DUX, Aimone (Duce, Jusayne, Duxaymo)
Pittore originario di Pavia, attivo alla corte dei Savoia-Acaia, noto attraverso una serie di documenti piemontesi e tre interventi ad affresco, di cui due in area pinerolese.
Nonostante le scarse notizie e le pochissime opere sopravvissute, la letteratura critica piemontese ha indagato lungamente su questa figura di artista, la cui attività corre contemporanea a quella di G. jaquerio e che lavorò per la stessa prestigiosa committenza, ma con segno fondamentalmente diverso.
La sua attività è documentata a partire dal 1417: a questa data tre documenti di pagamento (in Schede Vesme) attestano lavori presso la corte di Ludovico d'Acaia volti, verosimilmente, alla decorazione dei castelli di Pinerolo e Torino e alla decorazione di una "cassa nova". Sempre del 1417 è un documento di pagamento per spese di viaggio e soggiorno a Milano. Nel 1418 il pittore era ad Ivrea dove era pagato per l'esecuzione delle armi Savoia, su pergamena, da appendere alle torce inviate a Moncalvo per il funerale del marchese di Monferrato (Di Macco, 1979, p. 403). Nel 1422, sempre ad Ivrea, dove risiedeva, era pagato per un dipinto (perduto) in duomo; in questo documento l'artista è detto "de Papia" e "habitator yporegia" (ibid.).
Il primo dei suoi interventi noti, nella chiesa di S. Maria Assunta a Macello (centro non lontano da Pinerolo), è datato 1429; si tratta di un ciclo ad affresco, non firmato, commissionato, come attesta l'iscrizione, da Bene Solaro, feudataria dei Savoia, la cui attribuzione al D. (Di Macco, 1979) si basa su confronti stilistici con la sua unica opera firmata, ma non datatagli affreschi nella chiesa della Missione a Villafranca Sabauda (Pinerolo; cfr. Gabrielli, 1959). Gli ultimi documenti lo vedono residente a Pinerolo, nel quartiere di S. Donato, abitato da mercanti e artigiani; sono, rispettivamente, del 1441, del 1444 (Parisi, 1983) e del 1461 (Caffaro, 1896).
Gli affreschi di Macello sono collocati sulle due pareti laterali e su quella di fondo del presbiterio; si tratta di varie scene, dai molteplici soggetti, organizzate in modo non ancora perfettamente unitario. Dal punto di vista iconografico quelle più interessanti sono: Il miracolo di s. Vincenzo Ferreri che risuscita un bambino, il suo Sogno premonitore e la sua Predicazione sull'Anticristo, che indicano quale precoce diffusione avesse in questa zona il culto del santo, canonizzato nel 1455, culto giustificato da necessità politiche di gestione antiereticale del feudo. Infatti l'eresia comunitaria, che si diffondeva nel Pinerolese dalle valli valdesi, veniva contrastata dai potenti proprio per la sua forte carica antifeudale e anticlericale.
Molteplici sono le affinità di atteggiamento culturale e. di ductus pittorico che legano questo ciclo a quello, firmato, di Villafranca Sabauda (al D. si devono l'Annunciazione, la Deposizione e i due Santi sulla parete di fondo; la Virtù, la Cavalcata dei vizi e una teoria di Santi sulla parete destra) che, nella rappresentazione dei vizi e delle virtù, si pone come logica continuazione del discorso iniziato a Macello, poiché vengono rappresentati nuovamente due temi utili alla lotta contro l'eresia. Questa precisa scelta, al di là delle analogie puntuali, dell'alto livello qualitativo che accomuna i due cicli e della maggiore sicurezza nell'impaginazione delle storie, suggerisce l'ipotesi che gli affreschi di Villafranca vadano collocati dopo, ma in un momento assai prossimo a quelli di Macello.
L'ultima opera riferibile al D., e anch'essa cronologicamente non lontana dai due precedenti interventi, è un affresco rappresentante S. Sebastiano alla colonna martirizzato da sei aguzzini, nella chiesa di S. Pietro a Pianezza; disposto entro un riquadro, dovette essere eseguito come ex voto dopo la peste che colpi questo centro nel 1428.
Il viaggio e il soggiorno a Milano dell'artista del 1417, unitamente alla sua origine pavese, appaiono dati assai significativi per comprendere la formazione e la maniera del D. memore, nella sua produzione piemontese, della cultura legata al primo Michelino da Besozzo di cui, a Pavia, poteva aver visto gli affreschi di S. Pietro in Ciel d'oro (1388) o la pala di S. Mustiola (1394). Questo dato è evidente in alcune trattazioni sornatiche e di panneggio, presenti sia a Macello sia a Villafranca, e in alcuni dettagli, quali il fregio a tralci intrecciati con fiori quadrilobi, che dichiarano lo studio delle miniature micheliniane dell'Elogiofunebre di Gian Galeazzo Visconti del 1403. Non fa stupire che un artista cresciuto su questi modelli avesse particolare fortuna proprio ad Ivrea, straordinaria enclave di cultura lombarda per tutto il XV secolo, come testimoniano alcuni affreschi della parete destra della navata della chiesa di S. Lorenzo a Settimo Vittone, ancora memori della maniera di Giovannino de' Grassi. èproprio questo dato di cultura, così strettamente lombardo, quello che segna la maggiore distanza del pittore dall'area jaqueriana.
Fonti e Bibl.: A. Caffaro, Pittori ed altri artisti medievali in Pinerolo, in Boll. stor.-bibl. subaip., I (1896), p. 155; E. Bertea, Ricerche sulle pitture e sui pittori del Pinerolese dal XIV secolo alla prima metà del XVI, Pinerolo 1897, p. 67; Schede Vesme, IV, Torino 1982, p. 1259; P. Toesca, Antichi affreschi piemontesi, in Atti della Soc. piemontese di archeol. e belle arti per la prov. di Torino, VIII (1910), pp. 50-64; A. M. Brizio, La pittura in Piemonte dall'età romanica al '500, Torino 1942, p. 168; N. Gabrielli, A. Duce pittore a Villafranca Sabauda, in Studies in the history of art dedicated to W. Suida, London 1959, pp. 81-85; A. Griseri, Jaquerio e il realismogotico in Piemonte, Torinos.d. [ma 1965], p. 105, n. 124 e passim; A. Lange, Notizie sulla vitadi Giacomo da Ivrea, in Boll. della Soc. piemontese di archeol. e belle arti, XXII (1968), p. 98; A. Moretto, Indagine aperta sugli affreschi del Canavese dal romanico alprimo Rinascimento, Saluzzo 1973, p. 96; A. Griseri, Itinerario di una provincia, Cuneo s.d. [ma 1974], p. 78; N. Gabrielli, Arte nell'antico marchesato di Saluzzo, Torino 1974, p. 54; G. Romano, Ricuperi e nuove acquisizioni (catal.), Torino 1975, p. 11; F. Monetti, Preziosi affreschi alla Stella. Il Primo ciclo pittorico su s. Vincenzo Ferreri, in Piemonte vivo, febbr. 1978, pp. 40-45; M. Di Macco, in Giacomo Jaquerio e il gotico internaz. (catal.), a cura di E. Castelnuovo-G. Romano, Torino 1979, pp. 398- 403; F. Parisi, in Jacobino Longo pittore (catal.), Lusema San Giovanni 1983, p. 97; R. Passoni, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1986, p. 23, fig. 28; U. Thieme-F. Becker, Küstlerlexikon, X, p. 255 (sub voce Duxaimo).
E. Rossetti Brezzi