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AHURA MAZDAH

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)
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AHURA MAZDĀH ("sapiente signore"; più tardi Ōrmazd, Ōrmuzd)


Divinità principale del pantheon persiano in epoca achemènide, considerato creatore dell'universo, benefattore di tutti i viventi e legislatore supremo del mondo fisico e di quello morale, A. M. fu il risultato della riforma in senso monoteistico, voluta da Zaratustra. Egli fu il dio ufficiale della corte achemènide, al quale Dario I attribuiva i propri successi politici e militari e con il quale il re amava farsi raffigurare. Il predominio religioso di A. M. durò anche sotto i primi successori di Dario, ma, con Artaserse II, comparve una triade, composta da A. M., Mithra ed Anāhitā, che si mantenne fino all'epoca sassanide e nella quale Anāhitā svolgeva il ruolo principale, specialmente nell'epoca parthica. A. M. tornò di nuovo in auge con Ardashīr, che volle farsi raffigurare in atto di ricevere da lui l'investitura regale.

Le raffigurazioni di A. M. nelle opere del periodo achemènide mostrano questa divinità sotto l'aspetto di un disco alato, munito di artigli e di coda, sormontato dal busto di un vecchio, visto di profilo, con un copricapo cilindrico e un cerchio (simbolo della regalità) in mano; tali raffigurazioni sono frequenti nei rilievi di Persepoli e di Bīsutūn e sui sigilli di Dario. In epoca più tarda, invece, la figura di A. M. è completamente antropomorfizzata, come si vede, ad esempio, nel rilievo di Naqsh-i Rustam, dove il dio è rappresentato a cavallo in atto di porgere il cerchio della regalità al re sassanide Ardashīr. Circa l'origine del disco alato, essa va forse ricercata, più che nell'antico simbolo egiziano di Horus, nella identica raffigurazione del dio assiro Assur (v.), che, come A. M., costituiva la principale divinità venerata dalla casa reale; né può infine escludersi che in tale raffigurazione sia confluito anche qualche motivo figurativo autoctono, come sembrerebbe suggerire la figura di un vecchio barbato, munito di ali, applicata su un vaso bronzeo del Luristan, conservato al Louvre.

Bibl: G. Messina, in Enciclopedia Cattolica, I, 1949, cc. 591-592, s. v.; R. Ghirshman, Iran, Harmondworth 1954, p. 155 ss. e passim.

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