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AḤMAD IBN ḤANBAL

di C.A.N. - Enciclopedia Italiana (1929)
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AḤMAD IBN ḤANBAL (più esattamente Aḥmad ibn Muḥammad ibn Ḥanbal)

C.A.N.

Famoso teologo, tradizionista e giurista arabo musulmano, fondatore della scuola o sistema o rito (madhhab) ḥabalita (v.), che da lui prese il nome, e che è uno dei quattro madhhab ammessi dai musulmani sunniti (ortodossi). Nato a Baghdād nel rabī‛I 164 dell'ègira (novembre 780 d. C.) dalla stirpe araba degli Shaibān, dopo viaggi in paesi lontani a scopo di studî religiosi, si stabilì di nuovo nella sua città natale, ove morì nel 241 ègira (31 luglio 855). Campione dell'ortodossia strettamente ligia ai ḥadīth (v.) o tradizioni canoniche riferentisi a Maometto, poco favorevole alla teologia speculativa e all'intrusione di elementi filosofici in terreno religioso, si oppose al sistema dei Mu‛tazilah (v.) sia per il metodo sia per il contenuto; sicché, quando il califfo al-Ma'mūn (813-833) e i suoi due primi successori (833-847) vollero imporre i dogmi mu‛taziliti, fra i quali l'affermazione che il Corano (parola e quindi attributo di Dio) fosse stato creato nel tempo, e obbligarono i teologi a professare tali dottrine, Ibn Ḥanbal non volle piegarsi, fu sottoposto alla miḥnah o inquisizione, e soffrì esilio, prigionia e pene corporali, finché le dottrine ortodosse furono ristabilite dal califfo al-Mutawakkil nell'849. Ibn Ḥanbal, egualmente rinomato per la sua dottrina, per il suo insegnamento e per la sua profonda pietà religiosa, era stato scolaro, a Baghdād, di ash-Shāfi‛ī (il fondatore del madhhab shāfi‛ita) per il diritto e la metodologia di esso (uṣūl al-fiqh); facendo un uso ancor più rigoroso dei hadīth, elaborò il suo proprio madhhab in maniera indiretta, mediante l'insegnamento e mediante responsi scritti su singole questioni o risposte orali a domande di discepoli; non compose quindi alcun trattato sistematico di diritto. Alla sua dogmatica si attengono ancor oggi i musulmani sunniti (ortodossi) che non seguono i sistemi, di tipo più speculativo, di al-Ash‛arī e di al-Māturīdī. L'opera maggiore e più famosa di Ibn Ḥanbal (stampata al Cairo nel 1313 ègira, 1896 d. C., in 6 volumi di fitta stampa in-4°) è il Musnad, cioè raccolta di ḥadīth classificati secondo il compagno di Maometto che li ha riferiti, e ammontanti a 28.000-29.000; è tuttavia da notare che la redazione dell'opera è dovuta ad Abd Allāh figlio dell'autore. Per le vicende storiche del madhhab di Ibn Ḥanbal v. ḥanbaliti.

Vedi anche
hanbaliti Seguaci della scuola musulmana di rituale e di diritto basata sull'insegnamento di Ahmad ibn Hanbal (m. 855 d.C.). Gli h. sono contrari all'applicazione di ragionamenti filosofici all'interpretazione dei dogmi rivelati; attualmente hanno una certa influenza in Arabia Saudita, Siria, Egitto e presso i ... Abū'l-Ḥasan al-Ash῾arī Teologo musulmano (Bassora 873 - Baghdād 936), fondatore del sistema ortodosso che da lui prese il nome di asharita. La sua teologia si oppone alla scuola dei Mutaziliti (dalle cui file, pure, al-A. proveniva), ma ammette la necessità di un uso, sia pur limitato, della ragione nell'elaborazione dei dati ... ḥadīth Nella tradizione canonica musulmana, breve narrazione relativa a detti o fatti del Profeta. egira L’abbandono della Mecca da parte di Maometto, nel settembre 622 d.C., e del suo trasferimento a Medina. Sotto il califfo ‛Omar tale avvenimento, decisivo per le origini dell’Islam, fu preso a inizio dell’era musulmana, detta perciò ‘dell’e.’: l’anno 1 di tale era fu fatto cominciare però non dalla data ...
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