AILANTO (lat. scient. Ailanthus o Ailantus; fr. Ailante; sp. Ailanto; ted. Gotterbaum; ingl. Chinese cumach)
Alcuni scrivono, forse meno correttamente, Ailantus, che sarebbe il nome significante "albero del cielo" dato a quest'albero nelle Isole Molucche. Genere appartenente certo alla famiglia delle Simarubacee, quantunque sia stato sovente ascritto alle Terebintacee, alle Zantoxilee e alle Rutacee. Spettano ad esso quattro specie delle Indie Orientali, della Cina e una dell'Australia. Impronte fossili provenienti da depositi oligocenici e miocenici tanto d'Europa quanto d'America, sicuramente ascrivibili a questo genere, mostrano come durante il Terziario si trovasse assai più diffuso che attualmente, e come la sua prima origine si debba ritenere circumpolare. La specie più nota è l'Ailanthus glandulosa Desf., chiamato ancora vernice del Giappone, perché un tempo si riteneva che si ricavasse da quest'albero la vernice del Giappone, la quale propriamente si ottiene da un Rhus. L'ailanto è un albero assai elevato, con foglie alterne, imparipennate, a foglioline obliquamente oblungo-lanceolate, acuminate, appena dentate verso la base. I fiori sono piccoli, poligami, giallastri, in dense pannocchie terminali, con calice a cinque divisioni, e corolla a 5 petali patenti, lanosi alla base: stami 10, di cui 5 più corti, inseriti su un disco lobato, e pistillo unico. Il frutto è costituito da una samara membranacea, ellittica, con seme centrale, alquanto curvata ad elica. Questi frutti, lasciati liberi in aria, assumono un movimento di rotazione sul loro asse maggiore, il quale si dispone orizzontalmente: mediante tale movimento rallentano la caduta, e sono così bene equilibrati che si sostengono parecchio tempo in aria, e descrivono sempre ampie curve prima di giungere a terra: basta un lieve vento o qualche corrente ascensionale per ritardarne di molto la caduta. Questi frutti poi restano a lungo aderenti ai rami, e occorre un certo sforzo per distaccarneli; anche questo fa sì che essi si mettano in moto solo quando spira vento.
L'Ailanthus glandulosa è un albero di odore sgradevole, introdotto in Europa dalla Cina nel 1751, per opera del padre Incarville, missionario gesuita. Ha rapido accrescimento ed è assai rustico; poco sensibile alla natura del suolo, resiste assai alla siccità. Si coltiva sovente nei parchi e nei viali dei pubblici passeggi, ove può raggiungere dimensioni colossali, fino a 30 metri e più di altezza: si riproduce facilmente da seme, e si propaga anche mediante polloni, che nascono dalle radici, epperò finisce col divenire infestante; cresce qualche volta fra le screpolature dei vecchi muri, affrettandone la rovina. Le foglie e la corteccia hanno proprietà assai astringenti per il tannino che contengono; furono usate come vermifugo contro gli ascaridi, ma hanno pochissima azione contro la tenia. Si usano sotto forma di polvere, in dose non maggiore di un grammo; in dose più elevata hanno azione emetica. Contengono una resina facile ad estrarsi con l'etere, adoperata come revulsivo, e molta mucillagine, capace di formare una decozione vischiosa. Si dice che le foglie sieno velenose per gli uccelli da cortile, che eventualmente possano averne mangiato. Il suo legno, bianco e compatto, quantunque piuttosto leggero, può servire per lavori di ebanisteria. Recentemente è stato proposto per farne pasta da carta, in sostituzione del legno di pioppo, perché l'ailanto si può più facilmente coltivare, anche in luoghi aridi, nei quali il pioppo non può crescere: a questo scopo gli ailanti sono collocati abbastanza fitti, al massimo a due o tre metri di distanza, e dopo pochi anni possono già essere usati. Sull'ailanto vive la larva dell'Attacus cynthia, che produce una seta assai più forte di quella del comune baco da seta.