud, di Vendôme, di Agut), e sormontata da un frontone scolpito. Numerosi interni hanno conservato la loro decorazione scolpita e dipinta, le scale con le ringhiere di ferro battuto, i rivestimenti di legno e tutto un prezioso ammobiliamento. Il museo municipale, che deve la sua origine all'accademia di pittura fondata nel 1771 dal duca di Villars, riflette la storia della città: gli oggetti dell'epoca romana e medievale, sebbene interessanti, passano in seconda linea di fronte alle magnifiche raccolte messe insieme dai collezionisti del sec. XVIII. Notevoli una curiosa figura della Pace della scuola di Fontainebleau, nella maniera di Jean Cousin; il ritratto di Pompone de Bellièvre di Filippo di Champagne, il ritratto della signora de Gueidan come Flora, di Largillière (1730), e il ritratto di Gaspare de Gueidan come sonatore di cornamusa, di Rigaud (1735), e un pastello di Latour (ritratto del duca di Villars). Il sec. XIX è rappresentato da buone tele di David e di Ingres (Giove e Teti, 1811) e dalla collezione Granet (opere di Granet e bellissimo ritratto dell'autore, di Ingres, 1807).
Il museo Artaud contiene una bella collezione di manoscritti, incunaboli, oggetti antichi. Il museo della cattedrale di S. Salvatore racchiude antichità cristiane e sculture medievali. Nel museo, oltre a collezioni di storia naturale, son conservati oggetti preistorici trovati in Provenza. Il museo di tappezzerie e d'ammobiliamento antico, nell'antico palazzo dell'arcivescovado, contiene mobili regionali e arazzi di Beauvais, che, con gli arazzi fiamminghi della cattedrale, costituiscono un insieme unico per la storia dell'arazzo. Nella biblioteca Méjanes è un busto del fondatore, opera di Houdon. Ad Aix visse il pittore Paolo Cézanne, ma nessun lavoro suo è conservato nella città, dove egli passava per un originale e un maniaco.
La città romana. - Aix (da Aquis) conserva ancora nel nome il ricordo delle sue origini romane (Aquae Sexiae). Anteriormente alla conquista romana della Gallia sud-orientale il popolo celto-ligure dei Salyes aveva il suo oppidum sul colle di Atremont, 3 km. a N. di Aix. C. Sestio Calvino nel 122 a. C. distrusse l'oppidum e fondò più in giù, all'incrocio della via maestra Italia-Spagna con la via Marsiglia-Alpe, un castellum che chiamò Aquae Sextiae, a cagione delle acque calde che in quel luogo sgorgavano. (Liv. Epit., 61; Fasti triumph. ad a. 632, in Corp. inscr. lat., XII, p. 53; Plin., Nat. Hist., XXI, 2). Il castello formava un ovale regolare di 790 m. di periferia: corrisponde al borgo Saint-Sauveur del Medioevo, oggi parte più alta della città. La felice posizione geografica, attirando ad Aquae Sextiae il traffico tra la Gallia e l'Italia, ne favorì l'incremento. Augusto trasformò il castello in colonia latina, la quale diventò colonia romana forse sotto Caligola, verso il 40 d. C.: Colonia Iulia Aquae Sextiae. Aix conservò fino al 1778 tre monumenti insigni di quel tempo: le due torri che fiancheggiavano la porta monumentale della colonia verso Roma, e un mausoleo in forma di torre rotonda: tutte e tre erano state utilizzate nel palazzo dei conti di Provenza. Il territorio della colonia, limitato ad O. dalla Crau, ad E. dall'Issole, affluente dell'Argens, confinava a S. con il territorio arelatense (v. arles), e a N. si estendeva di là dalla Durance fino al monte del Lubéron. Era a sua volta diviso in un certo numero di pagi, dei quali conosciamo il Matavonicus (Corp. inscr. lat., XII, 342 e add.), il Iuvenalis (ibid., 512), il Lucretius, (ibid., 594), questo ultimo scisso fra i due territorî arelatense e aquense. Gli Aquenses erano iscritti nella tribù Voltinia. Fra i magistrati della colonia si nota un praetor (Corp. inscr. lat., XII, 517 e add., 4409), probabile sopravvivenza d'una magistratura dei Salyes (cfr. il vergobreto degli Edui).
Sotto il basso Impero Aix, come Metropolis Civitas Aquensium, faceva parte della Provincia Narbonensis secunda (Not. Gall., XVI, 2).
Battaglia di Acque Sestie. - Al principio del 102 a. C. i Teutoni, separatisi dai Cimbri e dai Tigurini, che dovevano prendere altre strade, si posero in marcia con gli Ambroni per entrare in Italia, scendendo dalla Franca Contea lungo il Rodano. Il console romano Caio Mario, che stava in Provenza dal 104, riunito il suo esercito (non superiore a 40.000 uomini, pare) allenato in due anni di attesa con esercizî e lavori d'ogni genere, attese i barbari nel suo campo fortificato e approvvigionato, posto, secondo l'opinione più probabile, alla confluenza della Durance e del Rodano, sul pianoro di Beauregard presso Berbentane (altri preferiscono collocarlo con Orosio alla confluenza del Rodano ccn l'Isère). I barbari apparvero nell'agosto, e i soldati romani chiesero subito la battaglia; Mario la vietò, volendo che tutti i soldati si abituassero prima alla vista dei barbari. Questi, dopo aver provocato invano i Romani alla lotta, tentarono per tre giorni di assalire il campo, ma furono facilmente respinti. Allora decisero di passar oltre, lasciandosi dietro il campo romano. Per sei giorni i Teutoni sfilarono davanti ai Romani lanciando ingiurie e motteggi, e presero per la valle dell'Arc, per la quale passava la strada che conduceva in Italia. Finita la sfilata dei barbari, Mario fece uscire le legioni, li seguì dappresso e di fianco, giungendo con rapida marcia all'altezza della testa della colonna barbarica (la strada seguìta dai due eserciti è molto discussa) e pervenne contemporaneamente all'avanguardia nemica, formata dagli Ambroni, sotto le mura delle Aquae Sextiae, che stanno poco ad ovest della stretta dalla quale sbocca l'Arc. Mario colse gli Ambroni che si bagnavano o riposavano sulle rive dell'Arc, e il combattimento si accese tosto. Il passaggio del fiume disordinò la falange degli Ambroni avanzatasi all'attacco; i Liguri di Mario e poi le legioni li investirono, li fecero piegare e la battaglia finì a notte con un massacro dei barbari, inseguiti dai Romani fino al loro campo. Nella notte arrivarono i Teutoni, e il giorno seguente i due eserciti riposarono. La sera un distaccamento romano lasciò il campo per recarsi sulle colline boscose alle spalle dei barbari. La mattina Mario schierò le legioni dinanzi al campo, posto in luogo forte, e la cavalleria nel piano. I Teutoni salirono la collina all'attacco; Mario li accolse col lancio dei pili e li fece poi attaccare con la spada. I barbari ne furono sorpresi e disordinati, e cominciarono a piegare. Si riordinarono nel piano; ma, attaccate alle spalle dal distaccamento romano, le loro ultime file cominciarono a sbandarsi. Il caldo della giornata e il sole che dardeggiava i barbari in fronte aiutarono l'azione dei Romani; il disordine divenne generale e per il resto della giornata e il dì seguente fu un massacro continuo. Le fonti antiche dànno come cifra massima quasi 300.000 barbari uccisi e fatti prigionieri; più di 100.000 è la cifra più bassa; noi non abbiamo modo di controllare. Pochi barbari sfuggirono, e la torma più grossa, con l'erculeo Teutobodo re dei Teutoni, catturata dai Sequani, fu consegnata a Mario. Fatto un enorme trofeo della preda che non si voleva conservare, Mario, in presenza dell'esercito coronato di fiori, l'incendiò di sua mano in onore degli dei. L'ubicazione del campo di battaglia è assai discussa. Per alcuni le due battaglie avvennero nello stesso luogo, presso Aix (Jullian) o più ad E., nella conca fra Pourrières e Porcieux (Clerc); altri collocano invece la prima battaglia vicino ad Aix, la seconda presso Pourrières. La principale fonte antica è Plutarco, Mario, 15 segg.
Medioevo ed epoca moderna. - Occupata dai Visigoti nel 477, saccheggiata dai Longobardi, Aix fu congiunta ai regni franchi del settentrione dalla fine del sec. VI a quella del VII; soltanto circa il 680 si rese a poco a poco indipendente. Nel sec. VIII subì l'invasione saracena; verso la fine, il vescovado, esistente fin dal sec. V, divenne arcivescovado, mentre fino allora era dipeso da Arles; e, a partire dal sec. IX, Aix divenne capitale della contea di Provenza compresa, almeno nominalmente, nel regno d'Arles. Su Aix e sulla contea dominò fino al sec. XII la dinastia dei conti Bosoni; poi dal 1113, quella dei conti di Barcellona, della casa d'Aragona; infine, dal 1240, quella d'Angiò. I primi privilegi furono concessi alla città sotto il regno di Raimondo Berlingieri IV (1209-1245). Poco dopo fu organizzata una Corte dei conti, alla quale fu poi aggiunta una Corte dei donativi (Cour des aides), nella cui giurisdizione fu compresa tutta la Provenza. Nel sec. XIV dopo vani tentativi per rendersi indipendente o passare sotto la protezione regia di Carlo VI, Aix tornò sotto gli Angioini; nel sec. XV ebbe la sua università e divenne con Renato d'Angiò la sede di una corte brillante e colta e la capitale della letteratura provenzale. Estinta poi la seconda casa d'Angiò, la Provenza fu aggregata agli stati della Corona francese (1487); e nel luglio del 1501, Luigi XII istituiva in Aix un parlamento, che, fino al 1789, rese giustizia "in nome del Re, conte di Provenza". Ad Aix si riunivano anche gli Stati di Provenza, la cui ultima sessione fu tenuta nel 1639. Nel sec. XVI la città ebbe a soffrire a due riprese per l'invasione degli imperiali in Provenza; anche i dissensi per causa religiosa vi ebbero il loro contraccolpo, e i protestanti furono espulsi da Aix il 1562. La popolazione fu più volte decimata dalla peste, in particolare nel 1720; e dei torbidi, anche sanguinosi, scoppiarono nella prima metà del sec. XVII quando Aix cercò di sottrarsi all'amministrazione imposta alle provincie dal Richelieu.
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