CHALLANT, Aimon de
Nacque all'inizio del sec. XIV da Geoffroy signore di Fénis in Val d'Aosta e da Beatrice Fieschi dei conti di Lavagna.
In quell'epoca gli Challant erano già stati guadagnati alla fedeltà verso la casa dei Savoia, che lo Ch. servì per tutta la vita: egli fu il tipico castellano savoiardo, diviso tra diverse cariche politico-militari di cui approfittò per arricchirsi. In Val d'Aosta aumentò considerevolmente il proprio patrimonio e promosse la ricostruzione completa del castello di Fénis, nella sua struttura attuale, e di quello di Aymaville, di cui ricevette l'investitura nel 1354. Come pari della Valle egli sedette parecchie volte al fianco del conte di Savoia nel corso delle udienze generali; Amedeo VI colmò di onori il suo potente vassallo, ma protesse anche i suoi rivali, i signori di Quart.
La prima notizia che abbiamo sullo Ch. è del 12 ag. 1325, quando fu fatto prigioniero nella battaglia di Varey, che oppose Edoardo conte di Savoia al delfino del Viennese. In seguito, a partire dal 1331 e quasi senza interruzione per più di cinquant'anni, lo Ch. fu sempre incaricato di reggere una o più castellanie savoiarde. Nel 1337-1338 ebbe la Moriana, dal 1350 al 1354 Avigliana, nel 1351-1352 e nel 1355-1357 Susa, dal 1355 al 1373 Chambéry, dal 1357 al 1365 la Tarantasia, dal 1373 al 1380 Sallanches, senza contare Bard e, soprattutto, Lanzo dal 1331 al 1348 e dal 1350 al 1357, la prima volta per conto di Margherita di Savoia, figlia di Amedeo V e vedova del marchese Giovanni I di Monferrato.
Fu probabilmente al servizio di costei e dopo la morte del conte Aimone (1343) che lo Ch. intervenne nelle lotte tra i Comuni del basso Canavese (Ciriè, Front, Favria) e il marchese del Monferrato Giovanni II. Nel corso dell'estate del 1351, quand'era balivo di Susa e castellano di Avigliana, andò a Chieri col cugino Iblet per rinforzare la guarnigione della città, minacciata dalla guerra tra il marchese di Saluzzo Tommaso II e suo zio Manfredi. Nella primavera del 1352, sempre come balivo di Susa, lo Ch. condusse i suoi nella campagna contro i Vallesi, e in autunno fece scorrerie nel Viennese dove infuriava la guerra delfino-savoiarda. L'anno seguente, in autunno, condusse un contingente all'assedio di Gex, che i Savoiardi riuscirono a strappare a Hugues de Gex. Dopo la conclusione del trattato di Parigi del gennaio 1355 il conte di Savoia entrò in possesso del Faucigny: poiché la provincia opponeva resistenza al nuovo padrone, lo Ch. fu incaricato di dirigere le operazioni che portarono all'occupazione militare del territorio.
Poco dopo rientrò in Piemonte; nel 1356 accompagnò Amedeo VI, che si muoveva a reprimere con la forza le velleità d'indipendenza di Filippo d'Acaia. Nel gennaio 1357 lo Ch., fatto prigioniero all'assedio del castello di Balangero, fu liberato a condizione che si presentasse pochi giorni dopo a Torino davanti al principe d'Acaia; ma Amedeo VI, sicuro di trionfare sui suoi nemici, gli impedì di rispettare tale clausola. Il favore crescente di cui godeva presso il conte si manifestò con l'attribuzione del titolo di consigliere, che egli ebbe almeno fin dal 1362, e probabilmente da prima, e con la carica di auditore della Camera dei conti che esercitò a partire dal 1363.
Non sembra che lo Ch. fosse un amministratore particolarmente accomodante. La sua gestione della castellania di Chambéry suscitò proteste da parte dei borghesi locali, che fin dall'inizio (1355) lo accusarono di non rispettare le loro franchigie e che ancora nel 1372 erano in lite con lui a causa dell'orologio cittadino.
Le numerose responsabilità non gli impedirono di essere nominato anche chiavigero e podestà di Ivrea dall'aprile 1363 al giugno 1365; dopo che Amedeo VI ebbe ottenuto il vicariato imperiale sui vescovati dei suoi Stati, fra cui appunto quello d'Ivrea, lo Ch. si recò presso il vescovo Pierre de la Chambre per esigerne il giuramento che costui sulle prime rifiutò di prestare.
La partenza del Conte Verde per la crociata rafforzò ancora la posizione dello Ch., che Amedeo VI nominò membro del Consiglio di reggenza istituito il 3 genn. 1366 per assistere Bona di Borbone, cui erano stati delegati i pieni poteri. Dubbia appare, invece, la notizia riportata da un'antica tradizione della casa di Challant, tramandata nella seconda metà del sec. XV dal valdostano Pierre du Bois, secondo cui lo Ch. fu precettore del giovane Amedeo VII, figlio del Conte Verde e di Bona di Borbone: la circostanza, anche se non inverosimile, non è confermata da nessuna fonte diretta.
A partire da quel periodo lo Ch. sembra più attivo sul versante occidentale delle Alpi, ma mancano testimonianze sugli ulteriori sviluppi della sua carriera. Non è impossibile ch'egli si sia occupato esclusivamente della sua carica presso la Camera dei conti, dato che ancora nell'anno 1380 lo vediamo raccogliere un sussidio presso i nobili della Bresse. Amedeo VI continuò a servirsi dei suoi consigli: prima di partire per quella spedizione napoletana che gli fu fatale, affidò ancora una volta il governo della contea a Bona di Borbone e nominò lo Ch. tra i membri del Consiglio (18 luglio 1382).
Lo Ch. morì in data imprecisata, ma comunque prima della moglie Fiorina Provana dei conti di Leynì, che compare come vedova nel 1386; fu sepolto nella chiesa di S. Francesco d'Aosta.
Fonti e Bibl.: F. Gabotto, Estratti dei "conti"dell'Arch. camerale di Torino relativi ad Ivrea, in Eporediensia, in Biblioteca della Soc. stor. subalpina, IV, Pinerolo 1900, pp. 259-407; P. du Bois, Chronique de la maison de Challant, a cura di O. Zanolli, in Archivum augustanum, IV (1970), p. 30; L. Cibrario, Storia della monarchia di Savoia, III, Torino 1844, pp. 129 s., 161; L. Vaccarone, I Challant e loro questioni per la successione ai feudi dal XII al XIX secolo, Torino 1893, tav. IV; P. Gabotto, L'età del Conte Verde in Piemonte, in Miscell. di storia ital., XXXIII (1896), pp. 82, 84 n.; E.L. Cox, The Green Countof Savoy. Amedeus VI and transalpine Savoyin the Fourteenth Century, Princeton 1967, pp. 83 n., 84 s., 91, 100, 112, 121, 206, 357, 367; J. C. Perrin, Inventaire des archives des Challant, I-IV, Aoste 1971-77, ad Ind.; O.Zanolli, Les testaments des seigneurs de Challant, Aoste 1974, pp. 57-67; A. Lange, I conti della costruz. del castello di Fénis e le vicende della famiglia Challant…, in G. Jaquerio e il gotico internazionale, [Torino] 1979, pp. 58-70.