AITHOUSA (gr. αἴθουσα, da αἴθω "ardo", "splendo")
È una forma aggettivale, che sottintende il sostantivo στοά "portico", ma che ha finito con l'acquistare a sua volta valore di sostantivo. Il termine s'incontra spesso nei poemi omerici e presso Apollonio Rodio, e, propriamente, significa un portico esposto al sole, epperò riscaldato dal sole; ed è questo il significato da cui partono costantemente gli scoliasti e i lessicografi nel darne la definizione, come fa, ad es., Esichio, che parla di un portico rivolto a levante o a ponente, così chiamato dall'essere riscaldato dal sole. Ma, in realtà, non sempre si può ravvisare nell'uso della parola tale significato: basti avvertire che talvolta è usata al plurale, per indicare i portici che circondavano la corte; e allora è evidente la diversità della rispettiva disposizione. Ma, anche usata al singolare, la stessa parola può significare tutto il complesso di portici da cui la corte era circondata (αἴθυσα αὐλῆς). Quando di questi portici si vuole specificare quello che precede l'interno vero e proprio della casa, e propriamente il megaron, allora si chiama αἴθουσα δώματος, ed è sinonimo di prodomos.
Aithousa, indipendentemente dalla orientazione, ha significato anche di vestibolo. E poiché in altre parti della casa si possono trovare vestiboli che precedono ambienti varî, oltre che il megaron, ne consegue che a tutti compete la stessa denominazione di aithousa. Va infine ricordato che quell'aithousa speciale, che precedeva il megaron, aveva la particolare destinazione di dormitorio degli ospiti. A chiarire la posizione dell'aithousa, o piuttosto delle aithousai, nel palazzo omerico ha giovato soprattutto la conoscenza del palazzo di Tirinto.
Bibl.: Etymol. magnum, s. v. αἴϑουσαι; Henr. Stephanus, Thesaurus Graecae linguae sotto πρόδομος ed anche sotto αἴϑουσα; A. Mau, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., I, Stoccarda 1894, s. v.; P. Monceaux, in Daremberg e Saglio, Dict. des antiq. grecques et rom., II, Parigi 1892, s. v. domus; G. Perrot e Ch. Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, VII, Parigi 1898; F. Noack, Homerische Paläste, Lipsi 1903. Per Tirinto: W. Dörpfeld, in H. Schliemann, Tirynthe, Parigi 1885.