AIACE Telamonio (Αἲας Τελαμώνιος; Aiax Telamonius)
Secondo l'Iliade, il più valoroso degli eroi achei dopo Achille. È rappresentato gigantesco, fornito di uno scudo alto quanto una torre, il cosiddetto scudo miceneo, dietro il quale l'eroe si rannicchia per evitare il colpo. Incede a grandi passi; sua arme è l'asta, ma non sì che disdegni di bersagliare gli avversarî con sassi giganteschi. È accoppiato dal poeta a volte con un suo omonimo, Aiace di Oileo, che, piccolo, buon corridore, arciero, forma quasi il suo opposto; a volte con il fratello Teucro, dal nome singolarissimo. È designato dalla sorte a combattere contro Ettore e decidere così la controversia intorno a Elena, ma il duello ha esito pari, cioè nullo. Più tardi i due Aiace difendono il muro dinanzi alle navi degli Achei contro l'impeto dei Troiani, e, anche dopo ch'esso è superato, tengono in scacco Ettore, anzi il Telamonio lo ferisce con una sassata, sì da fargli perdere i sensi. Ed è l'ultimo a difendere con una trave le navi degli Achei dai Troiani che minacciano loro il fuoco. Più tardi, dopo la morte di Patroclo, contribuisce più che ogni altro a che la salma dell'eroe non cada nelle mani dei Troiani.
Quest'eroe, dei maggiori dell'Iliade, ha caratteristiche singolarissime. La sua antichità è mostrata dal nome non etimologizzabile e dall'arma. Inoltre egli, come suo fratello Teucro, manca di una patria riconosciuta, né comanda truppe proprie; il passo del catalogo (II, 557-558) e l'altro del duello con Ettore (VII, 193-199), che lo dicono Salaminio, come Salaminio lo dice la tradizione posteriore, sono interpolati. Inoltre egli è il solo dei grandi eroi che abbia un omonimo, un omonimo che gli combatte a fianco, senza che si veda ragione speciale di famigliarità, o siano accennate relazioni di parentela, anzi benché tra i due ci sia come un contrasto. Anche il nome del padre, figura in sé troppo povera da essere mitica autentica (v. telamone), è sospetto: cioè pare derivato dall'aggettivo Telamonio, che in origine forse non era patronimico, ma epiteto qualificativo "colonna, colui che sostiene". Suo fratello ha il nome di un popolo che soggiornò nella Troade.
Nel ciclo epico, come prova un frammento, Parva Ilias, 3 Bethe, citato anonimo, e meglio ancora rappresentanze figurate, già per es., l'antico vaso François, o forse già in una chiusa dell'Iliade, più antica di quella a noi conservata, Aiace sosteneva rispetto alla salma di Achille la stessa parte che rispetto a quella di Patroclo nell'Iliade: la salvava dalle mani dei Troiani. Già nell'Odissea Ulisse è addolorato che a lui e non ad A. siano state aggiudicate dagli Achei le armi di Achille, ond'egli per lo scorno si dette morte. Le rappresentanze ci mostrano ch'egli si gettava sulla spada ficcata in terra.
A questa leggenda allude spesso Pindaro. La trattava Eschilo nelle tragedie perdute Il giudizio delle armi, e le Tracie. Qui A. era rappresentato invulnerabile dappertutto, fuorché in un punto sotto l'ascella, con allusione a una leggenda che risale forse ad Esiodo e che noi conosciamo specialmente da Pindaro (Isthm., VI, 35 segg.), secondo il quale Eracle. ospitato da Telamone, gli augura un figliolo di corpo invulnerabile. A noi è conservata la tragedia di Sofocle Aiace. Secondo Sofocle, che non si può dire sino a qual segno abbia seguito i poemi ciclici, A. vuol vendicarsi di Ulisse e degli Atridi. Ma Atena lo accieca, sicché egli scanna greggi quasi fossero i suoi nemici, mette in ceppi e flagella un montone, scambiandolo per Ulisse. Passato l'ottenebramento, la vergogna lo spinge a darsi morte. Agamennone gli rifiuta sepoltura onorevole, e persisterebbe nel suo proposito nonostante le proteste di Teucro, se Ulisse non intervenisse in favore dell'avversario morto. Quanto della invenzione sofoclea risalga all'epos, è difficile dire, in ispecie se colà Aiace fosse già caratterizzato dal sensibilissimo punto di onore. In Sofocle per la prima volta Aiace ha una concubina, la schiava frigia Tecmessa (Τέκμησσα), e un bambino ancora infante, Eurisace (Εὐρυσάκης).
Uno dei più antichi retori, Antistene, ha ancora composto una tenzone in prosa tra Ulisse ed Aiace, che è conservata.
Leggende posteriori su sepolcro e salma di A. in Pausania: nota agl'Italiani dai Sepolcri quella secondo la quale dopo il naufragio di Ulisse il mare portò le armi di Achille al sepolcro di Aiace. Un culto a Bisanzio pare recente.
Il nome è giunto presto in Italia sotto forme differenti.
Bibl.: I problemi più gravi intorno agli Aiaci sono tratti nell'art. Aiace di Oileo. Qui basti rimandare agli art. di C. Fleischer in Roscher, Lexikon der griech. u. röm. Mythologie, I, col. 115 e in ispecie a J. Töpffer e (per le rappresentanze) O. Rossbach, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., I, 930 segg.; v. anche Robert, Griech. Heldensage Berlino, 1920 segg., 1037, 1187, 1198. Per l'origine recente dei passi dell'Iliade, che fanno di A. un Salaminio, Wilamowitz, Hom. Untersuchungen Berlino 1884, p. 244. Il W. ha scorto anche, forse per primo, il carattere secondario del padre: la spiegazione di Telamonio qui adottata risale a P. Girard, in Revue des études grecques, I (1905), il quale tuttavia non è da seguirsi nelle sue ardite combinazioni con il culto pregreco del pilastro. Lo stesso si dica di E. Bethe, Homer, III, Lipsia 1927, 115. Il libro speciale del Vürtheim, De Aiacis origine, Leida 1907, è di poca utilità.